Portare avanti un concetto e dei pensieri attraverso un sequel è sempre una sfida affascinante, ma al tempo stesso piena di rischi. Senza un’attenta riflessione sulle critiche ricevute dal capitolo precedente, si rischia di cadere in errori alquanto comuni nel medium videoludico, sprecando un’occasione preziosa per lasciare il segno nel cuore dei videogiocatori più affezionati al progetto. In questo contesto, la piccola casa di sviluppo indie Infuse Studios ha colto l’occasione con Spirit of the North 2, seguito del primo capitolo lanciato nel 2019.
Il nuovo titolo punta a superare i limiti del predecessore introducendo nuove meccaniche, offrendo un mondo totalmente esplorabile e abbandonando finalmente il percorso lineare proposto precedentemente.

Riuscirà la nostra volpe rossa a compiere un passo in avanti nel cuore degli appassionati dell’avventura indipendente? Scopriamolo insieme, seguendo il nostro spirito animale in questa recensione !

La storia di una volpe e un corvo
Spirit of the North 2 si presenta come un’avventura emozionante che prosegue quello che è stato il viaggio intrapreso nel primo capitolo della serie, dove il giocatore torna a vestire i panni della magica volpe rossa, affiancata questa volta da un corvo che funge da guida, nell’importante missione di salvare gli Spiriti Guardiani imprigionati dall’oscuro sciamano Grimnir, ripristinando così l’equilibrio nel mondo.

La trama prende il via mostrando una notta stellata in cui due spiriti di volpi danzano fino a produrre una nuova luce sull’isola, ultimo posto ancora vivibile all’interno del mondo di gioco, poiché le terre circostanti sono state devastate dalla guerra e dalla corruzione portata da Grimnir, visibile come un nastro di colore scarlatto.
Come già visto nell’avventura precedente, Spirit of the North 2 rende la sua narrazione visiva il punto focale dell’avventura, sfruttando le pergamene disseminate in giro per il mondo di gioco per raccontare con un espediente interessante gli avvenimenti precedenti all’arrivo della piccola volpe rossa, lasciando così al giocatore il compito di interpretarla e comprenderla.
Un coraggioso passo avanti del team di sviluppo, che abbandona la linearità del racconto, offrendo così maggior libertà a coloro che hanno voglia di girovagare per le lande norvegesi alla ricerca di risposte.

Un viaggio tra la natura ed enigmi
Spirit of the North 2 riprende ciò che il capitolo precedente ha portato al pubblico, ma ampliando il suo gameplay, offrendo una combinazione interessante tra esplorazione, puzzle e platforming. Il titolo ruota attorno ad una collaborazione stretta tra il corvo e la volpe, i due protagonisti dell’avventura.
Tutti e due i personaggi hanno una propria utilità: mentre la volpe rossa esegue i compiti più comuni e facili per la statura dell’animale, come attivare dei meccanismi e aprire passaggi nascosti, il corvo non è da meno, poiché può trasportare la nostra volpe attraverso diverse zone impossibili da raggiungere a piedi, come delle sporgenze troppo lontane

Meccanica essenziale che non può mancare nel secondo capitolo della serie è sicuramente l’utilizzo degli spiriti, utili per progredire nel mondo di gioco. Nel primo titolo questi esseri potevano essere trovati semplicemente emettendo il verso della volpe in direzione di fiori o altri punti d’interesse, mentre ora è molto più impegnativo grazie al sistema di sfide proposte al giocatore (un esempio possono essere gli Shrine di Zelda: Breath of the Wild). Dopo aver ottenuto un numero considerevole di spiriti, potremo accedere a diversi dungeon, contenendo al loro interno oggetti utili per affrontare i boss del gioco, ovvero gli Spiriti Guardiani.
Dopo aver sconfitto il boss del dungeon, grazie ad oggetti ambientali e ai nostri poteri mistici, avremo accesso ad una nuova abilità sottoforma di runa dipinta sul manto della nostra volpe. Questi power up ci saranno utili banalmente per superare nuove sfide ed esplorare zone più pericolose sopportandone gli ostacoli. Alcuni poteri potranno successivamente essere potenziati attraverso un albero delle abilità in grado di fornire potenziamenti passivi, come salute e “mana” aggiuntivi da utilizzare durante gli scontri.

La novità che abbiamo anticipato, seppur in maniera approssimativa durante l’introduzione a questa recensione, riguarda il World Building e la sua struttura: adottando finalmente l’impostazione di un vero open World, sarà possibile raggiungere la maggior parte delle zone visibili durante l’esplorazione (tranne il mare, ovviamente). L’approccio può essere paragonato a diversi titoli presenti sul mercato, con aree che si sbloccano sulla mappa grazie a delle mini torri utilizzando la valuta di gioco chiamati cristalli spirituali.
Purtroppo non è tutto rose e fiori in Spirit of the North 2, poiché sono presenti diversi problemi che riguardano il movimento della volpe: ad esempio, i salti non sono sempre perfetti, risultando in diverse sezioni parecchio macchinosi e fastidiosi, soprattutto in momenti delicati dove la precisione è essenziale.

Comparto Artistico e Tecnico
Dal punto di vista artistico, Spirit of the North 2 riprende fedelmente le terre norrene, alternando paesaggi verdi e maestosi a foreste misteriose ed utilizzando in maniera diversa i colori per esprimere lo stato d’animo che si respira nell’ambiente, senza utilizzare una singola linea di dialogo. I modelli 3D dei personaggi sono realizzati in maniera eccellente, senza lasciare spazio a sbavature e mancanze a livello visivo.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, dato l’utilizzo di Unreal Engine 5, appena avviata la partita abbiamo notato diversi momenti di stuttering, soprattutto quando si attraversa una zona non ancora esplorata. Per il resto, non abbiamo trovato nessuno tipo di bug in grado di compromettere in maniera grave o permanente la nostra partita.
Ringraziamo Pressengine per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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