La serie di Yakuza, non senza motivo, ha sempre avuto un rapporto complesso con il mercato occidentale, segnato da localizzazioni incerte con numerose censure e persino un cambio di nome rispetto all’originale giapponese “Like a Dragon”.
In Italia, poi, abbiamo dovuto aspettare fino all’ottavo capitolo principale per vedere finalmente un adattamento ufficiale in lingua nostrana, costretti invece a recuperare i titoli precedenti necessariamente in inglese.
Eppure, nonostante ciò, si è sempre trattata di una serie di giochi amati e subito riconoscibili per la loro miscela unica di storie drammatiche dall’ottima scrittura narrativa e arricchite da numerosi elementi assurdi e sopra le righe, con un gameplay dalla forte identità che ha sempre saputo evolversi al passo coi tempi.
Questo affetto crescente da parte del pubblico non è poi passato di certo inosservato ai piani alti di SEGA, che da qualche anno stanno puntando con forza a far uscire la saga dai confini della nicchia per portarla a un pubblico sempre più ampio e internazionale.
Yakuza 0: Director’s Cut rappresenta il prossimo passo di questa strategia, con una remastered per Nintendo Switch 2 di uno dei capitoli più amati dell’intera serie, che ci riporta alle origini cronologiche dell’avventura del leggendario Drago di Dojima.
Ma cosa cambia davvero con questa nuova versione di un titolo che, ricordiamo, è uscito per la prima volta nel lontano 2015? E SEGA sarà riuscita a mantenere intatta quella visione artistica che ha reso Yakuza 0 un cult assoluto? Se anche voi vi state ponendo queste domande prima di un possibile (ri)acquisto, ecco la nostra recensione di Yakuza 0: Director’s Cut!
Il capitolo perfetto da cui ripartire
La scelta di portare proprio Yakuza 0 su Nintendo Switch 2 non è affatto casuale, e non solo perché si tratta del primo capitolo in ordine cronologico e quindi un ottimo punto di partenza per i nuovi fan, ma anche perché è universalmente riconosciuto come uno dei vertici assoluti della serie. Basta infatti fare una rapida ricerca online per scoprire come molti giocatori lo posizionino ai vertici delle loro tier list personali se non spesso al primo posto, e ci sentiamo di aggiungere anche con ottime ragioni.
Yakuza 0 rappresenta infatti uno dei momenti più alti non solo per la saga Like a Dragon, ma per l’intero genere action-adventure. Il titolo infatti offre una trama sorprendentemente profonda e matura divisa tra due protagonisti destinati a diventare i volti del franchise per gli anni a venire, affiancata da un gameplay solido, appagante e profondo che lo posiziona tra i migliori action del periodo.

E non si tratta solo di qualità, ma Yakuza 0 è anche un colosso in termini di contenuti. Come da tradizione per la serie, il gioco è stracolmo di attività secondarie, minigiochi esilaranti, karaoke ormai diventati virali per la loro assurdità e una miriade di sidequest tanto stravaganti quanto ben scritte. È un titolo che riesce a passare con naturalezza dal dramma più intenso alla comicità più sfrenata, senza mai perdere, in qualche modo, la sua coerenza narrativa.
A dirla tutta, si potrebbe quasi affermare che non si giochi Yakuza 0 solo per la sua trama, seppur eccellente, quanto più per la vivacità del mondo che lo circonda.
Anche noi, partiti con l’intenzione di testare semplicemente i miglioramenti tecnici di questa nuova edizione, ci siamo ritrovati ancora una volta totalmente risucchiati dalla storia, dai personaggi e da un gameplay che, ancora oggi, sa divertire come pochi altri.

Yakuza 0 è, senza esagerazioni, un capolavoro del suo genere. Un gioco capace di offrire decine e decine di ore di puro intrattenimento, sia per chi vuole concentrarsi sulla trama principale sia per chi vuole perdersi nei mille angoli delle sue città.
Se non avete ancora avuto l’occasione di provarlo, questa nuova edizione su Nintendo Switch 2 rappresenta la scusa perfetta per recuperarlo, e fidatevi: vi conquisterà ben prima di quanto pensiate.
Una Director’s Cut solo di nome
Un capolavoro come Yakuza 0 non può che trarre beneficio da una riedizione, specialmente se arricchita da nuovi contenuti narrativi come i 25 minuti di cutscene inedite promessi per espandere alcuni momenti della storia… giusto?
La risposta, in realtà, è molto più complessa di quanto ci si aspetterebbe, e questo soprattutto per l’assenza del director originale, Kazuki Hosokawa. Quella che viene chiamata “Director’s Cut” si rivela, infatti, poco più che un’etichetta di tendenza, priva della reale visione autoriale che aveva reso l’originale tanto memorabile.
E la differenza si avverte subito, con le nuove scene che risultano scollegate sia nel tono che nella coerenza interna dell’opera. In appena 25 minuti riescono a stravolgere elementi fondamentali della narrativa, introducendo colpi di scena forzati e privi di fondamento logico, come il ritorno di personaggi che erano stati chiaramente dichiarati morti. Tentativi maldestri di sorprendere il giocatore che, invece di stupire, generano confusione e indeboliscono momenti che, nella versione originale, avevano un impatto ben più forte.

Non tutto è ovviamente da cestinare, con alcune aggiunte, specialmente verso il finale, che riescono a integrarsi più coerentemente con la trama, ma purtroppo si tratta di una piccola percentuale di un approccio che rischia seriamente di compromettere l’esperienza per chi si avvicina al gioco per la prima volta. Alcune scene anticipano sviluppi narrativi che avrebbero dovuto stupire il giocatore, mentre altre semplicemente contraddicono eventi già avvenuti e rovinano il ritmo complessivo del racconto.
Insomma, un lavoro tutto sommato deludente che, pur rimanendo in linea con lo stile sopra le righe tipico della serie, non aggiunge nulla di realmente significativo all’esperienza.
Inoltre, la differenza rispetto alla direzione originale è evidente anche nel modo in cui vengono presentate le nuove sequenze, che mostrano un’impostazione registica meno ispirata, un’illuminazione poco curata e, paradossalmente, girano a 30 FPS.

Perlomeno, questa Director’s Cut si basa sulla versione giapponese originale del gioco, includendo quindi tutte le musiche e le censure tagliate nella pubblicazione internazionale. Tuttavia, ciò comporta anche l’assenza di tutte quelle migliorie QoL introdotte successivamente, rendendo alcune sezioni più complicate di quanto ci si aspetterebbe da una riedizione su nuovi dispositivi.
Una scazzottata tira l’altra
Troviamo anche l’introduzione di una modalità completamente inedita, ironicamente chiamata “Raid a luci rosse”, che punta tutto sull’azione immediata, adrenalinica e con un forte focus sul multiplayer. Qui affronteremo una serie di combattimenti in rapida successione, da soli contro la CPU o in compagnia di amici o con altri giocatori online, passando rapidamente da uno scontro all’altro.
Durante la partita sarà possibile caricare una speciale barra del furore che, una volta attivata, vi rende temporaneamente invincibili, potendo ribaltare completamente la situazione se utilizzata nei momenti giusti.
La vera peculiarità della modalità sta però nella possibilità di controllare una selezione di personaggi provenienti dalla storia principale, ciascuno con caratteristiche diverse e sbloccabili tramite il denaro guadagnato nei raid stessi.

Un minigioco frenetico e tutto sommato piacevole, capace di regalare qualche momento di svago tra una missione e l’altra. Tuttavia, la sua natura ripetitiva tende a esaurire presto l’interesse, soprattutto considerando che ben pochi si avvicinano a Yakuza 0 per la componente online, limitandosi ad essere un’aggiunta simpatica per i fan più affezionati ma nulla che riesca davvero a giustificare un secondo acquisto o a convincere un pubblico nuovo.
Un passo avanti e mezzo indietro
Le vere novità degne di nota arrivano quindi soprattutto dal fronte tecnico, con questa nuova edizione per Switch 2 che gira a 60FPS stabili, in Full HD in modalità portatile e fino al 4K su TV, senza cali di frame né evidenti sbavature grafiche.
Dal punto di vista prestazionale, rappresenta una delle migliori versioni console disponibili per vivere (o rivivere) il capolavoro targato Ryu Ga Gotoku Studios.
Tuttavia non è tutto oro quel che luccica, e alcune texture non sono state adeguatamente upscalate, con un HUD in bassa definizione che risulta visibilmente inferiore rispetto al resto del gioco e ai dialoghi, soprattutto se giocato a risoluzioni elevate.

L’aspetto forse più interessante resta però la localizzazione, dove per la prima volta il gioco presenta un doppiaggio in inglese (alternabile con quello giapponese) e i sottotitoli completamente in italiano. Una novità tanto attesa quanto apprezzata, che apre definitivamente le porte dell’esperienza a un pubblico ancora più vasto.
Tuttavia, entrambi questi aspetti, per quanto sicuramente benvenuti, soffrono purtroppo di una realizzazione poco curata.
Partendo dal doppiaggio inglese, il problema principale risiede nella scelta delle voci: gli attori selezionati non riescono a restituire la stessa carica emotiva e la teatralità degli interpreti originali, rendendo l’esperienza nel complesso meno coinvolgente.
Inoltre, non tutte le interazioni sono state effettivamente doppiate, e capita spesso di assistere a fastidiosi cambi improvvisi tra inglese e giapponese soprattutto nei dialoghi con personaggi secondari o di sfondo, che spezzano completamente l’immersione nel mondo di gioco.

Passando ai sottotitoli in italiano, accanto a traduzioni generalmente comprensibili si alternano frasi mal formulate, errori grammaticali o adattamenti insensati che, in alcuni casi, risultano persino comici. Pur non compromettendo del tutto la comprensione della storia, si tratta di imprecisioni che potevano essere facilmente evitate con una maggiore attenzione.
C’è però una nota positiva: ora è possibile salvare in qualsiasi momento e in qualsiasi punto del gioco, abbandonando l’obbligo di raggiungere le iconiche quanto introvabili cabine telefoniche sparse per la mappa.
In aggiunta, è stata introdotta anche una funzionalità di salvataggio automatico, perfetta per chi tende a dimenticarsene o per evitare la perdita di progressi in caso di batteria scarica.
Ringraziamo Sega e Cosmocover per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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