Il 2017 fu un anno assolutamente sbalorditivo per gli amanti dei giochi horror, con uscite del calibro di Resident Evil 7, Prey e Outlast 2 e, parallelamente, numerosi titoli realizzati da piccoli studi indie che sono riusciti a farsi notare sul grande mercato, come ad esempio Faith, Darkwood e Observer. Tra questi, spuntò un’opera che raccolse subito un pubblico fedele grazie alla sua intrigante storia narrata esclusivamente attraverso immagini, senza nemmeno una parola, e soprattutto grazie a uno stile inconfondibile che ha poi ispirato numerosi sviluppatori: Little Nightmares.
Sviluppato da Tarsier Studios sotto Bandai Namco, l’inquietante platform ebbe un successo senza pari, soprattutto grazie a tutti i giocatori che hanno cercato di dare il proprio senso alla storia narrata e si sono appassionati sempre di più alle vicende di Six, protagonista del primo gioco. Dopo un fortunato secondo capitolo, il team svedese ha deciso di mettersi in proprio, iniziando lo sviluppo di Reanimal, un titolo fortemente influenzato da Little Nightmares ma dai toni più cupi, mentre Bandai Namco, ancora in possesso dell’IP, ha deciso di sfruttare la popolarità del brand facendo uscire un terzo capitolo, stavolta realizzato da Supermassive Games.

Saranno riusciti i creatori di The Quarry a realizzare un degno successore della serie? Scopriamolo insieme!
Trama
La trama della serie Little Nightmares è sempre stata molto peculiare, principalmente perché viene narrata evitando completamente l’uso dei dialoghi, preferendo una narrazione tramite immagini da cui il giocatore deve trarre il proprio significato.
Tuttavia, molti temi principali erano riconoscibili, così come tanti suoi personaggi: il consumismo dilagante che trasforma gli uomini in esseri tumefatti, creature terrificanti che cercano in tutti i modi di catturarci e, tra i personaggi, la nostra amata Six, una ragazzina pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi.
In Little Nightmares 3, nessuna delle ricorrenze sopracitate appare nel titolo con gli stessi ruoli delle due precedenti installazioni, preferendo una trama completamente nuova e distaccata dalle opere precedenti.
Nel titolo interpreteremo Low, un piccolo bambino che, come gli altri protagonisti della saga, vive in un lugubre e immenso orfanotrofio, finché non decide di rifugiarsi in un mondo alternativo creato dalla sua mente, immaginando ciò che lo aspetta al di fuori della sua dimora. Questo sarà però molto inospitale, pieno di luoghi immensi per un bambino e abitati da sanguinosi esseri umanoidi, ma con l’aiuto del suo amico Alone niente gli sembrerà insormontabile.

Se da una parte vi è un’evoluzione del protagonista, accompagnata da alcuni plot twist inaspettati e apprezzabili, la storia di Little Nightmares 3 non possiede la stessa coerenza che sta alla base della serie e sembra essere semplicemente una collezione di buone idee unite senza una vera continuità. Nel primo titolo vediamo Six avanzare all’interno delle Fauci, una grande “nave da crociera” che ospita numerosi visitatori; nel secondo seguiamo le peripezie di un altro ragazzino, che stavolta si avventura fuori dalle Fauci, e in entrambi i titoli si mantiene un coeso filo conduttore tra ogni capitolo.
In questa terza installazione, invece, manca una costanza nella narrazione: ogni sezione sembra a sé stante, con un capitolo nel deserto, uno in un carnevale e uno nell’orfanotrofio, senza alcun collegamento diretto tra i diversi eventi, generando incoerenze anche a livello di lore.

Sebbene Little Nightmares non sia mai stata una serie nota per la sua narrazione chiara e semplice, qui sembra mancare qualsiasi collegamento con i giochi precedenti e persino all’interno della storia stessa, creando un ritmo confusionario che dà l’idea di non essere stato curato a sufficienza.
Gameplay
Il gameplay, al contrario, prende decisamente meno libertà rispetto alla trama e rimane pressoché identico ai giochi originali. Con i nostri personaggi dobbiamo addentrarci in grandi mappe tridimensionali, superando enigmi e inseguimenti proprio come ci ha abituati Tarsier Studios, ma stavolta con nuove meccaniche e un contesto inedito. Uno dei problemi storici della serie è la profondità e la difficoltà che rende spesso il platforming più complesso di quanto dovrebbe, a causa degli ampi spazi sullo sfondo e della scarsa precisione dei comandi. Questo problema si ripresenta anche nel nuovo gioco, ed è chiaro che il sistema di movimento non sia stato rivisto, provocando il ritorno delle difficoltà già note.


In Little Nightmares 3 tornano ovviamente gli inseguimenti e le sezioni stealth con grandi e terrificanti mostri umanoidi, da sempre punto cardine della serie. Questi momenti non deluderanno i fan, ora sono ancora più scenografici e tengono alta la tensione fino alla fine. Anche lo stealth ha ricevuto dei miglioramenti: risulta leggermente più accessibile ma mantiene il divertimento, e gli sviluppatori hanno scelto di limitarlo a momenti più brevi, privilegiando lunghi e interessanti inseguimenti.


La novità maggiore è l’introduzione di una modalità co-op online, che permette di giocare con un amico. Questa scelta rende l’esperienza unica rispetto ai capitoli precedenti, e la collaborazione tra i giocatori è fondamentale per risolvere tutti gli enigmi.
La maggior parte di questi ultimi sfrutta le abilità di combattimento dei protagonisti: Low utilizza un arco per colpire oggetti lontani e stordire i nemici più piccoli, Alone una grossa chiave inglese per aprire porte e uccidere gli scagnozzi. Questi strumenti sono più comodi della scomoda torcia di Little Nightmares 2, ma non sempre risultano davvero piacevoli da usare.
Durante le boss fight più impegnative, la chiave inglese rimane difficile da maneggiare a causa dei persistenti problemi con la profondità, rendendo il combattimento frustrante.

In merito agli enigmi, anche questi avranno una qualità generale inferiore rispetto a quella già stabilita dalla serie, con rompicapi estremamente semplici che non richiederanno mai un grande sforzo per essere risolti. Questo, a lungo andare, contribuirà alla generale brevità dell’esperienza che, nonostante sia completabile senza troppe difficoltà in 7/8 ore, non ci annoierà mai nemmeno per un minuto, questo grazie al ritmo narrativo elevato che farà combaciare alla perfezione momenti più tranquilli con altri di adrenalina pura.
Comparto artistico e tecnico
Il comparto artistico di Little Nightmares 3 non si discosta da quello dell’originale, riprendendo il suo classico stile cupo e opprimente e riadattandolo a scenari completamente nuovi che eguagliano la bellezza dei predecessori. Tuttavia, i mostri presentano design diversi rispetto a ciò cui eravamo abituati, risultando in alcuni casi più creativi e in altri più banali e poco originali, sia nella loro resa estetica che nei combattimenti.

Per quanto riguarda la soundtrack, l’originale compositore Tobias Lilja torna per realizzare dei pezzi completamente nuovi ma che ricalcano l’atmosfera che riuscì a creare nei primi 2 capitoli.
I suoni lugubri e sottili che danzano assieme ai soffocanti rumori ripetuti delle creature ostili doneranno al titolo un’atmosfera unica, combaciando perfettamente con gli assordanti silenzi che abitano molte scene.

Tuttavia, non possiamo tessere le stesse lodi al comparto tecnico, il quale in linea di massima abbassa notevolmente la qualità generale dell’opera.
I precedenti titoli della serie non sono nuovi ad una grande presenza di bug e problemi generali che peggiorano l’esperienza di gioco, ma in questa nuova installazione ve ne saranno in una quantità ancora maggiore. All’interno di ogni capitolo abbiamo riscontrato bug che non ci hanno permesso di proseguire nella trama e che, se non fosse stato per numerosi tentativi di alla cieca, non saremmo stati capaci di oltrepassare.
Fatta eccezione per questi, il titolo sarà costernato di errori grossolani, soprattutto per quanto riguarda le animazioni dei mostri, diminuendo notevolmente la qualità generale dell’opera.
Inoltre, i grandi errori che sono sempre stati criticati nei due precedenti giochi permangono, come i movimenti precedentemente citati, ancora legnosi e poco precisi, ma soprattutto i salvataggi. La posizione dei salvataggi automatici rende l’esperienza più che mai frustrante, con cutscene non saltabili prima di molti boss e sezioni di fuga che dureranno molto più del dovuto, e spesso del sopportabile.

Ad ogni modo, l’opera mantiene un comparto grafico eccellente in ogni suo capitolo pur non peccando nell’ottimizzazione, infatti sarà giocabile tranquillamente anche su macchine di fascia medio-bassa.
Ringraziamo Bandai Namco per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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