
Nell’ormai lontano 1993 venne pubblicata, per Amiga e MS-DOS, una delle avventure grafiche piu’ affascinanti ed iconiche di quel millennio; era l’epoca d’oro dei sistemi a 16bit Commodore che dominavano letteralmente il mercato.
Parliamo di Simon The Sorcerer, titolo sviluppato da Adventure Soft che, come pochi altri esponenti del genere, possiamo definire tranquillamente come uno dei migliori giochi punta e clicca della storia videoludica.
Gli anni passarono, il giovane mago si ripresentò successivamente con altri quattro capitoli fino al 2010, quando nella sua ultima interazione (Simon The Sorcerer V – L’invasione degli extraterrestri), raggiunse un livello qualitativo e di vendite decisamente basso.
Dopo quindici anni ci ha pensato Smallthing Studios, uno studio tutto italiano con sede a Chiavari, in Liguria, a riprendere in mano l’IP nel tentativo non solo di rilanciare il brand, ma anche di provare a creare qualcosa che possa dare seguito a successivi episodi.
Fin dai primi leak e video di presentazione il nuovo Simon The Sorcerer Origins, disponibile dal 28 ottobre per PC, Switch 2, PS5 e XBox Series X/S, ha destato curiosità ed interesse soprattutto tra gli appassionati, curiosi di carpire dettagli sulla nuova ricetta pensata dagli sviluppatori.
Abbiamo finalmente avuto modo di provare il gioco e siamo pronti per svelarne trucchi, magheggi, incantesimi e pozioni; se volete saperne di piu’, armatevi di cappello e bacchetta magica e seguiteci nella nostra recensione completa.
Bentornato caro giovane Simon!
La parola Origins, aggiunta al titolo di questo nuovo episodio, racchiude appieno l’idea centrale che Smallthing Studios ha cercato di proporre ai giocatori di vecchia e nuova data.
Sostanzialmente questa nuova avventura grafica ci riporterà indietro nel tempo, agli albori della serie, ancora prima del Simon The Sorcerer datato 1993.

Ci troveremo di fronte ad un vero e proprio prequel che esplora le origini del mago, un dodicenne ribelle e sarcastico, che viene trascinato in un mondo magico da un’antica profezia.
In quella nuova realtà, dovrà risolvere enigmi complessi, usare dispositivi alchemici e imparare incantesimi per combattere le forze del male, il tutto mentre affronta le sfide tipiche della sua età e un nuovo, eccentrico mondo di maghi e creature.
Nuovi personaggi e vecchie conoscenze
Ma andando con ordine, la storia inizia con il protagonista che, a causa di diatribe scolastiche e familiari, è costretto a trasferirsi a casa di sua nonna insieme alla madre.
E’ proprio nella nuova residenza che si imbatte in un misterioso portale che lo catapulta in un’altra dimensione… per certi aspetti a lui nuova, ma che contiene personaggi e alcune ambientazioni che in realtà i fan storici ricorderanno molto bene.

Simon però non è ancora il sorprendente (più o meno) mago che tutti conoscono; è un semplice ragazzino dodicenne, con tutti i problemi, le ansie, paure e la ribellione tipiche di quell’età.
Interessante notare come il gioco tenti di affrontare temi profondi come il rapporto con i familiari, le difficoltà della pre-adolescenza e, soprattutto, il suo primo, confusionario e involontario approccio al mondo della magia.
Il nostro eroe non sarà solo, ma incontrerà Calypso (ebbene si, il mago presente nel primo episodio), che avrà il compito di aiutarlo a capire come mai si ritrova lì e soprattutto trovare un modo per riportarlo indietro (cioè avanti) nel tempo.
Questo includerà anche esplorare il mondo di gioco per recuperare dei Tomi Perduti appartenenti ad un fantomatico Primo Mago, fino ad affrontare il pericoloso negromante Sordid , anche lui una vecchia conoscenza degli appassionati della serie.
Narrazione immersiva e sarcastica
Quello che ha sempre contraddistinto fin dalle origini l’opera creata dai fratelli Simon e Mike Woodroffe è la narrazione ricca di british humor e soprattutto la caratterizzazione dei personaggi, che attirano l’attenzione ed interesse del giocatore.
In questo senso Smallthing Studios è riuscita a mantenere pienamente lo stile originale arricchendo quindi l’avventura di battute sarcastiche, situazioni improbabili e momenti che strapperanno inevitabilmente piu’ di un sorriso.

Anche lo stile grafico e le scene di intermezzo, realizzate completamente a mano, fanno comprendere quanto gli sviluppatori non volessero discostarsi troppo da uno stile narrativo che ha fatto la storia, ma semmai aggiornarlo ai tempi di odierni.
Il tutto funziona molto bene e anche se la trama non tocca picchi di originalità assoluta, proprio grazie al carisma, alla simpatia dei personaggi e alle tante situazioni buffe in cui verremo coinvolti, ecco che le ore trascorreranno velocemente fino al termine dell’esperienza.
Scervelliamoci tra enigmi e puzzle
Andando ad analizzare il gameplay ci troveremo al cospetto di una classica avventura punta e clicca in cui sarà necessario risolvere puzzle ed enigmi per poter proseguire.
Gli appassionati si ritroveranno subito a loro agio nell’utilizzo di mouse e tastiera (ovviamente appannaggio solo degli utenti PC), mentre chi giocherà su console potrà utilizzare il solo gamepad, comunque molto ben implementato.
Per la creazione di questo nuovo Simon The Sorcerer lo sviluppatore ha affondato a piene mani, e si è ispirato, a grandi opere di studi come Lucas Arts o Revolution Software (solo per citarne alcuni).
Origins condivide proprio con illustri esponenti quali Monkey Island o Broken Sword una difficoltà generale abbastanza elevata e che, in piu’ di una circostanza, ci ha dato del filo da torcere.
Attenti osservatori
La prima cosa da non dare per scontata, che forse potrebbe esserlo per chi è avvezzo a questo genere di giochi, è l’osservazione “chirurgica” di tutti gli ambienti che risulta fondamentale, senza tralasciare nessun dettaglio, oggetto o particolare.
Attraverso la pressione del tasto TAB sulla tastiera avremo modo di visualizzare sullo schermo tutto quello con cui potremo interagire e su cui investigare, e questa è una funzione che abbiamo utilizzato spesso.

Inoltre sarà necessario prendere nota di tutte le citazioni, versi e simboli che ci aiuteranno a comprendere come risolvere determinati enigmi, che in piu’ di un occasione, non si trovano nella medesima stanza o scenario.
Anche i dialoghi con i tanti personaggi del gioco e le risposte alle domande che potremmo rivolgere, ci aiuteranno a comprendere dove andare a recuperare anche un singolo elemento od oggetto; insomma, anche questo Simon The Sorcerer, esattamente come i precedenti capitoli, premia i giocatori piu’ attenti e scrupolosi.
Cappelli, bacchette ed incantesimi
Il nostro giovanissimo mago potrà contare su tutta una serie di strumenti magici che risulteranno fondamentali non solo per la risoluzione di puzzle ed indovinelli, ma anche per creare e modificare la materia.
Gli incantesimi, che ricordano i quattro elementi (acqua, terra, fuoco, aria), ampliano le possibilità di risoluzione degli enigmi e introducono una nuova “dimensione” di gioco che non è solo quella di utilizzare gli oggetti raccolti… ma di modificarli e “miscelarli” magicamente tra di loro.

A questi si aggiungono due cappelli magici che il nostro protagonista potrà indossare e con i quali potrà mutare le proprietà intrinseche di determinati elementi e la percezione degli stessi all’esterno, influenzandone quindi l’utilizzo.
Per fare un esempio pratico un semplice incensiere, può diventare “benedetto” cambiando il copricapo, e sbloccandone così nuove possibilità di interazione.
Incantesimi e cappelli risultano essere varianti decisamente brillanti, ma anche la classica lama a doppio taglio, perché rende quasi impossibile affidarsi al metodo del “provare ad abbinare tutto finche non azzecco quella giusta“.
Le variabili aumentano, e la logica degli enigmi richiede un’attenzione ancora più marcata, un ragionamento che va oltre la semplice sperimentazione… soprattutto quella “a caso“.
Longevità ad personam
Mai, come in questo caso, possiamo dire con esattezza quante ore potreste impiegarci per portare a termine Simon The Sorcerer Origins.
Se avrete modo di leggere altre recensioni vi renderete conto che alcuni scriveranno sette/otto ore, altri dodici, altri ancora quindici o sedici… una tempistica diversa, per completare la stessa medesima avventura.

Questo perché, come detto in precedenza, non solo la difficoltà di enigmi ed indovinelli è abbastanza elevata, ma dipenderà molto dal vostro grado di concentrazione e attenzione ai particolari oltre che ad una certa “elasticità mentale“.
L’opera di Smallthing Studios non contempla la superficialità! L’apparenza e la frenesia sono pesi di cui disfarsi velocemente per farsi trovare pronti ad affrontare l’avventura, senza il rischio di abbandonarsi al caso.
Il risultato è un’esperienza che, nel nostro caso, ha raggiunto quasi le quindici ore di gioco, e non vi neghiamo che per alcuni enigmi abbiamo speso diverse ore nel cercare di capire come poterli superare.
Ho 47 anni, non ero certo alla prima esperienza su un avventura punta e clicca, ed ho avuto il privilegio di giocare al primo Simon The Sorcerer su un “fiammante” Intel 486, ma questo non significa che Origins non possa mettere in difficoltà anche i veterani del genere.
Una piccola opera d’arte
Chiudiamo la recensione di Simon The Sorcerer Origins analizzandone il comparto tecnico e grafico.
Abbiamo apprezzato l’opera di Smallthing Studios che si avvale di una vena stilistica distinguibile ed unica, che vuole rimanere fedele al passato pur proponendo qualcosa dal tratto più moderno, al passo con i tempi.

Gli scenari e fondali completamente disegnati a mano, uniti agli oltre 15.000 frame utilizzati per realizzarli, rendono l’esperienza una vera gioia per gli occhi.
Anche la scelta di colori e tonalità risulta particolarmente azzeccata, riuscendo a trasmettere sensazioni giocose “mature“, senza mai scadere quindi nell’infantile.
Per quello che concerne l’audio, Origins vanta un comparto di buona qualità; il doppiaggio in inglese vede il ritorno di Chris Barrie, storico interprete di Simon, mentre in tedesco quello di Erik Borner.
Entrambe le versioni offrono recitazioni convincenti, in grado di catturare il tono sarcastico e il ritmo comico del gioco.
Piacevole anche la colonna sonora, con musiche d’atmosfera ed il mitico brano di Rick Astley, Together Forever, ad introdurci nell’avventura; abbiamo inoltre apprezzato la traduzione in italiano sia dei menù che dei dialoghi, fondamentali per comprendere bene la storia e soprattutto cosa dobbiamo fare.
Noi abbiamo giocato la versione del titolo su PC ed il gioco risulta estremamente fluido, anche su sistemi non particolarmente “carrozzati“.
Ringraziamo PRHound per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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