Sappiamo da tanto tempo che il mondo dei roguelike è pieno di titoli interessanti e degni di essere giocati dagli appassionati del genere, ed emergere da questo mercato denso di prodotti che tendono ad assomigliarsi è una sfida spesso difficile che solo pochi titoli degni di nota hanno superato.
Dopotutto, ogni nuova uscita deve riuscire nell’intendo di conquistare anche una piccola parte di videogiocatori per restare impresso nella mente dell’utente. Ed è in parte quello che è successo con Soulslinger: Envoy of Death, titolo sviluppato da Elder Games, che riesce ad offrire un’esperienza fresca grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 5, riprendendo meccaniche già viste in diversi altri titoli roguelike ma con una propria identità personale.
Ma sarà stata un’esperienza gradevole sotto tutti i punti di vista? Oppure esiste anche un lato negativo che aspetta solo di essere scoperto? Non resta altro che imbracciare le armi e scoprirlo in questa recensione!
Trama
Parlare della trama in questo tipo di titoli può sembrare quasi superfluo, considerando che lo scopo dell’esperienza risiede tutto nel suo gameplay pieno di sangue e morte, ritornando costantemente nell’hub per ricominciare ancora e ancora.
Tuttavia, bisogna dare atto agli sviluppatori per aver costruito un minimo il contesto attorno al gioco che, seppur di semplice fattura, prova a dare un senso in più al titolo anche se a volte cede in diversi cliché che nei roguelike ritroviamo spesso. Ma procediamo con ordine.

L’incipit narrativo è chiaro ma già visto, nonostante risulti essere funzionale per lo scopo di Soulslinger: Envoy of Death, dove il nostro protagonista perde la vita insieme alla moglie a seguito di un tragico incidente. Un punto di partenza che richiama diverse atmosfere già esplorate, tra cui possiamo citare il giustamente acclamato Painkiller, titolo di punta del genere che offre una premessa alquanto simile oltre che lo stesso gusto per il sangue e lo splatter.
Tuttavia, ciò che ci ha davvero sorpreso è come il titolo da noi provato cerca di cambiare le carte in tavola, portandoci direttamente al cospetto della Morte che stranamente ha bisogno di noi come emissario nel Limbo.
Entreremo ufficialmente nei panni di un’anima trattenuta dal proprio destino, scelta dalla stessa mietitrice per diventare un vero e proprio messaggero in cerca di anime dannate e perdute. Il compito del protagonista sarà inoltre anche quello di abbattere il Cursed King, il signore oscuro che tiene prigioniere queste anime, così da meritarci il riposo eterno con la nostra amata.
Gameplay
L’impostazione del gioco è palese e ben chiara fin da subito, riuscendo ad unire in maniera simbiotica una struttura ciclica di vita e morte dei roguelike con la frenesia e la voglia di distruggere tutto ciò che ci troviamo davanti degli sparatutto.
A livello concettuale sembra solido e ben strutturato, ma si rivela essere di tutt’altra manica la sua realizzazione dove diversi elementi di gameplay sono ancora acerbi, andando ad incidere significativamente sull’esperienza complessiva.
Il sistema di combattimento è tuttavia ben realizzato, offrendo diverse alternative per affrontare la situazione, potendo scegliere un approccio più ragionato o scontrarsi “faccia a faccia” con il nemico grazie agli attacchi ravvicinati, oppure ancora scaricando il caricatore su tutti coloro che hanno il coraggio di presentarsi davanti a noi.
Alla nostra prima partita verremo forniti di un arsenale molto ridotto, rappresentato da un classico revolver, per poi arricchirsi grazie alle armi che possiamo prendere nelle run oppure craftare nell’hub principale, a loro volta migliorabili attraverso l’utilizzo delle “essenze” elementali in grado di alterarne le statistiche.

Questo tipo di potenziamenti, come dice il nome stesso, includono diversi elementi come l’elettricità, il fuoco oppure il veleno, andando ad aumentare la possibilità di personalizzazione dell’arma e la varietà della strategia da applicare per un tipo specifico di nemico affrontato.
Da non dimenticare inoltre le abilità del nostro personaggio, che ci consentono di affrontare ogni partita in modo diverso e unico: quelle attive possono essere di diverse categorie, come proiettili esplosivi o colpi AOE utili soprattutto per le ondate impellenti; mentre le abilità passive forniscono vantaggi permanenti all’interno della singola run, come maggior mobilità o resistenza ai danni.

Tuttavia, ci sono diversi aspetti che rendono l’esperienza molto pesante, come le meccaniche di ricarica delle armi che spezzano la continuità del gioco e risultano troppo frequenti oltre che molto fastidiose, soprattutto durante scontri concitati e densi.
Un problema ovvio fin dai primi minuti di gioco è il comportamento dei nemici, molto ripetitivo e poco dinamico, sottolineando quanto l’intelligenza artificiale tende a seguire un path prestabilito e già visto, senza dare la sensazione di imprevedibilità e di costante pericolo. Ad aiutare non sono nemmeno le arene proposte dagli sviluppatori, che non offrono tanta diversificazione a livello di contenuti.
Comparto Tecnico e Artistico
Per quanto riguarda il comparto artistico, Soulslinger: Envoy of Death utilizza l’espediente originale di ambientare l’intero gioco in un mondo western realizzato con grande stile e con cura, che però va talvolta in contrasto con i nemici che risultano essere realizzati invece con pochi dettagli, andando a ridurre l’impatto visivo della struttura generale dell’esperienza.
La componente sonora riesce invece nel suo intento, risultando solido nell’accompagnare l’azione sanguinolenta del nostro cacciatore di anime con l’utilizzo di tracce rock e metal interessanti e mai ripetitive.

Dal punto di vista tecnico, come abbiamo anticipato nell’introduzione della recensione, il titolo utilizza il motore grafico Unreal Engine 5, che in molti casi riesce a dare parecchia soddisfazione rendendo gli ambienti semi-realistici e sfruttando soprattutto gli effetti di luce per un’illuminazione coerente con il mondo di gioco.
Tuttavia, il frame rate risulta essere molto altalenante, andando a creare diversi problemi di prestazioni e costringendoci ad abbassare di molto le impostazioni grafiche, che con nostra sorpresa non andavano a migliorare di tanto la situazione. Speriamo che questi problemi vengano risolti in tempi brevi, dato che attualmente risulta essere il problema più grande dell’intero titolo.
Ringraziamo Headup Games per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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