Uno delle tante modalità con le quali si può riportare in vita una vecchia serie da tempo lasciata senza seguiti è quella del reboot, una vera e propria tabula rasa della narrativa di una saga dalla quale si può ripartire con una trama nuova e personaggi inediti, così da acquisire un pubblico completamente neofita per la propria IP. Tuttavia, al contrario dei remake e delle remastered, i reboot si confermano molto più complessi da realizzare, rischiando spesso di tradire lo spirito della serie originale.
Da una parte vediamo opere molto riuscite come i moderni God of War, che hanno saputo accogliere dei nuove generazioni di giocatori con le loro storie pur senza decanonizzare gli originali e quindi mantenendo i propri fan di lunga data; dall’altra invece vediamo operazioni come DmC: Devil May Cry, rivisitazione degli originali Hack ‘n Slash di casa Capcom diventata celebre proprio per aver completamente abbandonato la trama e il gameplay a cui i giocatori si erano tanto legati, preferendone una versione più giovanile.
Quest’oggi vi parleremo di Painkiller, reboot della saga omonima di FPS ambientata in un violento purgatorio dark fantasy.
Sarà riuscito Anshar Studios a recuperare il fascino degli originali? Scopriamolo insieme!

Trama
Appena apriremo il gioco, verremo catapultati nei panni di Ink, una ragazza maga che si ritrova in un modo a lei alieno senza conoscerne le motivazioni. Confusa e disorientata, viene presto guidata da Metatron, un angelo di cui non vedremo mai il volto ma che ci illustrerà sin da subito la nostra missione: uccidere Azazel e le sue spietate orde di demoni. Armati di spara-paletti tutt’altro che convenzionali e accompagnati da un gruppo di cacciatori alleati, anch’essi alquanto peculiari, ci faremo strada attraverso il purgatorio falciando chiunque ci si pari dinanzi.

Nel parlare della trama del titolo, è sicuramente doveroso fare una premessa: questa, come quasi tutto il resto del gioco, non ha praticamente nessun punto in comune con le restanti installazioni della serie di Painkiller. Nel corso della storia non vi sarà traccia di Daniel Garner e nemmeno dello stile scuro e tagliente che distingueva le opere dello studio polacco. L’unico aspetto su cui le opere convergono è il plot point principale, essendo che sia il gioco di cui vi parliamo oggi che nel resto della serie interpreteremo dei personaggi intenti a sterminare demoni all’interno del purgatorio.

Tuttavia, questo non significa che il titolo non riesca a reggersi sulle proprie gambe, infatti la trama sarà ugualmente godibile per quanto non abbia una grande presenza nel gioco. La storia non avrà mai una tangibile evoluzione tra un livello ed un altro, ma all’interno di questi, tramite i dialoghi tra i personaggi, potremmo scoprire il loro background e questo basterà ad aggiungere una sufficiente profondità all’opera.
Gameplay
Così come gli originali Painkiller prendevano molto dalle serie di Doom e Quake per i loro gameplay, l’influenza delle due serie di FPS permangono anche in questa nuova installazione che presenta un gameplay incredibilmente frenetico e sanguinolento. Assieme ad i nostri compagni, dovremo farci strada attraverso diversi livelli all’interno dei quali dovremo eliminare gruppi di demoni che si faranno sempre più numerosi. Ogni livello è costituito da un insieme di corridoi in cui potremo trovare oggetti utili al combattimento e segreti di vario genere, e da delle grosse arene in cui si consumerà la vera sfida. All’interno di quest’ultime, oltre ad uccidere indiscriminatamente i nemici che ci si pareranno dinanzi, ci verrà chiesto di completare determinate prove che si riveleranno sempre piuttosto semplici fintanto che saremo in grado di comunicare adeguatamente con il nostro team.

I livelli presenti in questa versione di lancio sono tutti piuttosto variegati, e difficilmente danno la sensazione di già visto e ripetuto, tuttavia è doveroso menzionare che questi sono davvero pochi e, data la relativa brevità di ogni partita, saremo in grado di completarli tutti in poche ore. Nonostante ogni stage sia divertente da giocare, una volta che questi verranno completati non vi sarà un vero e proprio movente a darci il desiderio di rigiocarli, riducendo il tutto ad una campagna breve e scarsamente rigiocabile.
Il gameplay è, per fortuna, estremamente soddisfacente, soprattutto grazie al sistema del counter di uccisioni che ci assegnerà dei punteggi sempre maggiori fintanto che riusciremo a mantenere costante la nostra carneficina. La frenesia del gameplay è dovuta anche alla qualità dello shooting e delle armi nel loro insieme, tutte molto differenti tra loro e ognuna con le proprie peculiarità. Appena inizieremo il gioco, a nostra disposizione avremo solamente due armi, ma potremo ampliare il nostro arsenale man mano che acquisiremo sempre più denari.
Ad oggi, le armi disponibili all’acquisto sono poche, ma l’ampia possibilità di customizzazione e la disponibilità di più abilità alternative ci consente di sperimentare contribuisce senz’altro ad un gameplay più variegato.

Tra le meccaniche presenti vi è anche l’uso dei tarocchi, potenziamenti che potremo ottenere tramite una lotteria prima di imbarcarci in ogni livello. Seppur vi siano molti effetti differenti legati a ciascuna carta, nessuno di questi risulterà in un grande cambiamento alla nostra partita e quest’ultime saranno praticamente identiche con o senza l’uso di questi bonus, dando l’idea di un concept non realizzato a dovere.
Il titolo si focalizza fortemente sulla sua campagna multiplayer e per questo motivo sarà impossibile giocarci da soli. In caso non avremo qualcuno con cui condividere le nostre avventure, il gioco metterà a nostra disposizione dei bot che si sostituiranno ai nostri compagni, anche se sarà sempre preferibile giocare insieme ad altri giocatori per avere miglior possibilità di comunicazione con quest’ultimi.
La possibilità di cambiare personaggio non ci è data solamente per una mera distinzione estetica tra i vari giocatori, ma ognuno dei 4 disponibili avrà le proprie abilità e bonus che ci renderanno più facile la partita. Sfortunatamente questi bonus, in modo simile ai tarocchi, non porteranno mai a dei cambiamenti radicali al nostro gameplay, e decidere l’uno al posto dell’altro non avrà particolari conseguenze.
Comparto artistico e tecnico

L’aspetto decisamente meglio riuscito di Painkiller è il suo comparto artistico che, pur discostandosi completamente da quello dei suoi predecessori, riesce a dimostrarsi unico e sbalorditivo a più riprese.
Ogni livello è realizzato con la massima cura nei dettagli, creando scenari strepitosi che risaltano rispetto alle tipiche iterazioni del purgatorio al quale siamo abituati. I design dei personaggi, invece, non sono particolarmente ispirati ma si sono rivelati ugualmente abbastanza accattivanti da generare delle preferenze di scelta.

Anche la soundtrack si è rivelata un vero e proprio toccasana per le nostre orecchie e per i nostri massacri, con delle tracce metal sempre estremamente piacevoli all’ascolto che combaciano perfettamente con l’atmosfera generale del gioco, sia nelle battaglie che durante l’esplorazione. Inoltre, le tracce sono interessati da ascoltare anche in contesti esterni al solo gameplay, risultando ugualmente soddisfacenti anche durante un ascolto passivo… qualcosa di per nulla scontato quando si parla di OST.

Infine, uno dei più grandi meriti del gioco sta nel suo comparto tecnico, esempio di come un’ottimizzazione curata può davvero fare la differenza. Anche durante i combattimenti che presentano un gran numero di nemici a schermo, gli FPS non caleranno mai al di sotto dei 50/60, anche su macchine con prestazioni non eccellenti. Questo rende l’opera molto più accessibile al grande pubblico e darà sicuramente meno grattacapi ai giocatori abituati ad avere problemi di prestazioni.
Tuttavia, va detto che il titolo soffre di sporadici problemi inerenti ai server, con questi spesso non disponibili e che quindi ci costringeranno a giocare offline. Questo non sarebbe un grande problema di per sé, se non fosse che quando non sarà possibile giocare online non avremo accesso ai nostri salvataggi, venendo costretti a rigiocare dal tutorial se si vuole fare una sessione.
Ringraziamo Sandboxstrat per averci per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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