Dopo tre anni di accesso anticipato e una montagna di aggiornamenti corposi, Farthest Frontier esce finalmente dalla fase di accesso anticipato per presentarsi nella sua versione definitiva. Il city builder medievale targato Crate Entertainment, software house nota principalmente per l’apprezzato action RPG Grim Dawn, si propone come una delle esperienze gestionali più complesse e complete del panorama attuale.
La domanda sorge spontanea: dopo tre anni di rodaggio, Farthest Frontier riesce davvero a imporsi come il gestionale medievale definitivo, o rimane relegato a prodotto di nicchia per soli appassionati hardcore?
La risposta, come scopriremo, non è meno complessa del gioco.
Una frontiera da conquistare
L’ambientazione di Farthest Frontier ci catapulta immediatamente in un contesto familiare ma che non concede sconti: siamo alla guida di un piccolo gruppo di coloni che ha abbandonato le terre civilizzate per tentare la sorte ai confini del mondo conosciuto. Non c’è una trama elaborata o personaggi da seguire, ma piuttosto una premessa elementare quanto d’impatto : il vecchio mondo non offriva più alcuna speranza, mentre questa terra selvaggia rappresenta l’ultima chance di costruire qualcosa di duraturo.
Il gioco offre tre livelli di difficoltà principali – Pioniere, Apripista e Conquistatore – ognuno dei quali modifica in maniera drastica l’esperienza di gioco. È possibile disabilitare completamente gli attacchi nemici e le malattie per un’esperienza più rilassata (non aspettatevi Town to City), oppure alzare ogni parametro al massimo per mettere alla prova anche i giocatori più esperti e desiderosi di sfida.
Il gameplay

Il cuore pulsante di Farthest Frontier risiede nelle sue meccaniche gestionali straordinariamente articolate, che vanno ben oltre quanto visto nella maggior parte dei city builder che condividono questo setting. Non ci troviamo di fronte a una semplice semina di edifici, ma ad un ecosistema interconnesso dove ogni singola decisione ha ripercussioni sul benessere dell’intero insediamento.
Gestione delle risorse e catene produttive
Al di là del sistema di agricoltura di cui parleremo in seguito, Farthest Frontier presenta catene produttive articolate che collegano materie prime, lavorazioni intermedie e prodotti finiti in un sistema economico simulato con un certo realismo. I villici trasportano fisicamente le risorse dagli edifici estrattivi ai magazzini, dai magazzini alle strutture di lavorazione, e così via, impiegando davvero molto tempo a seconda dei casi.
Legname, pietra, argilla, minerali di ferro e oro costituiscono le risorse base, ma ogni materiale richiede strutture specifiche per essere raccolto ed elaborato.
Ad esempio, il legname va tagliato in assi per l’edilizia avanzata, mentre deve essere spaccato in legna da ardere per riscaldare le abitazioni durante i rigidi inverni.
La rete stradale gioca un ruolo fondamentale nell’efficienza della città: posizionare strategicamente strade e magazzini riduce drasticamente i tempi di trasporto, mentre una pianificazione superficiale può portare al rallentamento progressivo della produzione di risorse.
A sottolineare la profondità di questo sistema, è importante posizionare gli edifici industriali lontani dalle zone residenziali per evitare di abbassare la desiderabilità e impedire gli upgrade delle abitazioni.
Insomma, nulla di troppo nuovo per un city-builder, ma senz’altro un approfondimento non scontato dei titoli che lo hanno preceduto.
Il sistema agricolo
Parlare del comparto agricolo di Farthest Frontier significa confrontarsi con quello che gli sviluppatori definiscono orgogliosamente “il sistema di coltivazione più dettagliato mai visto in un gestionale”, e per buoni motivi.
Il gioco presenta dodici diverse colture, ognuna con caratteristiche uniche che includono tolleranza al caldo, al freddo, preferenze per specifiche composizioni del terreno, e soprattutto un complesso sistema di rotazione delle colture che ricorda da vicino quello utilizzato nell’effettiva epoca oscura.
Ogni campo va gestito considerando molteplici variabili: fertilità del suolo, densità di erbacce, rocciosità del terreno, e persino la composizione chimica tra sabbia e argilla. I contadini lavorano i campi seguendo un calendario di tre stagioni, permettendoci di pianificare rotazioni che mantengano la fertilità nel tempo o la incrementino attraverso coltivazioni leguminose come trifoglio e piselli. Ignorare questi aspetti porta rapidamente a terreni impoveriti e raccolti scarsi, ulteriormente minacciati dalla onnipresente fauna locale e dagli interventi dei predoni. La possibilità di fertilizzare i campi attraverso il compostaggio dei rifiuti umani aggiunge un ulteriore livello di realismo che, per quanto possa sembrare un dettaglio scabroso, rappresenta fedelmente le pratiche medievali.
Fra salute, predoni e altre difficoltà
Uno degli aspetti più distintivi di Farthest Frontier è la gestione meticolosa della salute pubblica, che trasforma ogni decisione urbanistica in una questione di vita o morte.
Non a caso, il gioco simula diverse malattie specifiche con cause e cure altrettanto specifiche. Avere la disponibilità di una casa del guaritore diventa quindi una struttura fondamentale, permettendo di mettere in quarantena i malati e somministrare erbe medicinali.

Questo livello di simulazione può risultare opprimente per chi cerca un’esperienza più rilassata, ma per gli appassionati di gestionali complessi rappresenta una sfida affascinante che richiede attenzione costante ai dettagli.
Sebbene Farthest Frontier sia principalmente un city builder, l’elemento difensivo gioca un ruolo tutt’altro che marginale, specialmente alle difficoltà più elevate. La wilderness che circonda il nostro insediamento non è solo una necessaria fonte di risorse, ma anche di pericoli costanti: lupi affamati, cinghiali inferociti e, soprattutto, bande di razziatori che crescono in forza e aggressività man mano che la nostra città prospera.
Il sistema difensivo si articola su più livelli: inizialmente possiamo erigere semplici palizzate di legno e torri di guardia basiche, che offrono protezione limitata ma sono piuttosto economiche da costruire. Man mano che progrediamo nell’albero tecnologico, sbloccheremo mura di pietra, torri potenziate e caserme per addestrare unità militari dedicate.
Le caserme permettono di reclutare e addestrare diverse tipologie di soldati: arcieri, fanti, picchieri e, nelle fasi avanzate, cavalieri corazzati. Ogni unità ha costi di mantenimento mensili in oro e richiede equipaggiamento specifico che va prodotto attraverso fabbri e fonderie.
Il combattimento è gestito attraverso un sistema di controllo molto basilare in cui possiamo selezionare le unità e impartire ordini di movimento e attacco. Mancano formazioni tattiche elaborate o abilità speciali, il che rende gli scontri piuttosto elementari dal punto di vista strategico.
L’unico elemento di sorpresa è forse quello che permette agli attacchi di arrivare senza preavviso e da direzioni diverse, rendendo essenziale costruire una rete difensiva completa intorno all’intero perimetro.
Insomma, la chiave del successo sta nel numero e nella qualità dell’equipaggiamento piuttosto che nella maestria tattica. La versione 1.0 introduce gli accampamenti di predoni sparsi per la mappa, che fungono da basi nemiche da cui partono periodicamente attacchi.
Eliminarli definitivamente con incursioni offensive riduce la frequenza delle aggressioni e fornisce ricompense in oro e risorse di ogni tipo. Parallelamente, i siti di recupero permettono di assegnare lavoratori a esplorare rovine antiche per recuperare materiali preziosi e reliquie, aggiungendo un ulteriore strato di gestione territoriale all’infuori dei nostri confini cittadini.
Economia e commercio
L’economia di Farthest Frontier ruota attorno a due pilastri fondamentali: la tassazione dei cittadini e il commercio con mercanti itineranti. L’oro generato va investito nel mantenimento delle strutture avanzate, nel pagamento dei soldati, e nell’acquisto di risorse rare che il nostro territorio da solo non può fornire.
Il posto di commercio è una struttura unica che, una volta costruita, inizia ad attirare gruppi di mercanti periodici. Questi commercianti arrivano con inventari variabili, interessati ad acquistare specifiche merci e a venderne altre ad un prezzo più o meno maggiorato a seconda dei casi.
Questo significa che non possiamo fare affidamento su rifornimenti costanti di determinate risorse, rendendo cruciale sviluppare catene produttive interne il più possibile autosufficienti.
Ad ogni modo. vendere sapone, ceramiche, candele e armature genera profitti sostanziosi che alimentano l’economia cittadina in maniera generalmente più efficiente delle tasse e del mercato.
Albero delle tecnologie e Monumenti
La versione 1.0 rivoluziona completamente la progressione con l’introduzione di un albero tecnologico da 142 punti; questo cambiamento offre una libertà invidiabile, permettendo ai giocatori di sbloccare edifici e funzionalità nell’ordine che preferiscono, seguendo strategie personalizzate e situazionali. I punti tecnologia si guadagnano raggiungendo specifici traguardi di popolazione, costruendo determinate strutture, e completando obiettivi di produzione. L’albero si dirama in tre macro-aree: civica, economica e militare, ognuna delle quali culmina in un monumento specifico.

I Monumenti rappresentano il vero endgame di Farthest Frontier, strutture colossali che richiedono investimenti massicci ma conferiscono benefici permanenti estremamente potenti.
Costruire anche uno solo di queste strutture richiede facilmente oltre venti ore di gioco durante le quali dovremo raccogliere quantità astronomiche di risorse avanzate. Una volta completato, il gioco dichiara una condizione di vittoria flessibile, riconoscendo i nostri sforzi ma permettendoci di continuare a espandere e perfezionare l’insediamento indefinitamente.
Parallelamente ai monumenti, la versione 1.0 introduce un sistema di politiche attivabili dal municipio. Sul piano della longevità e della rigiocabilità, il gioco richiede un investimento di tempo considerevole. Una singola partita portata fino alla costruzione di un monumento può superare facilmente le 30-40 ore, gran parte delle quali trascorse a velocità accelerata nell’attesa che le risorse si accumulino e le strutture vengano completate. Questa possibilità è sostenuta dalla generazione procedurale delle mappe, che garantisce differenze nella distribuzione delle risorse, nei biomi e nella conformazione del territorio di partita in partita.
Comparto artistico e tecnico
Dal punto di vista grafico, Farthest Frontier offre una resa visiva davvero piacevole che cattura con efficacia l’atmosfera di un insediamento medievale immerso nella frontiera. Gli effetti atmosferici, pioggia, neve, ciclo giorno-notte e cambio delle stagioni , contribuiscono a costruire un senso di immersione notevole e duraturo nel corso della partita.

Anche per quanto riguarda l’interfaccia, Farthest Frontier propone un sistema informativo completo, con pannelli dettagliati per ogni aspetto della città. Gli overlay attivabili mostrano distribuzione dell’acqua, fertilità dei terreni, copertura dei servizi e altro con un buon livello di chiarezza e pulizia.
Sul fronte delle prestazioni emergono però i limiti più evidenti.
Infatti, anche su configurazioni desktop moderne, il gioco soffre di cali di framerate significativi quando la popolazione supera le 400-600 unità, inficiando sull’esperienza di gioco dal mid-game fino alle fasi finali.
Ringraziamo Terminals.io per averci per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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