Recensione s.p.l.i.t – Il costo della ribellione

Ogni tanto capita che nel mercato vengano lanciate delle piccole perle destinate ad avere un successo fuori scala per una serie di validissimi motivi. È questo il caso di Buckshot Roulette, opera prima dello sviluppatore Mike Klubnika ,che poco più di un anno fa attrasse attorno a sé una foltissima schiera di appassionati.
Dietro ad una componente di gameplay essenziale quanto geniale, bisogna riconoscere che la vera chiave del successo di quest’opera non è che l’essenza stessa dell’autore, il suo stile, la sua spietatezza e l’estetica unica e snervante.

Dalla medesima mente creativa nasce allora s.p.l.i.t, una cortissima e profondamente autoriale esperienza che punta a rievocare se non addirittura superare i picchi di tensione raggiunti da Buckshot Roulette pur perseguendo una strada molto più incentrata sulla narrazione.


Siete pronti a fare la vostra mossa? il tempo stringe!


>Narrazione

In S.p.l.i.t interpreteremo i panni di un hacker esperto intento ad introdursi assieme al suo team nelle infrastrutture informatiche di una grossa azienda dalla dubbia eticità. I preparativi per questo attacco sono imprecisi e snervanti, vedendoci agire via terminale nel tentativo disperato di trovare un punto debole da penetrare senza essere scoperti.
Sapendo tuttavia che le probabilità giocano totalmente al nostro sfavore, la cosa più importante di tutte sarà il preventivare una “via d’uscita”, una che in particolare ci renda irrintracciabili e distrugga il cervello così da renderne impossibile la lettura per mezzo delle tecnologie.

Con poco più di un’ora di playtrough, s.p.l.i.t riesce a mettere in scena un contesto narrativo ricco di dettagli ed aperto alle interpretazioni più variegate.
Ed ancora una volta, in pieno stile Klubnika, ci scontriamo con un terrore quasi esistenziale, ben più radicale della mai scontata paura della morte.


>Gameplay

La quasi totalità del playtrough di s.p.l.i.t si ambienta in una grigia e inospitale stanza nella quale saremo circondati da terminali e oggetti utili all’assalto informatico.
Il nostro compito in quanto giocatori si consuma quasi completamente con l’utilizzo di due terminali specifici, uno per leggere la chat con i nostri collaboratori, e l’altro per eseguire comandi in codice con cui proseguire nella nostra attività di hacking.

All’inizio, approcciarsi a questa interfaccia può risultare un compito difficile, ma non passerà molto prima di prenderci effettivamente la mano.
Del resto, basterà digitare il classico comando “help” per richiamare una legenda contenente i vari codici che potremo utilizzare per navigare nel terminale.
La nostra unica critica in questo caso riguarda invece le tempistiche dei dialoghi, davvero molto diluiti e forse vittima di una ricerca di realisticità nei tempi di scrittura che onestamente non troviamo necessaria. Fortunatamente però, la tensione non si spezza, e anzi continua a salire vertiginosamente man mano che ci avvicineremo al nostro obiettivo, fino a scoppiare completamente in delle sequenze conclusive al contempo esuberanti e profondamente disturbanti.

Avendo fatto esperienza di entrambi i finali, abbiamo avvertito le medesime sensazioni stranianti che ci regalò Buckshot Roulette, ma non di meno pensiamo che questo nuovo titolo manchi completamente di uno dei suoi più grandi pregi, la rigiocabilità.
Vorremmo conoscere meglio questo universo narrativo grigio e spento in cui ci ha catapultati, ma non crediamo che un’esperienza così strettamente narrativa e lineare troverà nuovamente spazio nelle nostre sessioni di gioco.


>Comparto artistico e tecnico

In maniera non differente da quanto visto nelle sue opere passate, Klubnika si serve ancora una volta di uno stile minimalistico riconducibile al filone di titoli PSX.
Oggi come allora, questa particolare estetica rimane perfetta per rappresentare con crudezza le vibrazioni nostalgiche di una distopia orrorifica, e s.p.l.i.t non avrebbe potuto ricevere una tinta più adatta.

Il medesimo discorso si può applicare alle tracce audio, molto reminiscenti dell’opera precedente dell’autore, e per questo frenetiche, ripetitive e quasi martellanti.
Parliamo insomma di un gioco che punta al minimalismo ed in quanto tale può essere esplorato senza difficoltà per mezzo di qualsiasi configurazione, seppur dubitiamo che possa adattarsi ad un dispositivo handheld in mancanza della comodità di una tastiera per digitare i comandi.


Ringraziamo Strange Signals per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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s.p.l.i.t (PC)
In conclusione...
S.p.l.i.t è una brevissima ma intensa esperienza che conferma il talento di Mike Klubnika nel costruire tensione con mezzi essenziali e un’estetica minimalista. Un racconto di hacking e pressione psicologica che si consuma in poco più di un’ora, puntando tutto sulla narrazione e sul coinvolgimento atmosferico, più che sulla rigiocabilità.
Pregi
Narrazione estremamente coinvolgente
Tensione crescente e climax di grande impatto
Il gameplay è piuttosto originale
Lo stile di Klubnika rimane indiscutibile
Difetti
Il sistema di gameplay potrebbe allontanare alcuni giocatori
Molto, molto corto
Scarsa rigiocabilità
7.8
Voto