Recensione Patapon 1+2 Replay – Il ritorno della tribù ad un ritmo moderno

Negli ultimi tempi la nostalgia ha invaso in maniera preponente il panorama videoludico, fiondandoci addosso un numero considerevole di remaster e di remake. La riproposizione di PATAPON 1+2 Replay si è mostrata come una piacevole sorpresa in grado di catturare l’essenza del franchise originale, portando una veste rinnovata dei titoli in questione. Questa collezione riporta sul mercato due produzioni interessanti che, all’epoca del loro debutto all’interno della PlayStation Portable, si sono affermati come dei capolavori per quell’epoca, sviluppati originariamente dall’amata Japan Studio e riadattati da SAS Co., sotto il lavoro di Bandai Namco.

I due capitoli propongono un’idea tanto originale quanto intrigante e azzardata, ovvero unire le meccaniche coinvolgenti di un rhythm game con componenti pienamente strategiche; un connubio che ha affascinato un’intera generazione di videogiocatori ormai cresciuta e immersa in nuove esperienze ludiche diverse. Questa raccolta si può configurare come un omaggio all’ormai chiusa casa di sviluppo nipponica, che ha regalato al pubblico titoli come Gravity Rush, Ape Escape e Ico, scrivendo una delle pagine più importanti della storia delle console Sony.

Prepariamoci a dare il via alle danze con questa recensione, immergendoci nuovamente in un mondo pieno di musica, strategia e avventura!


Lunga vita all’Onnipotente

Il comparto narrativo che anima il mondo di PATAPON 1+2 Replay si presenta con una struttura minimale e diretta, una scelta che, lungi da essere un segno di pigrizia o scarsa immaginazione, si rivela straordinariamente efficace nel comunicare le vicende attraverso un linguaggio prettamente visivo e sonoro, ripieno di simbolismi e melodie inconfondibili. Il giocatore, che prende il ruolo dell’Onnipotente, un’entità ultraterrena, è chiamato a capitanare la tribù di queste creature particolati, ovvero i Patapon, caratterizzati da un unico e grande occhio, ornai da armi ed elmi che ne proteggono la vita.

Il loro obiettivo principale è quello di scoprire la verità su una leggenda antica quanto il loro stesso popolo, quello di raggiungere la mitologica Fineterra, un luogo quasi onirico dove dimora l’entità conosciuta come “QUELLO“, portatore di un potere inimmaginabile capace di esaudire ogni desiderio e di garantire pace e prosperità eterna alla tribù.

L’incipit narrativo del primo capitolo ci al principio delle vicende: i Patapon subiscono un attacco da parte degli Zigoton, una tribù rivale armata fino ai denti che rade al suolo il loro villaggio, disperdendo il popolo e privandoli delle loro case e dei loro preziosi strumenti musicali in grado di potenziare le entità natie. Dopo questa sconfitta, i piccoli Patapon intraprendono un viaggio epico attraverso un mondo vasto e pericoloso, colorato da diversi biomi che non risultano essere semplici sfondi, ma veri e propri ostacoli da distruggere. I primo tra tutti è il deserto di Dodonga, posto nefasto e pronto a incenerire la nostra tribù.

Nel secondo capitolo, la narrazione riprende con una transizione piuttosto sorprendente, passando da un trionfale passo in avanti verso Fineterra ad un disastroso naufragio su un’isola sconosciuta. Viene inoltre introdotto un nuovo nemico: i Karmen, una tribù enigmatica che, al posto dei classici elmi, indossa maschere appariscenti. Determinati a ostacolare i Patapon nel loro viaggio, questi nuovi avversari svelano progressivamente che il destino della tribù protagonista è in realtà molto più grande e complesso di quanto avessero mai immaginato.
In questa raccolta non c’è stato alcun tipo di aggiunta a livello narrativo, del resto non se ne sentiva affatto il bisogno.


Segui il ritmo e non fermarti

Il cuore pulsante dell’intera esperienza risiede nel gameplay, che rimane sostanzialmente fedele alla versione originale e, come accennato in precedenza, si basa su un’interessante fusione tra ritmo musicale e strategia militare. Questo connubio crea una connessione diretta e profonda tra il popolo dei Patapon e l’Onnipotente, ovvero il giocatore stesso. Per interagire con questi esseri monocoli, è necessario premere a tempo i quattro comandi fondamentali per procedere verso Fineterra, rappresentati dai tamburi PATA, PON, CHAKA e DON, ognuno in grado di sprigionare la potenza combattiva dei Patapon.

Esistono ovviamente combinazioni specifiche per far avanzare le truppe (PATA, PATA, PATA, PON) e per attaccare quando un nemico si trova nel raggio d’azione (PON, PON, PATA, PON); tuttavia, non si tratta di premere a casaccio semplici sequenze, ma di seguire il ritmo che ci viene imposto dalle truppe e dal gioco stesso, guidati da una cornice bianca che funge da metronomo visivo. Ogni sequenza deve essere composta da quattro colpi e, se il canto degli esseri monocoli viene interrotto, il ritmo si spezzerà, precludendo la possibilità di creare combo e di sfruttare la meccanica del FEVER.

Questa meccanica può essere paragonata a uno stato di frenesia in cui tutti i Patapon sono esaltati e pronti a scatenarsi a piena potenza, un vero e proprio canto di guerra che si attiva mantenendo una catena ininterrotta di comandi, premiando la costanza e il ritmo del giocatore. Una volta entrati nella modalità FEVER, la tribù viene potenziata esponenzialmente, ottenendo danni aumentati e velocità raddoppiata.

Dopo ogni missione si ritorna all’accampamento, un luogo di riposo e di preparazione, in cui è possibile migliorare e reclutare nuove unità di combattimento. Questo processo inizia con la liberazione della loro anima all’interno dei vari stage, per poi procedere alla loro creazione vera e propria attraverso la piantagione di diversi materiali recuperati sul campo di battaglia. Il gioco non offre un tutorial esaustivo per comprendere appieno come creare i Patapon più forti, e se da un lato questa scelta potrebbe infastidire i giocatori meno vogliosi di esplorare le meccaniche di gioco, dall’altro si va a premiare la curiosità e la voglia di sperimentare in autonomia.

Nel secondo capitolo, questa componente viene evoluta, introducendo un sistema di progressione dei Patapon più trasparente, con l’implementazione di alberi evolutivi e un sistema di arruolamento delle creature più immediato e intuitivo. Anche le attività secondarie rivestono un ruolo importante nell’avanzamento in PATAPON 1+2 Replay, proponendo missioni di caccia in grado di fornire materiali rari per la crescita dell’esercito, oppure la possibilità di suonare insieme a un albero magico per ottenere rami e pezzi di legno pregiati, essenziali per forgiare armi ed equipaggiamento potenti.

Questo aspetto necessita di una quantità di grinding non indifferente, portandoci a ripetere diversi stage per accumulare equipaggiamento e materiali molto rari al fine di aumentare la potenza combattiva dei Patapon. Fortunatamente, in questa raccolta è stato migliorato in maniera complessiva il QoL, introducendo livelli di difficoltà e delle feature di accessibilità in grado di garantire un’esperienza accessibile a tutti.


Comparto Artistico e Tecnico

Dal punto di vista artistico, PATAPON 1+2 Replay preserva l’identità unica del franchise originale, proponendo uno stile minimale che va a valorizzare al massimo l’esperienza visiva e l’estetica peculiare dell’opera. I personaggi, rivisitati e migliorati grazie al lavoro del team di sviluppo, mantengono la loro iconica stilizzazione, con il grande occhio che li contraddistingue e gli elmi personalizzati in base al materiale utilizzato.

Il comparto sonoro si erge come uno dei pilastri dell’esperienza, e grazie alla rimasterizzazione dell’audio, le musiche e le voci dei Patapon risuonano in modo più nitido e definito che mai.

Per quanto riguarda il comparto tecnico di PATAPON 1+2 Replay, il lavoro svolto da SAS Co. risulta semplicemente eccellente: le animazioni sono estremamente fluide e accompagnano le azioni impartite senza alcuna percezione di input lag, garantendo un’esperienza di gioco sempre piacevole e reattiva. Infine, nel corso del nostro playtrough, non abbiamo riscontrato bug né altri problemi tecnici degni di nota.


Ringraziamo Bandai Namco per averci fornito una chiave del loro gioco per realizzare questa recensione.
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Patapon 1+2 Replay
Patapon 1+2 Replay (PC)
In conclusione
PATAPON 1+2 Replay si afferma come un ritorno eccellente, capace di conquistare il cuore dei videogiocatori grazie a un sapiente equilibrio tra modernità e rispetto dell’opera originale, rendendo l’esperienza accessibile e piacevole per chiunque intenda approcciarvisi. Pur presentando un grinding a tratti impegnativo e una narrativa piuttosto essenziale, il lavoro del team di sviluppo nel preservare l’identità artistica e migliorare comparto tecnico e gameplay risulta evidente e apprezzabile. Se siete pronti a battere il ritmo e guidare i Patapon verso Fineterra, questa è senza dubbio l’occasione perfetta per farlo.
Pregi
Gameplay divertente e vario
Quality of Life migliorata
Comparto Tecnico solido
Remastered riuscita senza troppi problemi
Estetica accattivante e originale
Difetti
Grinding richiesto
8
Voto