Recensione Spirit of the North – Un’avventura simbolica tra spiriti e miti

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato la recensione di Spirit of the North 2 (che potete recuperare qui), avendo così l’occasione di esplorare con cura ciò che gli sviluppatori di Infuse Studio hanno proposto: un’evoluzione della propria IP attraverso nuove meccaniche, un mondo di gioco ampliato e un’esperienza tutto sommato più completa. Per questo motivo, è doveroso tornare indietro e riscoprire le origini del progetto, andando a recuperare ciò che ha dato inizio a Spirit of the North.

Come accennato nella recensione del sequel, il primo capitolo rappresenta l’inizio di una piccola avventura che ha costruito la propria strada tra i titoli indie più interessanti nel 2019/2020. Si tratta di un racconto senza l’ausilio della parola, che punta a toccare la sensibilità del giocatore attraverso l’esperienza visiva, nonostante siano presenti degli evidenti limiti sia nella struttura che nel gameplay.

Spirit of the North

Dopo questa premessa, possiamo immergerci nella recensione di Spirit of the North!

Trama

Spirit of the North si ispira fortemente ai paesi norreni e alla loro mitologia, e in particolare alla leggenda dell’aurora boreale nota come Revontulet (ovvero “luci della volpe”). Secondo il mito, queste luci colorano il cielo grazie al passaggio di una volpe bianca che corre sulla neve, sollevando scintille luminose con la sua coda sfarzosa.

Fin dall’inizio dell’avventura, vestiamo i panni di una volpe rossa smarrita nel mezzo di una tormenta e senza una meta particolare da raggiungere, dove l’unico segnale a guidarci sarà una scia cremisi che attraversa tutto il cielo, attirando lo sguardo attento della protagonista.

Presto conosceremo lo spirito di un’altra volpe, ipoteticamente l’entità della leggenda, che ci guiderà sotto forma di fuoco fatuo attraverso luoghi dimenticati e lasciati nella decadenza del tempo.
Il mondo attorno a noi rivela le tracce di un’antica civiltà ormai scomparsa dove i suoi abitanti ora sono imprigionati come spettri nel mondo terreno, forse proprio a causa del cataclisma legata alla scia rossa presente in modo persistente nel cielo.

Anche in questo primo capitolo, come nel sequel, non è presente alcun tipo di narrazione esplicita, dove l’intera trama viene affidata soltanto a simbolismi e all’ambientazione, lasciando così interpretare al giocatore la storia grazie a degli espedienti visivi. Questo tipo di approccio è apprezzato e stimolante per chi adora l’esplorazione e la curiosità, ma dall’altra parte della medaglia può risultare confusionario per chi cerca una narrazione più strutturata o semplicemente raccontata in maniera esplicita.

Gameplay

Dal punto di vista del gameplay, Spirit of the North prende forza su un connubio tra un’esplorazione simile a quella di un walking simulator condita con sezioni platform e puzzle ambientali, tutte componenti che verranno sviluppate ulteriormente nel secondo capitolo.
Ogni passo della volpe non sarà lasciato a sé stesso, poiché per attraversare le varie zone di gioco è spesso necessario risolvere enigmi che risultano essere molto semplici senza dare un’enorme sfida al giocatore, ma che richiedono una conoscenza minima delle meccaniche che apprenderemo durante l’avventura.

La progressione è lineare e senza troppe diramazioni, a differenza del sequel dove si passa a una struttura più aperta ed esplorabile. Nonostante questa limitazione, il titolo introduce diversi simbolismi o avvenimenti abbastanza significativi che aiutano la comprensione della trama e che spesso vengono accompagnati da una ricompensa, come la possibilità di ottenere nuove abilità. Alcuni esempi sono l’utilizzo della nostra energia spirituale per mettere in moto diversi ingranaggi, oppure il poter effettuare dei salti in zone molto distanti tra di loro.

Abbiamo giù parlato di come non ci siano delle vere e proprie biforcazioni dal percorso principale, ma possiamo invece trovare delle piccole zone secondarie contenenti dei collezionabili (0i bastoni rituali) da restituire ai cadaveri dei vecchi abitanti per liberarli dalla propria schiavitù spettrale, dando così sollievo alle loro anime in pena. Questa meccanica è un’aggiunta gradita per coloro che vogliono completare in toto l’esperienza, premiandoci con diverse skin alternative per la nostra volpe.

Spirit of the North ha una struttura a livelli che, data l’intenzione del titolo, può compromettere l’equilibrio tra il gameplay e la narrazione. La realizzazione di queste zone è molto rigida, e il passaggio tra una zona e un’altra risulta meccanico e non una transizione fluida tra i diversi livelli, spezzando così il ritmo di gioco e impostando il viaggio in maniera troppo guidata, riducendo al contempo tutta l’esperienza in una semplice sequenza di puzzle e collezionabili.

Un altro punto critico di cui vogliamo parlare è il sistema di controllo della nostra volpe rossa, che in particolare risulta essere poco reattivo con movimenti alquanto imprecisi, specialmente nelle zone di platform dove invece sarebbe fondamentale una maggiore precisione. Una migliore attenzione per queste sezioni e una maggiore difficoltà degli enigmi avrebbe permesso di valorizzare al meglio il gameplay.

Comparto Artistico e Tecnico

Per quanto riguarda il comparto artistico, possiamo confermare che in Spirit of the North risulta essere uno dei suoi punti forti, dove le ambientazioni evocano fedelmente gli scorci naturali dei paesi nordici. Dalle valli verdi fino ad arrivare a scenari notturni in grado di offrire zone suggestive, capaci di trasmettere a pieno l’emotività di questi posti e riuscendo a variare il tono visivo dell’esperienza.
Non dimentichiamoci delle strutture in rovina e delle caverne che, grazie a un buon utilizzo dell’illuminazione e dei colori, riescono ad essere esplorabili e visivamente accattivanti agli occhi dei giocatori.

Merita assolutamente una menzione anche la colonna sonora, che accompagna dolcemente l’intera esperienza offerta. I brani sono di ottima qualità e capaci di valorizzare l’emotività dei momenti chiave, sebbene non sempre è garantita una continuità all’altezza in diverse aree del gioco, dove i brani risultano piuttosto essere ripetitivi e possono stancare il giocatore.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, non abbiamo notato problemi o bug gravi in grado di compromettere in maniera effettiva l’esperienza, con un frame rate stabile anche nelle ambientazioni più dettagliate, garantendo una buona fluidità.
Tuttavia, le animazioni risultano piuttosto rigide e i movimenti della volpe sembrano spesso predefiniti, o per meglio dire poco naturali.


Ringraziamo Keymailer per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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Spirit of the North (PC)
In Conclusione
Spirit of the North è un'esperienza che mette in risalto molto l'aspetto emotivo dell'avventura, offrendo un viaggio suggestivo attraverso paesaggi nordici incantevoli e accompagnato da una narrazione simbolica e silenziosa. Tuttavia, alcune limitazioni tecniche e di gameplay possono influire in maniera importante sull'esperienza complessiva del titolo. Consigliamo comunque di dargli una possibilità, per chi cerca un'avventura rilassante ed emozionante.
Pregi
Ottima colonna sonora
Narrazione che premia l'esplorazione
Meccaniche di gioco intuitive
Difetti
Animazioni legnose
Struttura del gioco troppo lineare
Controlli poco reattivi e precisi
6.5
Voto