Recensione Tainted Grail: The Fall of Avalon – Un capolavoro a metà

A un certo punto della nostra infanzia, tutti noi siamo venuti a conoscenza del mito di Re Artù e di come egli sia riuscito a estrarre la temibile Excalibur, a salire al trono e a guidare il regno di Camelot verso la gloria.

Sviluppato da Questline e pubblicato da Awaken Realms , Tainted Grail: The Fall of Avalon riprende questa leggenda e la rielabora con un tono più cupo, includendo elementi dark fantasy originali e mettendo in dubbio le scelte morali riguardanti l’origine di Kamelot.

Sfruttando una formula RPG ben consolidata (tanto da venire definito Skyrim-Like), questo titolo semi-open-world cerca di distinguersi grazie a una narrazione ramificata, stili di gioco liberamente personalizzabili e ambientazioni ricche di personalità.

Tainted Grail: The Fall of Avalon promette circa 60 ore di contenuti sparsi tra le tre regioni principali di gioco, e altrettante ne abbiamo spese a esplorare, leggere e combattere, pronte a esprimere i nostri pensieri in questa recensione.


UNA KAMELOT SENZA RE

Sebbene il fulcro della trama ruoti intorno a Re Artù e all’isola di Avalon, la nostra storia comincia nelle segrete dei Preti Rossi, ricercatori e torturatori senza scrupoli intenti a trovare una cura per la “Morte Rossa“, una malattia apparentemente incurabile portata sull’isola dai colonizzatori di Kamelot.

Quasi in punto di morte, verremo liberati da una misteriosa figura che, con notevole destrezza, è riuscita a infiltrarsi nel sanatorio e a eliminare il nostro aguzzino proprio mentre ci chiedeva di descrivere la nostra persona e, di conseguenza, definire la nostra classe ed equipaggiamento iniziale.

Sebbene questo rappresentasse la fine della nostra prigionia fisica, ciò che ci aspettava appena fuori dalla nostra cella finì per lasciare un segno indelebile, in quanto un menhir che stava venendo studiato dai Preti Rossi in realtà celava al suo interno un frammento dell’essenza di Re Artù stesso, finendo per incatenarlo alla nostra stessa anima.

Dopo essere stati trasportati spiritualmente alla tomba del Re di Kamelot, sarà egli in persona a incaricarci di recuperare le parti rimanenti della sua memoria e del suo potere, ritrovando e riunendo i cimeli leggendari che le contengono, sparsi per tutta Avalon.

Tuttavia, capiremo ben presto che una figura imponente come quella del “Re dei Re” non sarebbe mai arrivata così in alto senza commettere scelte moralmente discutibili, finendo per essere odiato da chiunque riuscisse a vedere oltre la coltre di purezza e nobiltà tanto ostentata dai seguaci di Kamelot.

Abbiamo apprezzato molto come, dopo questa breve introduzione, ci sia stata data carta bianca su come interpretare le vere intenzioni di Artù e di chi invece vuole impedire la sua resurrezione, mettendoci al centro di un conflitto capace di decidere le sorti di un intero regno.

Ed è proprio grazie a questa opportunità che passeremo dall’essere un semplice prigioniero moribondo all’essere uno dei rarissimi umani in grado di guarire dalla Morte Rossa e comunicare con le divinità di Avalon, sfruttando il potere dell’anima racchiusa in noi per farci strada tra difficoltà insormontabili per chiunque altro.

Oltre al conflitto che lacera le fazioni di Avalon, verremo a conoscenza del Wyrd, una forza primordiale tanto pericolosa quanto caotica capace di plasmare la realtà attorno a sé, la stessa che alimenta il potere druidico e che, proprio per la sua natura indomabile, ha scatenato la caccia e il massacro sistematico dei druidi.

Per quanto il mondo di Tainted Grail sia ricco di interessantissimi elementi narrativi, il ritmo con cui la lore e le informazioni ci vengono rivelate ci ha tuttavia fatto storcere il naso (e non poco). Come anche altri elementi più legati al gameplay, infatti, il gioco sembra dimenticarsi sempre più dettagli man mano che si prosegue negli atti, concentrando tutta la “sostanza” quasi esclusivamente nelle prime ore.

Ad esempio, dopo aver visitato un luogo importante o aver assistito a un evento significativo, non era insolito che lo spettro di Artù volesse parlare con noi, fornendoci del contesto aggiuntivo o una semplice opinione su quanto appena visto.

Tuttavia, interazioni come queste sono diventate sempre più rare man mano che proseguivamo nella storia e nell’esplorazione, dandoci ironicamente l’impressione di allontanarci sempre più dal mondo quanto più cercavamo di esplorarlo.


GAMEPLAY

Siamo sinceri: per quanto si possa odiare scendere in approssimativi paragoni qualora si voglia recensire un titolo dotato di un’anima propria, le similitudini con i giochi Bethesda (in particolar modo The Elder Scrolls) sono piuttosto evidenti anche in Tainted Grail.

Il sistema di progressione del personaggio lavora molto sul mantenimento di una crescita costante, ricompensandoci gradualmente durante tutto il corso della nostra avventura e evitando i fastidiosi “tempi morti” eccessivamente lunghi tra un avanzamento di livello e l’altro.

Anche il resto degli aspetti RPG ci è fin da subito risultato molto intuitivo e ben implementato, rendendoci attivamente partecipi nel plasmare il nostro personaggio come meglio ritenevamo, svincolandoci dai soliti dogmi imposti da altri titoli.

Un esempio pratico potrebbe essere anche solo l’enorme quantità di oggetti unici e specializzati che possiamo trovare nel mondo, in quanto moltissimi equipaggiamenti dispongono di effetti speciali unici che non si limitano ad aumentare una semplice statistica, fungendo da potenziali componenti per qualsiasi build ci venga in mente.

Per quanto le specializzazioni presenti negli alberi delle abilità siano le solite a cui siamo abituati, ciò che ci ha coinvolto e divertito maggiormente è stata la possibilità di creare “ibridi” in grado di sfruttare i punti di forza di molteplici stili di gioco, compensando al contempo, in maniera reciproca, le debolezze di ciascuno.

La possibilità di colpire furtivamente con l’arco in modo preciso e letale, senza che questo precludesse l’accesso a sufficienti punti talento per potenziare anche il ramo degli incantesimi offensivi (evitando la necessità di fermarsi a farmare punti esperienza), ha reso il gameplay molto meno stagnante di quanto avrebbe potuto essere.

Questa scelta di design sembra essere stata ben ponderata dagli sviluppatori i quali, per la nostra gioia, hanno scelto di integrare un menu radiale rapido con cui cambiare quasi istantaneamente il proprio equipaggiamento attivo, favorendo così un approccio più dinamico da parte del giocatore.

Gli scontri diretti con i nemici, per quanto si ispirino ad un combat system risalente a più di un decennio fa, si sono comunque dimostrati piuttosto soddisfacenti e notevolmente impegnativi (alla difficoltà più alta), richiedendo una notevole strategia e gestione delle cure, mana e vigore.

Sebbene sia possibile passare alla visuale dietro le spalle del personaggio, i combattimenti sembrano tuttavia essere pensati con l’utilizzo della prima persona in mente, in quanto chiunque voglia adottare un approccio incentrato sulle armi da mischia dovrà prestare particolare attenzione ai movimenti dei nemici (i quali non ci sono sembrati particolarmente ben telegrafati) per eseguire con successo schivate e parate.

Una menzione speciale spetta al fulcro del gameplay di Tainted Grail, il quale viene plasmato in gran parte dalle numerose missioni e incontri fortuiti disseminati nelle tre regioni principali. Spesso gli NPC con cui interagiremo nasconderanno, dietro un’apparente superficialità, personalità complesse e problemi irrisolti, finendo per affidare a noi la loro risoluzione e premiando così la nostra curiosità e spirito esplorativo.


COMPARTO ARTISTICO E TECNICO

Nonostante un’apparente cura iniziale, il comparto artistico di Tainted Grail ha suscitato in noi reazioni contrastanti. Se da un lato gli elementi più visivamente importanti come armature, modelli dei nemici o monumenti visibili in lontananza mostrano un’attenzione ai dettagli molto elevata, dall’altro questa precisione svanisce quando si interagisce in maniera un po’ più “pratica” con questi stessi elementi.

Il vero tallone d’Achille risiede nelle animazioni dei personaggi i quali, compreso il nostro protagonista, si muovono con una rigidità innaturale. Questa limitazione tradisce le origini indie del progetto, creando una dissonanza con la qualità complessiva che invece potrebbe tranquillamente rivaleggiare con produzioni doppia A.

Ad ogni modo, la bellezza visiva di alcune zone del mondo non ha mai fallito nel mantenere alto il nostro interesse per l’esplorazione o la nostra volontà di continuare a cercare nuove missioni o dungeon, anche dove già sapevamo che non li avremmo trovati, vista la riduzione di contenuti presente di atto in atto.

Tainted Grail Tomba

Un altro elemento che abbiamo apprezzato notevolmente di Tainted Grail è la OST di gioco che, composta principalmente da Andrzej Janicki e Death Verified, incanala perfettamente l’estetica e l’atmosfera di gioco attraverso tracce dalle melodie solenni e l’uso di canti tribali per aggiungere un velo di misteriosità e arcano.

Sul piano tecnico, i difetti finiscono per eclissare i pregi poiché, nonostante da un lato Tainted Grail mostra una resa visiva accettabile (seppur lontana dagli standard next-gen), dall’altro abbiamo riscontrato problemi di ottimizzazione piuttosto evidenti. Diverse aree di gioco presentano infatti cali di frame improvvisi e gravi, accompagnati da freeze durante il caricamento di texture, con un peggioramento ulteriore dell’esperienza dovuto a crash inspiegabili, specialmente verso l’inizio e la fine del gioco.


Ringraziamo Awaken Realms per averci fornito le chiavi del gioco per realizzare questo articolo.
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IN CONCLUSIONE:
Tainted Grail: The Fall of Avalon è un'opera in grado di catturare efficacemente l'attenzione del giocatore grazie alla sua intrigante narrazione ispirata ai miti britannici, reinterpretati in chiave dark fantasy. Accostando a questa premessa diversi elementi RPG ben integrati, ci si trova davanti a un titolo discretamente valido e dotato di notevole potenziale, frenato però da problemi tecnici e da una mancata cura dei dettagli negli atti finali.
Pregi
Trama interessate e non eccessivamente prevedibile
Aspetti RPG realizzati alla perfezione
Enorme quantità di equipaggiamenti ed oggetti unici da scoprire
Molte secondarie assicurano che ci sia sempre qualcosa da fare
Difetti
La qualità generale cala con il proseguire della storia
Animazioni innaturali e rigide rovinano in parte l'immersione
Alcune specifiche zone di gioco causano crash frequenti o grossi problemi di performance
7.7
Voto