Che cos’è la morte? Una domanda filosofica che da sempre tormenta l’umanità, un concetto astratto che ancora sfugge alla comprensione razionale. Spindle, l’opera indie dello studio Wobble Ghost, ci dà la propria risposta a questo interrogativo, trasformandoci proprio nel personaggio più temuto e inevitabile dell’esistenza: la Morte stessa.
Accompagnati da un improbabile amico – un buffo maialino rosa alquanto ironico e pungente – ci troveremo a esplorare dungeon, affrontare nemici, e soprattutto interrogarci sul significato stesso della nostra esistenza. Spindle si presenta quindi come un titolo che ambisce a mescolare nostalgia dei classici ad una profonda riflessione filosofica.
Ma riesce davvero a tenere fede alle sue promesse? Scopriamolo insieme!
E se fosse la Morte a morire?
In Spindle vestiamo i panni della Morte, figura tanto iconica quanto misteriosa, con un compito apparentemente semplice: collezionare anime. Tuttavia, qualcosa è andato storto nel delicato equilibrio tra vita e trapasso, e le anime dei defunti hanno iniziato ad abbandonare prematuramente i propri corpi, creando caos e instabilità nel mondo dei vivi. Spetterà perciò a noi, insieme al nostro fidato maialino, prendere le redini e risolvere il mistero che ha portato scompiglio nel mondo di gioco.

La narrazione procede attraverso incontri e dialoghi che svelano gradualmente i misteri dietro questo fenomeno anomalo, mantenendo un tono contemplativo che ben si sposa con la natura esistenziale del protagonista. Troviamo che la storia sia tuttavia un po’ troppo basilare, portandosi dietro un potenziale narrativo che poteva essere espresso decisamente meglio, magari scavando più a fondo in determinate tematiche psicologiche.
Un gameplay che punta sulla nostalgia
Il cuore pulsante di Spindle attinge a piene mani dalla tradizione dei classici titoli di Zelda, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione di puzzle ambientali e la struttura esplorativa. La visuale isometrica evoca immediatamente i ricordi delle avventure di Link, con dungeon che riportano alla mente quei pomeriggi passati sul vecchio Game Boy Advance, il tutto condito da deliziose citazioni ingame alla cultura pop.

Il sistema di combattimento risulta abbastanza semplice e immediato: il nostro personaggio è dotato di una falce e può interagire con l’ambiente per risolvere enigmi di vario genere, come attivare leve, spingere casse e manipolare elementi scenici. Anche i nemici risultano abbastanza standard, spiccando più esteticamente che per il set di mosse a disposizione, salvo alcuni boss decisamente ben strutturati. C’è da segnalare comunque una scarsità nella varietà dei nemici, dato che durante il nostro viaggio ci siamo ritrovati a combattere sempre contro gli stessi tipi di mob, arrivando addirittura a skipparli in determinati momenti.
Ma, se da una parte le azioni che potremmo eseguire con la Morte sono piuttosto limitate, l’elemento più originale del gameplay è rappresentato dal nostro companion. Dopo poche ore di gioco si ottiene infatti un’abilità speciale che permette di switchare tra la Morte e il maiale, cambiando completamente le dinamiche di gioco e rendendo il nostro porcellino fondamentale per proseguire nell’avventura. Tuttavia, anche in questo caso le azioni a disposizione rimangono limitate e avremmo preferito che venisse approfondito sia sul piano narrativo, che sul piano funzionale.

E, a proposito di funzionalità, possiamo affermare che il mondo di Spindle sia costruito in maniera eccellente, ricordando tanto la Hyrule di A Link to the Past, anche se risulta piuttosto scarno se paragonato a quest’ultima. Sì, perché a fronte di una regione vasta, varia e interconnessa, troviamo poi veramente poche attività a disposizione e talvolta pure poco appaganti, visto che la maggior parte di esse riconducono all’ottenimento di un gettone.
Per fare un esempio, proprio i token sopraccitati risultano essere l’unico collezionabile disponibile, il che grava sulla longevità di un titolo la cui durata è già di per sé limitata, dato che può essere portato a termine in meno di una decina di ore. Nonostante ciò, una nota positiva arriva dal post-game dato che, una volta completata la storia principale, la mappa si popola di misteriosi oggetti da ritrovare, offrendo un motivo per rimanere ad esplorare il caro mondo di Spindle.
Un’ottima pixel art…o quasi
Dal punto di vista grafico, Spindle si distingue per un adorabile stile in pixel art realizzato a mano dal team di sviluppo, uno sforzo che valorizza sicuramente l’estetica del titolo. Il comparto visivo offre una buona pulizia generale, con colori vivaci e accattivanti, animazioni fluide e con un design dei personaggi che risulta efficace, pur nella loro semplicità.

Tuttavia, nonostante l’ottima esecuzione della pixel art, la veste grafica non riesce sempre a spiccare, in particolare in alcuni ambienti e dungeon che risultano anonimi e mancano di creatività, senza riuscire ad affermare una propria identità visiva. Un vero peccato, perché per quanto abbiamo apprezzato l’atmosfera generale, dobbiamo riconoscere che si sarebbe potuto fare di più per riuscire a distinguersi.
La nostra prova su Steam Deck
La versione in anteprima testata su Steam Deck OLED ha fornito un’esperienza tecnica impeccabile: nessun crash, framerate stabile a 60FPS e perfetta leggibilità anche sul display portatile. Per non parlare della durata della batteria, attestata tra le 8 e le 9 ore. Ma c’era da aspettarselo, dato che il titolo è ufficialmente verificato da Valve.
Spindle è disponibile su Steam e Nintendo Switch.
Ringraziamo PR Hound per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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