Shin Megami Tensei è una saga di qualità indiscussa ma che ha sempre faticato a raggiungere il pubblico di massa, in parte per la notoria difficoltà e in parte per uno stile narrativo a dir poco particolare. Tuttavia, Atlus non si è mai arresa e grazie a diversi spin-off è riuscita a ricavarsi la popolarità che meritava.
Nonostante una base simile per tutti questi titoli secondari, incentrata principalmente sull’evocare e fondere demoni per utilizzarli in combattimento, questi sono tanto differenti l’uno dall’altro da aver dato vita ad intere saghe parallele.

Se da un lato abbiamo quindi Persona, che a tutti gli effetti ha portato una notorietà incredibile alla saga con il suo quinto capitolo, dall’altro abbiamo i figli minori di MegaTen che solo nell’ultimo periodo stanno venendo riscoperti dai più.
Raidou Remaster: The Mystery of the Soulless Army fa proprio parte di quest’ultimo gruppo. L’idea era quella di portare lo stile di Megami Tensei in un setting più action e con una storia più lineare, e il titolo, che al tempo della sua uscita su PS2 ebbe scarso successo, con un lavoro di restauro oggi ci viene presentato ancora una volta in questo elettrizzante pacchetto.
Si tratta però di una scialba riedizione con una nuova veste grafica o del modo definitivo di poter vivere questa storia? Scopriamolo assieme nella recensione di oggi!
Incipit narrativo
Sono gli anni ’30 e Tokyo sta passando un periodo di grande subbuglio tra palazzi in costruzione e strade affollate dalle persone più disparate, ed è qui che noi prendiamo il controllo di un giovane domatore di demoni chiamato Raidou Kuzunoha XIV.
Lavorando per una società segreta di nome Yatagarasu, ci viene affidato l’incarico di tenere al sicuro la capitale nipponica con l’aiuto del nostro mentore, un gatto parlante di nome Gouto, assumendo come copertura quella di un apprendista investigatore in un’agenzia privata.
Fingendoci gli aiutanti di un certo “Narumi“, inizieremo quindi la nostra ronda contro le forze del male, che ben presto ci metterà nel mezzo di una fitta rete di intrighi e colpi di scena.
La narrativa del titolo è divisa in episodi, un espediente che si lega perfettamente ad un incipit tanto semplice, con capitoli che si sviluppano come piccoli casi da risolvere con i nostri muscoli da investigatore privato.

Molte indagini sembrano auto-conclusive ad un primo impatto, in quanto ci verranno affidate la ricerca di persone scomparse o lo sventare aggressioni misteriose, tuttavia avanzando con la trama diventerà palese che tutti gli strani avvenimenti che stanno imperversando a Tokyo e dintorni fanno parte di un disegno più grande.
Mentre questo tipo di trama è sicuramente una delle più gettonate a livello generale, è estremamente diversa da ciò a cui è abituato il pubblico di Persona o MegaTen e, anche se le vicende ci mettono un po’ ad ingranare in parte proprio per via della struttura ripetitiva ed episodica, è estremamente rinfrescante poter affrontare le tematiche delle storie di Atlus in uno stile più rilassato e convenzionale.
Inoltre, vale davvero la pena arrivare alle battute finali del titolo, visto che il climax narrativo di questo gioco è davvero di tutto rispetto e praticamente imprevedibile.
Non tutto è perfetto però, con molti dei capitoli iniziali che vengono dedicati ad introdurre il mondo di gioco, e c’è da dire che alcuni dei dialoghi sono estremamente ridondanti specialmente durante gli incarichi secondari.

A fare da contrappeso alla narrativa che fatica ad ingranare però c’è un cast di personaggi davvero ben caratterizzati, per quanto alcuni rimandino a stereotipi già visti, che riescono a far affezionare facilmente il giocatore e rendono le parti iniziali del titolo estremamente più divertenti.
Tirando le somme, la storia di Raidou è divertente ed imprevedibile anche se, confrontandola a trame filosofiche come SMT3 o Strange Journey, manca dello stesso impatto che caratterizza alcuni dei titoli più famosi di Atlus e impiega diverse ore prima di diventare davvero interessante.
Gameplay
Il Gameplay di Raidou Remaster si divide in sezioni di esplorazione e in dungeon da affrontare incentrati sulle componenti action del titolo: potremmo infatti sfruttare combo di spada, incantesimi e le nostre doti da evocatore per sbaragliare i nemici che ci si pareranno davanti.
Quando si entra in combattimento, veniamo accompagnati da due dei nostri demoni, la cui intelligenza artificiale lascia purtroppo parecchio a desiderare, che sfrutteranno le loro abilità innate per aiutarci sia con magie di supporto che con attacchi elementali.

Si può mettere in pausa la lotta in ogni momento per utilizzare oggetti o per impartire ordini diretti ai nostri demoni in modo da usare l’attacco giusto nell’attimo giusto, permettendoci di sfruttare facilmente le debolezze dei mostri avversari stordendoli e infliggendo loro maggiori danni. Tuttavia, non si è mai davvero incoraggiati ad essere così tattici se non nelle difficoltà più alte.
Molto spesso, infatti, conviene concentrarsi sulle schivate e sugli attacchi di Raidou, lasciando liberi di agire i nostri demoni come meglio credono: per quanto possano sprecare inutilmente quantità imbarazzanti di MP, i nemici non sono così ostici da rappresentare un vero e proprio problema.
Gli unici combattimenti che richiedono un minimo di attenzione sono le bossfight che, grazie ad alcuni attacchi imparabili e ad una corazza speciale, non permettono di abusare né delle debolezze elementali né dell’estrema mobilità di Raidou.
Il gameplay action del titolo quindi offre una buona profondità che non stucca grazie al continuo ricambio di demoni da poter schierare in battaglia e alle novità introdotte nella remaster, che affronteremo tra poco.
Indagatore dell’occulto ma non troppo
Raidou non è solo un valente combattente ma anche un apprendista investigatore, e una parte fondamentale del gameplay è ovviamente dover indagare sui casi che ci vengono assegnati.
Il mondo di gioco è suddiviso in piccole mappe in cui è possibile interagire con diversi NPC sparpagliati per le strade: i dialoghi sono innocui e a volte ci svelano piccoli retroscena sugli avvenimenti in corso, ma l’unica cosa che ci farà proseguire sarà parlare con la persona giusta al momento giusto.

Di tanto in tanto dovremmo utilizzare alcune delle abilità passive dei nostri demoni, come analizzare porte nascoste o volare per poter superare alcuni baratri, ma sono sezioni estremamente semplici che a stento possono chiamarsi puzzle.
Un vero peccato, perché potersi portare dietro il proprio demone preferito e leggere nel pensiero di alcuni dei personaggi secondari non smette mai di essere divertente e ci ricorda in parte la possibilità di poter andare a zonzo con i nostri Pokémon nei remake di seconda generazione, e la mancanza di meccaniche investigative in un titolo con una premessa simile si fa sentire.
Differenze con l’originale
Arriviamo quindi alla parte più importante di una recensione come questa: Raidou Remaster a tutti gli effetti è più un Remake vero e proprio che un semplice strato di vernice nuova su un gioco vecchio.
Molti dei cambiamenti introdotti sono tanto positivi ma alcuni dei punti dolenti del gioco, che abbiamo toccato nelle sezioni precedenti di questa recensione, sono scaturiti proprio dalle novità apportate.
Ad esempio la mancanza di meccaniche investigative si avvertiva molto meno in originale visto che era compito del giocatore dedurre con chi parlare e in che momento, mentre in questa riedizione è invece presente sulla mappa perennemente un grosso punto esclamativo che ci indica dove andare.
Ovvio che per i giocatori più impazienti questa potrebbe sembrare una vera manna dal cielo, ma gli indizi forniti da Gotou nei suoi dialoghi sono più che abbastanza per capire come avanzare nella trama principale.

Per quanto riguarda il combattimento, invece, tutte le animazioni sono state rese più fluide e godibili e l’interfaccia di gioco è cambiata per essere più intuitiva, poi sono state aggiunte nuove mosse speciali a seguito di schivate perfette o dopo aver sbilanciato un nemico.
Questi attacchi devastanti in parte rendono il gameplay, già semplice dell’originale, ancora meno complesso, ma le animazioni con cui possiamo distruggere intere orde di demoni sono davvero ben realizzate.
I veri cambiamenti che rendono questa riedizione una remaster di tutto rispetto sono l’aggiunta di un doppiaggio per quasi tutti i dialoghi presenti in gioco e le modifiche apportate al sistema di fusione ed evocazione dei demoni.
Non solo è stata aggiunta l’opzione di salvare versioni diverse dello stesso demone, utile per chi vuole provare diverse build, ma è stato anche ampliato il roster di mostri evocabili di quasi il doppio, andando a scegliere tra alcuni dei demoni più apprezzati dal pubblico introdotti dai nuovi capitoli di Shin Megami Tensei.

Quindi, se da un lato abbiamo un gioco estremamente più semplice da giocare grazie ai diversi elementi Quality of Life (QoL) introdotti, come anche la possibilità di salvare in qualsiasi momento, dall’altra alcuni dei cambiamenti sembrano del tutto gratuiti e fatti solo per poter rendere il gioco più appetibile ad un pubblico di massa.
Comparto artistico e tecnico
Le nuove texture e i nuovi modelli tridimensionali sono particolarmente gradevoli, nonostante la versione originale del gioco PS2 avesse indubbiamente un fascino diverso anche solo per le limitazioni dell’hardware su cui era stato sviluppato, mentre alcuni dei design dei demoni sono stati censurati con poco tatto.
Se fossero stati cambiati i design con aggiunte intelligenti non avremmo avuto niente da ridire, ma tuttavia qui si parla solo di censure invasive e pigre che rendono l’estetica del demone semplicemente più banale.

Le OST, d’altro canto, sono state affidate a Shoji Meguro e, come ogni altro titolo MegaTen e non a cui ha lavorato questo genio musicale, non deludono per niente legandosi perfettamente agli ambienti presentati da nuove inquadrature e nuovi dettagli sugli sfondi animati.
A livello tecnico invece non abbiamo avuto nessun problema da segnalare durante le nostre trenta ore di gioco, a parte la lentezza di alcuni caricamenti che probabilmente hanno messo a dura prova la nostra Switch.
Ringraziamo Cosmocover per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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