Recensione I Fantastici 4 – Gli inizi | I primi passi di un nuovo inizio

Il Marvel Cinematic Universe si pone come uno dei fenomeni più popolari degli ultimi tempi, e in un certo senso potremmo definirlo anche tra i più interessanti. In particolare, troviamo davvero affascinante notare come ci sia stato un crescente entusiasmo da parte degli spettatori che è aumentato di anno in anno, culminando poi in Avengers: Endgame che si è posto come l’epico punto di arrivo per una delle saghe più iconiche della nostra epoca. Eppure, quello che sembrava un trionfo definitivo ha anche segnato l’inizio di un periodo di crisi, con un progressivo disinteresse da parte dei fan e del pubblico più generale.

Che sia stato per un cambio di rotta creativa, un’esplosione incontrollata di troppi progetti rilasciati in tempi eccessivamente ravvicinati o un generale calo di qualità, sia nella scrittura che nella CGI, il pubblico ha iniziato a voltare le spalle al franchise.
In questo clima d’incertezza e di sfiducia nei confronti dell’MCU, dove solo pochi progetti sono riusciti davvero a distinguersi dal mare di film e serie giudicate mediocri, sembra iniziare finalmente a intravedersi un possibile cambio di rotta per quella che è stata per anni la saga supereroistica per eccellenza.

I Fantastici 4

Una svolta che abbiamo già cominciato a percepire con il recente Thunderbolts* che, pur non brillando al botteghino, ha saputo conquistare critica e pubblico puntando tutto sulla profondità emotiva dei suoi protagonisti piuttosto che su camei forzati o scene d’azione fine a sé stesse.
Una direzione che i Marvel Studios sembrano voler continuare a seguire anche con I Fantastici 4 – Gli inizi, la nuova attesissima reinterpretazione degli iconici supereroi Marvel in uscita oggi, 23 luglio 2025, che abbiamo avuto l’occasione di vedere in anteprima per potervi portare le nostre impressioni.

Un progetto ambizioso, che si propone non solo di rendere finalmente giustizia alla prima famiglia Marvel creata dal genio di Stan Lee e di Jack Kirby nel 1961, da sempre vittima di trasposizioni cinematografiche poco fortunate, ma anche di dimostrare che l’MCU non è affatto “morto”, come molti tuttora sostengono. Un film che, indirettamente, vuole dimostrare che dietro le quinte ci sono ancora persone profondamente innamorate di questi personaggi e delle storie da cui provengono.

Ma le belle parole di certo non bastano da sole a risollevare un franchise che, ora più che mai, ha bisogno di dimostrare con i fatti di essere tornato all’altezza del proprio passato.
E allora, noi siamo qui per rispondere alla domanda che tutti si stanno ponendo da giorni: il nuovo film dei Fantastici 4 è davvero all’altezza del suo nome? Per scoprirlo, vi invitiamo a leggere la nostra recensione approfondita di quello che, senza dubbio, è uno dei progetti più distintivi e profondamente umani mai firmati dai Marvel Studios.


Oltre le origini

I Fantastici 4, proprio come personaggi del calibro di Spider-Man, Superman o Batman, hanno attraversato decenni di reinterpretazioni, ognuna delle quali ripartiva sempre dallo stesso punto: raccontare, ancora una volta, la scoperta dei loro poteri.
Ma così come accaduto di recente per altri supereroi noti, anche in questo caso si è scelto di saltare il classico racconto delle origini, dando per assodato che il grande pubblico abbia ormai una certa familiarità di base con l’iconica famiglia.

Questo non significa però essere catapultati nella storia senza alcun contesto, con i primi minuti del film ben dosati nel presentare i personaggi anche a chi non li conosce, chiarendo fin da subito le loro personalità, i loro rapporti e la dinamica del team.
Il classico viaggio spaziale e la conseguente scoperta dei poteri, che nei precedenti adattamenti occupavano spesso metà film, vengono qui condensati in una sequenza di appena dieci minuti, lasciando spazio a una narrazione ambientata in un mondo dove il team è già attivo da ben quattro anni.

Un montaggio iniziale in stile documentario ci porta rapidamente a conoscere il loro universo, completamente scollegato dalla timeline principale, introducendo anche alcuni villain storici mai apparsi sul grande schermo, come l’Uomo Talpa, e mostrando in azione i poteri di ciascun membro.

Insomma, tutto è pensato per permettere anche a chi si affaccia per la prima volta a questo mondo di capire subito le dinamiche fondamentali, senza richiedere alcuna conoscenza pregressa o il recupero di film e serie precedenti del Marvel Cinematic Universe.
La pellicola diretta da Matt Shakman si presenta quindi fin da subito come accessibile a chiunque, e cerca deliberatamente di prendere le distanze dalle versioni passate dei personaggi per proporre qualcosa di realmente inedito.

L’amore di una famiglia

Anche questa volta, la vera attenzione nella realizzazione di questo lungometraggio non è stata posta sui combattimenti spettacolari o su una trama imprevedibile e piena di colpi di scena che, anzi, si presenta piuttosto lineare e semplice. Il vero obiettivo di I Fantastici 4 – Gli inizi è concentrarsi sui protagonisti, e possiamo dire senza esitazioni che ci sono riusciti alla perfezione.

A partire da un Reed Richards interpretato da un convincente Pedro Pascal, sul quale ammettiamo di aver avuto non pochi dubbi iniziali, che riesce a restituire alla perfezione le molteplici sfumature del personaggio: da geniale scienziato freddo e razionale a padre emotivo, pronto a tutto pur di proteggere la propria famiglia.
Il suo senso di colpa costante, tratto distintivo del personaggio nei fumetti, è qui più presente che mai, trasformandosi in una vera e propria forma di auto-flagellazione che lo spinge a superare continuamente i propri limiti per evitare il dolore degli altri.

Sue Storm, invece, si pone non solo come il collante che tiene unita la famiglia nei momenti più difficili, ma anche come una mediatrice tra i popoli e un simbolo di unità grazie alla sua profonda intelligenza emotiva, dimostrando costantemente di essere pronta a tutto sia per proteggere i suoi cari che per difendere il mondo in cui vive.
Vanessa Kirby si rivela senza ombra di dubbio una scelta azzeccatissima per il personaggio, offrendo una performance umana, empatica e capace di una forza silenziosa ma sempre presente, che emerge tanto nei momenti di crisi quanto nei piccoli gesti verso chi ama.

Tra le note senza dubbio più positive troviamo poi il personaggio di Johnny Storm, interpretato dal talentuoso Joseph Quinn, che fino a oggi avevamo visto sempre come il classico bulletto un po’ superficiale e incosciente, il tipo che tratta male i suoi compagni senza preoccuparsene. Ma Matt Shakman riesce a mostrarci un Johnny molto più sfaccettato, un individuo romantico, avventuroso, curioso, e sì, anche un po’ incosciente, ma allo stesso tempo brillante e attento ai dettagli: un personaggio finalmente tridimensionale che non manca mai di lanciare battute, ma che sa essere serio quando la situazione lo richiede ed è sempre pronto a sacrificarsi senza esitazioni per chi ama.

Infine, Ebon Moss-Bachrach dà vita a un Ben Grimm con un design che sembra uscito direttamente dai leggendari disegni di Jack Kirby, e con un carattere che non si limita più ad essere semplicemente la “bestia” distruttiva del gruppo. Si presenta invece come un uomo dolce, tormentato, profondamente sensibile, consapevole del proprio aspetto ma anche della sua umanità, e che esprime più con uno sguardo che con mille parole.
Purtroppo, la pellicola non gli concede tutto lo spazio che meriterebbe, ma è nei piccoli dettagli che si intuisce un potenziale enorme per futuri sviluppi più approfonditi.

Per quanto ciascuno di questi personaggi sia interessante e coinvolgente anche quando presi singolarmente, è nelle loro interazioni che raggiungono il loro massimo apice, dando vita su schermo a quegli elementi che rendono il film davvero speciale.
Il legame indissolubile tra Reed e Sue, la rivalità tra Ben e Johnny che nasconde una profonda amicizia, e il sostegno costante di una famiglia che si prende continuamente in giro ma che si vuole infinitamente bene.

Tutti elementi che sembrano uscire direttamente dalle pagine dei fumetti, offrendoci finalmente un’interpretazione in live action fedele alla visione di Stan Lee e Jack Kirby della prima famiglia Marvel, rappresentando un allontanamento netto da tutte le versioni precedenti che finalmente ci mostra chi sono davvero i Fantastici 4.

L’intenzione alla base è infatti quella di offrire una visione completamente nuova e diversa dei personaggi, un risultato reso possibile anche grazie all’introduzione di una piccola ma fondamentale figura mai apparsa prima d’ora sul grande schermo. Parliamo del piccolo Franklin Richards, primo figlio di Reed e Sue, che non solo funge da catalizzatore per gran parte degli eventi ma ci permette anche di esplorare in modo più intimo aspetti dei protagonisti mai mostrati prima.

Vediamo così un Mr. Fantastic non solo impegnato nei suoi studi e nel ruolo di protettore del mondo, ma anche alle prese con forse la più grande sfida della sua vita: quella di diventare un padre amorevole e presente per il suo bambino.
Allo stesso modo, l’amore materno di Sue Storm emerge più forte che mai, regalando una delle interpretazioni più intense del personaggio in cui il suo affetto per il piccolo Franklin permea tutto il film, raggiungendo l’apice durante le scene finali.

Purtroppo, il film tenta nel quasi impossibile compito di condensare tutte queste sfaccettature in un tempo fin troppo breve e, sebbene riesca a offrire almeno un assaggio delle numerose sfumature presenti, non riesce mai ad approfondire adeguatamente nessun aspetto.
I Fantastici 4 – Gli inizi finisce così per voler dire troppo in troppo poco tempo, inciampando nelle sue stesse ambizioni e lasciando la sensazione di una storia che ha ancora molto da raccontare ma che resta, per ora, solo accennata.

Una fame insaziabile

Ma un buon cinecomics che si rispetti, come ormai ben sappiamo, ha bisogno di un antagonista all’altezza, capace di imprimersi nella memoria degli spettatori. Proprio per questo eravamo curiosi di vedere come Marvel Studios avrebbe gestito Galactus, quella forza inarrestabile il cui unico scopo è divorare ogni pianeta sul suo cammino e che, purtroppo, non ha mai trovato fortuna nei precedenti adattamenti cinematografici.

Beh, questa volta non c’è da preoccuparsi: Galactus è assolutamente terrificante. Una vera forza della natura, implacabile e apparentemente invincibile, la cui prima apparizione ci ha letteralmente gelato il sangue, presentandosi con un’imponenza che difficilmente dimenticheremo.
Interpretato magistralmente da Ralph Ineson, ogni suo sguardo e movimento pesa come un macigno, rendendo il personaggio ancora più inquietante quando scopriamo che, in questo film, il suo interesse principale è il piccolo Franklin.

Non solo questo crea una dinamica molto più personale e intensa con i protagonisti, mettendoli davanti alla complessa scelta morale di sacrificare il proprio figlio per salvare l’umanità, ma dona a Galactus un’inaspettata e maggiore profondità, suggerendo che il suo obbiettivo ultimo va ben oltre il semplice saziare la propria fame.

Al suo fianco troviamo il fedele araldo Shalla-bal interpretata da Julia Garner, che svolge un lavoro eccezionale nel raccontare, attraverso una maschera di freddezza, un’intera gamma di emozioni nascoste dietro quell’espressione ferrea e apparentemente imperturbabile.
L’alchimia con il personaggio di Joseph Quinn è semplicemente straordinaria, e la sua evoluzione nel corso della storia è probabilmente una delle migliori del lungometraggio. Peccato solo che, come molti altri aspetti del film, anche lei non venga approfondita a dovere, con uno sviluppo troppo rapido e privo della profondità che avrebbe meritato.


Benvenuti sulla Terra-828

Tra una trama molto lineare, nel bene e nel male, e dei personaggi carismatici ma non sempre approfonditi, com’è il film dal punto di vista visivo? Sorprendentemente, è proprio qui che I Fantastici 4 – Gli inizi trova la sua identità più forte.
Matt Shakman riesce a portare sullo schermo un prodotto costruito con passione, esteticamente unico e profondamente diverso dalla maggior parte dei progetti Marvel visti finora.

Già dai trailer avevamo amato l’estetica anni ’60 del film, e la visione completa non ha fatto che confermare le nostre aspettative: grazie alla sua ambientazione su una Terra alternativa, il film si concede un affascinante mix tra nostalgia retro e suggestioni futuristiche, costruendo un mondo che sembra nato apposta per ospitare i Fantastici 4. Ogni scena è un tripudio di colore, illuminata con attenzione verso gli elementi che vuole evidenziare e ricca di dettagli, dagli sfondi pieni di vita agli oggetti di scena.

Ma sono le sequenze ambientate nello spazio a lasciare davvero senza fiato, con immagini capaci di farci sentire piccoli quanto meravigliati, sospesi in un vuoto silenzioso che sembra uscito da un sogno lucido, al tempo stesso inquietante e bellissimo.
È in questi momenti che il film raggiunge vette visive che pochi altri cinecomics recenti hanno anche solo sfiorato, distaccandosi nettamente dall’approccio usato in progetti come The Marvels o la trilogia dei Guardiani della Galassia.

Anche per quanto riguarda la CGI, sia nei personaggi (come Ben o Shalla-Bal) che nelle scene d’azione, il salto di qualità è evidente con un lavoro che risulta solido e credibile in ogni scena, lontano dagli standard altalenanti che abbiamo visto in alcuni titoli degli ultimi anni. Certo, qualche piccola incertezza in determinati momenti rimane, come in certe animazioni del piccolo Franklin, ma nel complesso il risultato è più che soddisfacente.

I Fantastici 4 – Gli inizi è senza dubbio uno dei film più vibranti, originali e curati visivamente che i Marvel Studios abbiano prodotto, e speriamo non solo di rivedere realizzate con la stessa passione quelle splendide sequenze spaziali in un prossimo capitolo, ma anche che questa atmosfera unica e vibrante venga preservata.


È tempo di distruzione!

Il film, quindi, si concentra principalmente sui personaggi e sui dilemmi morali che li travolgono, ma tra un viaggio spaziale e l’altro, c’è spazio anche per qualche scena di lotta in puro stile supereroistico? La risposta breve è che sì, i combattimenti ci sono, sono ben realizzati e ogni personaggio ha il proprio momento per brillare e per mostrare in grande stile le proprie capacità.

Detto questo, tuttavia, I Fantastici 4 – Gli inizi si distingue proprio per avere decisamente meno scene d’azione rispetto a molti altri film del genere, con l’attenzione piuttosto rivolta verso altri momenti salienti della storia, capaci di mantenere alta la tensione e persino di superare per intensità i combattimenti veri e propri. Così inseguimenti, fughe e dialoghi profondi si susseguono, mentre gli scontri veri e propri si contano sulle dita di una mano, con appena due o tre momenti degni di nota in tutta la pellicola.

Non deve però trattarsi necessariamente di un punto a sfavore, in quanto è piacevole vedere un progetto diverso e più impostato sulla caratterizzazione dei protagonisti piuttosto che sull’azione fine a sé stessa, e le poche scene di lotta presenti sono comunque un piacere per gli occhi. La CGI è di ottimo livello, dando vita ai poteri del fumetto proprio come li abbiamo sempre immaginati, e persino Sue, il cui potere è forse il più difficile da rappresentare visivamente, regala più di un momento di pura potenza.

Tuttavia, questa impostazione più incentrata meno sui combattimenti potrebbe alienare chi cerca nel cinecomic un concentrato di scontri e adrenalina, per i quali il film potrebbe sembrare più un family drama con sfumature sci-fi, lontano dal tipico blockbuster supereroistico.
Inoltre è innegabile che questa scelta ha avuto un impatto anche sul ritmo narrativo, che presenta non pochi problemi: alcune parti scorrono così veloci da non concedere il giusto tempo nemmeno per spiegazioni importanti, mentre in altre il ritmo rallenta per cercare di coinvolgere emotivamente lo spettatore, senza però riuscirci pienamente a causa del poco tempo dedicato ai personaggi.


Soundtrack e doppiaggio

Nonostante tutto, laddove il film non eccelle per ritmo narrativo o linearità della trama, la colonna sonora si fa carico di rendere ogni scena semplicemente indimenticabile, proponendo una delle soundtrack più coinvolgenti e riuscite degli ultimi anni.
Certo, con Michael Giacchino alla guida avevamo di base pochi dubbi, ma ciò che ci ha colpito davvero è stato non solo il tema principale dei Fantastici 4 — talmente iconico che siamo sicuri sia destinato a diventare il jingle ufficiale per tutte le loro future apparizioni (come accadde con la serie animata degli X-Men) — ma anche tutte le sue variazioni in base alla scena che accompagnano il film in ogni momento.

Non solo, perché tutte le tracce presenti sono assolutamente perfette, con un mix quasi nostalgico di eroismo e senso di avventura, ma anche con un sottile velo di mistero che permea ogni nota.
E come dimenticare i temi musicali legati a Galactus, orchestrali, imponenti e arricchiti da cori solenni, trasmettendo un’epicità carica di terrore che rende Galactus uno degli antagonisti più temibili e memorabili degli ultimi tempi.

Anche il doppiaggio italiano, nonostante i nostri dubbi iniziali dopo i trailer, si è rivelato ben più convincente del previsto. Alcune scelte vocali che ci avevano lasciati perplessi, trovano infatti all’interno del film un contesto che le rende più naturali e coerenti con ciò che vediamo sullo schermo.
Purtroppo, però, la qualità cala nettamente per le comparse, con i doppiatori assegnati a questi ruoli che risultano meno credibili e con un evidente gap rispetto agli attori principali che, di fatto, indebolisce l’impatto di alcune scene che in lingua originale avevano tutt’altro peso.


Ringraziamo Disney per averci invitato all’evento in anteprima per la realizzazione di questa recensione.

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I Fantastici 4 - Gli inizi
IN CONCLUSIONE
Fantastici 4 - Gli inizi rappresenta un ottimo primo passo nella giusta direzione, un film genuino e creato con passione che dimostra come la Marvel sappia ancora realizzare progetti coinvolgenti senza appoggiarsi esclusivamente al fan service superficiale. Seppur penalizzato da una trama troppo lineare e da un pacing a tratti disorientante, il lavoro di Matt Shakman trova la sua forza nella perfetta alchimia del cast e nelle sequenze ambientate nello spazio, che rendono questo film assolutamente imperdibile per gli appassionati del genere.
Pregi
Personaggi carismatici e intriganti
Uno stile visivo stupendo e unico
Colonna sonora epica, iconica e indimenticabile
Sequenze di combattimento curate e coinvolgenti
Difetti
Trama lineare e fin troppo semplicistica
Alcuni personaggi non sviluppati a dovere
Ritmo narrativo altalenante
7.8
Voto