Ricordiamo ancora quando, ormai più di 10 anni fa, mostrarono il primo trailer di Fantasy Life, un curioso JRPG fuori dagli schemi dove si poteva essere chiunque si volesse: dal classico paladino al mercenario dal sangue freddo, un mago, un geniale alchimista… o perché no, perfino un semplice fabbro.
Qualsiasi ruolo, che in ogni altro gioco veniva solitamente relegato ad un NPC, qui era a nostra completa disposizione.
Fantasy Life ci metteva al centro di un mondo in cui anche un semplice sarto poteva diventare il protagonista, e il nostro bambino interiore, che negli RPG fingeva sempre di essere il mercante dietro al bancone, non poteva che esplodere di gioia.
Quando finalmente riuscimmo a provarlo, fu amore a prima vista. Ci trovammo immersi in un mondo colorato e abitato da creature dal design unico e inconfondibile, animato da un’atmosfera che difficilmente ci saremmo scordati.
Potete quindi immaginare la sorpresa, e la felicità, quando venne annunciato un sequel del tutto inaspettato su console moderne, che prometteva di riportare quella stessa magia esattamente per come ce la ricordavamo sul piccolo schermo del nostro 3DS.
Fantasy Life i: La ragazza che ruba il tempo è finalmente tra le nostre mani, talmente ricco di contenuti che non sappiamo nemmeno da dove iniziare a raccontare.
E allora non perdiamo altro tempo: tuffiamoci insieme in questa analisi approfondita per scoprire un gioco di ruolo atipico nel suo genere, che non punta a scuoterci con colpi di scena inaspettati o sfide estreme ma ci invita invece in un’avventura tutta nostra dove saremo noi a scegliere come volerla vivere.
Una grande storia dai piccoli passi
Contrariamente al primo capitolo, Fantasy Life i pone una maggiore enfasi sulla componente narrativa che diventa a tutti gli effetti uno degli elementi centrali dell’esperienza, reso evidente fin dai primi istanti grazie alla presenza di numerose cutscene che ci accompagnano già nei minuti iniziali.
Questa volta vestiremo (inizialmente) i panni di un semplice esploratore assunto per assistere il celebre avventuriero Edward, e il suo inseparabile compagno pennuto Pio, con il trasporto di uno scheletro di drago che emana una luce misteriosa puntata verso un’isola sperduta.
I nostri eroi non potevano di certo immaginare che, una volta raggiunta la destinazione, sarebbero stati aggrediti da un oscuro dragone per poi venire salvati proprio da quello stesso scheletro che, contro ogni logica, non solo prende vita sotto i nostri occhi ma ci catapulta nel passato.
Sarà proprio Schele, nome affibbiato alla misteriosa e innaturale creatura che diventerà nostra alleata, a donarci il potere di viaggiare nel tempo, permettendoci di esplorare tre diverse epoche: un presente in cui l’isola è disabitata, un passato in cui la civiltà è agli albori, e un’epoca ancora più remota quando il continente era del tutto inesplorato.

Approfondiremo più avanti le attività e i contenuti specifici di ciascuna epoca, ma è importante sottolineare fin da ora che l’esplorazione rappresenta l’aspetto principale dell’intera esperienza. Che ci si trovi nel presente o in epoche dimenticate, il nostro obiettivo sarà scandagliare ogni angolo dell’isola per ricostruirne la storia e prevenire quel cataclisma che, in passato, sembra averne decretato la fine.
Appare quindi evidente, già da questo brevissimo riassunto, come la narrativa di Fantasy Life i si distacchi dai toni spiccatamente infantili del primo capitolo, abbracciando invece tematiche più avventurose ed epiche.
Attenzione, però: non stiamo comunque parlando di una scrittura profonda e degna del più introspettivo trattato filosofico. La storia rimane semplice e accessibile, pensata per un pubblico giovane ma con un occhio di riguardo anche verso i fan storici della serie che nel frattempo sono cresciuti.

Abbiamo accolto con piacere questo piccolo cambio di rotta, che cerca di proporre una trama un po’ più stratificata e capace ogni tanto di sorprendere, seppur con colpi di scena quasi sempre prevedibili ma che almeno provano a depistare il giocatore.
Anche i personaggi risultano ben caratterizzati e piacevoli da seguire, partendo dal vivace Pio, che inspiegabilmente ora è in grado di parlare, fino alla coraggiosa Lemù, una principessa dal cuore nobile e spirito intrepido.
Nel complesso, Level-5 ha sicuramente compiuto un passo avanti sulla qualità narrativa, anche se non possiamo fare a meno di notare qualche inciampo nel ritmo complessivo dell’avventura. Troppo spesso la storia viene rallentata da eventi poco significativi, che finiscono per diluire l’interesse generale e allungare artificialmente un racconto che già, nella sua interezza, difficilmente supererà le dieci ore.
Il problema si fa sentire soprattutto nelle fasi iniziali, dove la trama sembra quasi più un pretesto per farci esplorare aree che, a conti fatti, incidono poco sul quadro generale, e troviamo che una strutturazione più mirata degli obiettivi avrebbe sicuramente giovato all’esperienza.

Un aspetto tuttavia molto positivo è che, a differenza del primo Fantasy Life, in questo sequel non è necessario utilizzare un mestiere per avanzare nella storia, nonostante siano il fulcro centrale del gameplay. Questo permette di godersi l’avventura narrativa in totale libertà, rimandando, se lo si desidera, la crescita del proprio percorso lavorativo a un secondo momento. Un’opzione che, tra l’altro, ci sentiamo anche di consigliare, dato che aiuta a mantenere un ritmo più omogeneo e coinvolgente durante il racconto principale.
Un mestiere per ogni vita
Come abbiamo già lasciato intendere più volte, la trama rappresenta solo un piccolo tassello dell’ampio puzzle che compone l’esperienza totale di Fantasy Life i, con il corpo principale costituito principalmente dai Mestieri.
Chi ha avuto modo di giocare al primo capitolo saprà già di cosa parliamo: si trattano di ruoli specifici che definiscono le nostre abilità, le attività da compiere e il nostro stile di gioco, suddividendosi in tre grandi categorie che analizzeremo più avanti.
È bene tenere in mente che, a priori della nostra scelta, il gameplay loop alla base ruota sempre attorno all’esplorazione di mappe in cerca di nuovi nemici o materiali, che andremo poi ad utilizzare per creare svariati oggetti destinati alla vendita in modo da acquistare a loro volta strumenti sempre più efficaci.
Un ciclo semplice ma gratificante che viene reso ancora più coinvolgente dalla forte enfasi posta sulla ricerca di elementi, che ci porterà in ogni angolo del mondo per far salire di livello la nostra classe.

Ogni mestiere prevede infatti una progressione interna che ci porterà a scalare i ranghi, partendo come semplici principianti fino ad ambire con il tempo persino al titolo di Maestro e, sognando un po’ in grande, anche a quello di Eroe leggendario.
Per avanzare sarà necessario completare una serie di incarichi specifici che ci ricompenseranno con delle stelle che, accumulandone abbastanza, ci faranno salire di grado e sbloccheranno nuove sfide e ricompense.
Inoltre, a ogni avanzamento di livello (che in questo titolo sono divisi per mestiere) riceveremo anche punti abilità da investire in un pratico albero delle competenze, diverso per ogni classe. Questo sistema ci permetterà di migliorare le nostre statistiche o sbloccare potenti abilità con cui affrontare gli ostacoli più temibili, che si tratti di feroci pantere nere o di inamovibili alberi di fuoco.
L’aspetto RPG, tuttavia, non si ferma qui, con la possibilità di equipaggiare armi, armature e accessori sempre più resistenti e utili per potenziare ulteriormente il nostro personaggio e affrontare sfide via via più impegnative.

Sebbene sia perfettamente possibile concentrarsi su un solo mestiere alla volta, Fantasy Life i è piuttosto concepito per esplorare ogni “vita” disponibile. Completare tutti i lavori rappresenta infatti il celato obiettivo finale del titolo, portando così a un’esperienza molto più longeva, ricca di contenuti e difficilmente noiosa.
Si tratta dopotutto di un’impresa lunga e spesso impegnativa, soprattutto nelle fasi iniziali quando la gestione della stamina (sia in-game che mentale) può mettere a dura prova la vostra determinazione. Ma non lasciatevi scoraggiare: Fantasy Life i è un’avventura che premia un approccio rilassato, quasi “cozy”, e che riesce a intrattenere anche nelle sue fasi più ripetitive purché affrontata con il giusto spirito.

Oltretutto, la possibilità completamente inedita di questo titolo di cambiare mestiere in qualsiasi momento (all’infuori del combattimento) permette una progressione dei lavori molto più fluida, immediata e semplice. Dimenticate i continui ritorni alla gilda solo per cambiare classe, ora potrete affrontare un incarico con il mestiere giusto nel momento stesso in cui vi si presenta.
Inoltre, l’aggiunta di una comoda freccia sulla minimappa che vi guiderà verso l’obiettivo selezionato, che sia un nemico da abbattere o un materiale da raccogliere, rende l’esperienza nettamente più piacevole e fa una grande differenza in termini di Quality of Life.
Ma vediamo ora nel dettaglio come sono stati gestiti i diversi mestieri, sia quelli già noti ai fan del primo episodio che le due nuove aggiunte, ricordando che le “vite” si suddividono in tre categorie principali: Mestieri da combattimento, da raccolta e da costruzione.
Mestieri da combattenti
Partendo dai primi, ci troviamo di fronte a ruoli piuttosto autoesplicativi: il Soldato, armato di spada e scudo; il Mercenario, che brandisce un pesante spadone; l’Arciere, agile e versatile grazie alle sue frecce speciali; e infine il Mago, capace di scatenare devastanti incantesimi offensivi e difensivi.
Pur non analizzandoli uno per uno, è evidente fin da subito come ogni classe offra un gameplay unico e profondamente diverso dalle altre, riuscendo comunque a mantenere un buon equilibrio. Chi vorrà provarli tutti troverà varietà e profondità, mentre chi preferirà specializzarsi potrà comunque godere di un’esperienza solida e appagante.

Rispetto al primo Fantasy Life, dove il combattimento era spesso goffo, legnoso e probabilmente uno degli aspetti meno riusciti, Fantasy Life i compie un netto passo avanti. Qui ci siamo divertiti con praticamente ogni arma provata, complice anche la presenza di numerose abilità che permettono di adattare lo stile di gioco ai propri gusti, favorendo un approccio più dinamico e variabile in base alle situazioni presentate.
Il nostro compito in quanto combattenti sarà affrontare una varietà sempre maggiore di nemici, partendo dalle semplici creature selvatiche fino ad arrivare a potenti boss di alto livello e sempre dotati di un moveset coinvolgente, rapido ma sempre leggibile.
E sebbene l’idea di sfidare più volte gli stessi avversari per scalare i ranghi di ogni singolo mestiere potrebbe apparire ripetitiva, il gioco riesce in parte a mascherare questa ciclicità con incarichi (nella maggior parte dei casi) diversificati e, soprattutto, con un ritmo di combattimento snello e appagante.

Purtroppo non tutto è perfetto, e dobbiamo ammettere di aver riscontrato una notevole bassa difficoltà generale: laddove il primo titolo ci metteva spesso in fuga con la coda tra le gambe (letteralmente, qualsiasi cosa ci asfaltava), qui siamo riusciti ad abbattere nemici anche con venti livelli di differenza senza troppa fatica, specie se utilizzavamo classi a distanza come Arciere o Mago in grado di infliggere danni restando completamente al sicuro.
Un’altra criticità più tecnica che ludica, ma che impatta fortemente sul gameplay dei mestieri da combattimento, riguarda l’intelligenza artificiale dei nemici. Se questi si allontanano anche solo leggermente dall’area di spawn, entrano infatti in uno stato confusionale e tornano indietro, dimenticandosi completamente del giocatore.

In questi casi, non solo smettono di combattere ma diventano anche immuni ai danni, rendendo nullo ogni tentativo di attacco anche con le abilità più potenti finché, dopo un periodo prolungato di spaesamento, non tornano al loro posto.
Il problema avviene anche quando i nemici vengono balzati su superfici rialzate come le rocce, dove spesso non scendono nemmeno concludendo lo scontro e rendono l’intera battaglia impossibile finché non si ricarica l’area.
Mestieri da raccoglitori
Decisamente più tranquilli e meno dinamici, i lavori di raccolta si suddividono in Taglialegna, Minatore e Pescatore. Come suggerisce il nome della categoria, il loro scopo è ottenere risorse naturali quali legname, minerali o pesci, fondamentali per l’aspetto di crafting del gioco.
Concentrandoci inizialmente sui primi due, di stampo più classico e molto simili tra loro, l’attività principale consiste nel premere ripetutamente un tasto per abbattere alberi o scavare vene minerarie, cercando al contempo di individuare il punto debole del bersaglio per colpirlo con un attacco finale particolarmente potente. Ottenere un “Eccellente!” al termine della raccolta aumenta infatti la quantità di materiali ottenuti, con la possibilità di raccogliere anche risorse rare.
Le stesse dinamiche si applicano alla pesca, seppur con la variante che non saremo noi a muoverci attorno all’obiettivo ma sarà la lenza stessa a ruotare intorno a un cerchio che rappresenta le zone colpite del pesce. Anche qui, il colpo finale sarà fondamentale per portare a casa la preda, ma colpire una zona diversa dal punto debole farà aumentare la tensione della lenza, rischiandone la rottura.

La vera sfida di questi mestieri, però, risiede nella gestione della stamina, in quanto ogni azione ne consuma una porzione e, una volta esaurita, non potremo fare altro che attenderne il recupero naturale, salire di livello o utilizzare apposite pozioni tonificanti.
In netto contrasto con la relativa semplicità del combattimento, la raccolta ci è parsa infatti molto più impegnativa, e in particolare le fasi iniziali possono risultare lente e scoraggianti specialmente quando ci troviamo di fronte a materiali troppo resistenti che rallentano notevolmente i progressi.
A rendere il tutto più interessante troviamo anche qui dei “boss”, veri e propri colossi naturali con un’enorme barra della salute e un punto debole che cambia continuamente durante la raccolta. “Sconfiggerli” può richiedere diverse tentativi, e anche un solo livello di differenza può determinare il successo o meno dell’azione, presentandosi quindi come quasi insormontabili nelle prime ore di gioco.
Mestieri da costruttori
Una volta ottenuti i materiali, possiamo venderli oppure trasformarli in qualcosa di nuovo grazie ai mestieri di costruzione, che rappresentano la categoria più vasta e articolata del gioco. Qui troviamo il Falegname, specializzato nella creazione di mobili e strutture in legno; il Fabbro, dedito a forgiare armi e armature; l’Alchimista, capace di produrre misteriosi accessori e pozioni; il Cuoco, pronto a servire deliziose prelibatezze; e infine il Sarto, maestro nella confezione di tessuti e abiti alla moda.
Ovviamente queste sono descrizioni approssimative e solo una piccola parte della varietà sorprendente di oggetti da creare offerta da ognuno di questi ruoli, che rappresentano di fatto l’aspetto crafting del gioco con cui poter abbellire la vostra casa o potenziare il vostro personaggio.
Il vostro incarico sarà infatti quello di costruire sempre più oggetti, combinando i materiali raccolti con altri acquistati dai mercanti sparsi per il mondo.

Il gameplay alla base è lo stesso per tutte le classi di costruzione: ci verrà chiesto di compiere una serie di azioni in sequenza, premendo un tasto singolo, ripetutamente in breve tempo o tenendolo premuto secondo le indicazioni a schermo.
Una formula semplice ma che, nel lungo periodo, può rivelarsi decisamente stancante, soprattutto nelle sessioni più lunghe dove l’ostacolo principale diventa la resistenza delle nostre dita.
Ogni oggetto può essere realizzato in diversi gradi di qualità, e più saremo rapidi e precisi e maggiore sarà il risultato ottenuto. Mentre nella teoria questo sistema dovrebbe premiare l’abilità del giocatore, nella pratica si tratta più di una prova di pazienza che di bravura.
La progressione è lenta, forse la più lenta dell’intero gioco, e per salire di livello saremo costretti a ripetere gli stessi oggetti più e più volte, anche quando non ne avremo più bisogno. Questo loop, inizialmente accettabile, diventa presto un esercizio meccanico e monotono, soprattutto considerando che la quantità di esperienza guadagnata cresce con la difficoltà degli oggetti creati. Non sorprende, quindi, che molti giocatori preferiscano passare all’online per farsi aiutare da chi ha già raggiunto livelli più alti.

Come se non bastasse, a peggiorare il tutto, dobbiamo segnalare anche la sorprendente inutilità del Fabbro e del Falegname, due mestieri che un tempo venivano considerati essenziali. Se in passato questi lavori rappresentavano infatti la chiave per ottenere armi e armature sempre più potenti, oggi risultano quasi superflui dato che gran parte dell’equipaggiamento migliore si può facilmente trovare nelle casse sparse per la mappa, ottenute da nemici o come ricompensa per il semplice avanzamento nei mestieri.
Gli oggetti creati risultano così spesso inferiori a quelli ottenibili semplicemente esplorando, rendendo completamente vano l’impegno dedicato alla loro realizzazione.
Davvero un peccato, perché ciò che in passato rappresentava uno degli aspetti più ricchi e gratificanti ora si rivela essere la categoria più debole, ripetitiva e inutile che ci ha divertito meno e portato ad avanzare più per completismo che per piacere.
Le nuove vite di Fantasy Life i
Tutti i mestieri elencati finora rappresentano tuttavia il ritorno di ruoli già presenti nel primo Fantasy Life, alcuni riproposti con modifiche più o meno incisive di altri, ma accanto a questi dodici troviamo anche due nuove aggiunte inedite: l’Artista e il Contadino.
Il primo, a dispetto del suo nome, è forse il più convenzionale tra i due, trattandosi infatti di un mestiere di costruzione del tutto analogo agli altri della stessa categoria, con la possibilità di creare decorazioni, fontane, accessori per la casa e sculture utili esclusivamente ad abbellire la propria isola. Poco coinvolgente dal punto di vista ludico, ma paradossalmente uno dei ruoli più utili in termini di utilizzo.

Il Contadino, al contrario, rappresenta la vera novità a livello di gameplay, pur risultando tra i meno incisivi sul piano dell’utilità. In questo mestiere ci troveremo a piantare semi, innaffiare le colture e raccogliere ortaggi, il tutto seguendo un ciclo di crescita legato alle ore reali e non al tempo in-game. Questo sistema temporale rende però il mestiere incredibilmente lento, sia in termini di progressione che di ricompense, a causa soprattutto di un costo elevato dei semi e della lunga attesa necessaria alla crescita.
Perlomeno, va riconosciuto al Contadino uno stile di gioco originale nel quale, invece di muoverci intorno alle piante, dovremo letteralmente spostarcici sopra per raccoglierle manualmente una ad una. Un discorso un po’ diverso va fatto invece per le “verdure boss”, che presentano meccaniche simili a quelle degli altri mestieri ma con l’aggiunta di una barra speciale da caricare spostandoci tra punti specifici, che se portata al massimo garantirà un raccolto generoso.

Due mestieri che, oltre ad essere gli unici da sbloccare e non immediatamente disponibili, purtroppo non aggiungono granché al gameplay complessivo, e che dobbiamo ammettere ci hanno lasciati un po’ delusi. Certo, se da un lato l’Artista può piacere a chi ama personalizzare la propria base, dall’altro avremmo preferito un’aggiunta più sostanziosa, magari appartenente a una categoria completamente nuova e capace di offrire un’alternativa fresca a chi, come noi, ha già trascorso oltre un centinaio di ore nel primo capitolo completando ogni mestiere.
I misteriosi Strambini
Prima di passare alle modalità di gioco legate alle epoche temporali, vale la pena soffermarci qualche secondo su una meccanica di gameplay fondamentale e con un’importanza sostanziale lungo tutta la campagna. Parliamo degli Strambini, particolari oggetti animati e dotati di una propria personalità che in realtà in passato erano esseri umani estremamente abili nei loro rispettivi mestieri, trasformati in queste forme bizzarre a causa di un sortilegio e ora intrappolate nei luoghi più insoliti, come dungeon o ricompense per le battaglie contro i Boss.

Per chi ha giocato il primo Fantasy Life, si trattano di volti noti e piacevoli ritorni; ma anche per i nuovi arrivati diventeranno alleati indispensabili per la propria avventura. Trovare e liberare gli Strambini rappresenta infatti una delle attività più importanti del nostro viaggio, dato che, una volta tornati umani, potranno supportarci attivamente fornendoci più stamina durante la raccolta o aiutandoci nei combattimenti.
Il meglio arriva però quando il mestiere dello Strambino corrisponde al nostro attuale, e in questo caso il suo aiuto sarà ancora più mirato ed efficace. Ad esempio, potrà potenziare le nostre abilità nei lavori di costruzione, permettendoci di affrontare compiti avanzati anche senza l’equipaggiamento adeguato, oppure assisterci durante le fasi di raccolta.
Attenzione però: il loro supporto, seppur prezioso, può talvolta giocare brutti scherzi. Non è raro, infatti, che durante la raccolta, dopo aver pazientemente portato una vena mineraria, un albero o un pesce al limite, lo Strambino decida di intervenire con un colpetto finale proprio mentre ci prepariamo ad ottenere un “Eccellente!”, impedendoci così di guadagnarci un bottino migliore e lasciandoci solo con le briciole.
Un viaggio attraverso le ere
Come già anticipato nel corso di questa analisi, il mondo di gioco è suddiviso in tre mappe distinte, ognuna legata a una diversa epoca temporale con obiettivi e stili di gioco che variano in modo quasi radicale.

La dolce vita del presente
Le sezioni ambientate nel presente sono quelle meno orientate al combattimento,e più votate a uno stile di gioco cozy e rilassato, dove saremo chiamati a gestire e personalizzare la nostra base su un’isola disabitata. In questa fase potremo costruire abitazioni, ponti, scale, strutture architettoniche e molto altro, utilizzando una vasta gamma di ornamenti che sbloccheremo con il progredire nella storia e man mano che il nostro rifugio cresca di qualità.
Sarà qui che, grazie a degli speciali fiori ottenibili giornalmente migliorando la nostra isola, potremo riportare gli Strambini alla loro forma umanoide per poi assegnarli a una casa dove vivranno stabilmente. Una volta sistemati, sarà possibile interagire con loro, donargli oggetti, parlarci e soddisfare le loro più disparate richieste, in una dinamica che richiama molto da vicino Animal Crossing.

E la somiglianze con la serie Nintendo non finiscono nemmeno qui, avendo infatti la possibilità di modellare l’isola a nostro piacimento, inizialmente alterando il terreno e, una volta completata la trama principale, anche rimuovendo e aggiungendo corsi d’acqua e laghetti, dando così vita al nostro angolo di paradiso ideale.
Questa componente builder si rivela sicuramente un’aggiunta apprezzabile per gli appassionati del genere, e si integra bene con la nuova anima più cozy del gioco e con i nuovi mestieri recentemente introdotti. Detto ciò, chi preferisce un’esperienza più avventurosa potrà tranquillamente ignorarla, dato che non è mai obbligatoria né vincolante ai fini della progressione.
I numerosi incarichi del passato
Sebbene l’obiettivo principale della storia sia legato a un enorme dungeon situato nel presente, è nel passato che si sviluppa la maggior parte della trama, portandoci ad esplorare cinque diverse mappe piene di NPC ma anche di bestie selvagge e mostri pericolosi.
È proprio in questa epoca che, con ogni probabilità, avanzeremo maggiormente nei progressi dei vari mestieri, in uno stile di gioco che si avvicina molto di più a quello classico della serie rispetto alle altre due modalità, offrendo una struttura più familiare ai veterani del primo Fantasy Life.
Al di là della narrazione principale e delle quest dedicate ai lavori, che abbiamo già più che ampiamente approfondito in precedenza, è importante sottolineare che il passato è anche il periodo in cui riceveremo il maggior numero di richieste dagli abitanti.
Che si tratti di pescare un determinato pesce, costruire un mobile o sconfiggere un mostro troppo potente per quei poveri NPC, ci ritroveremo spesso a mettere le nostre abilità al servizio del popolo, venendo comunque ricompensati con denaro e materiali.

Bisogna tenere in mente che queste missioni sono nella maggior parte dei casi delle semplici fetch quest e, pur mancando di originalità, rappresentano comunque un buon modo per variare il ritmo di gioco, livellare i propri mestieri e affrontare nemici fuori dai consueti incarichi legati alla professione, spezzando così la monotonia del farming più meccanico.
Tuttavia, è impossibile non notare come quasi tutte le mappe, dalla capitale Mistenia alle isole circostanti, risultino piuttosto piccole e spoglie, con un numero troppo esiguo di punti di interesse realmente degni di nota. Bastano spesso pochi minuti per esplorarle interamente, e anche se sono ricche di materiali e nemici, questi elementi non bastano a incentivare un’esplorazione approfondita di ogni angolo.
Lo stesso discorso vale per i dungeon, presenti in numero ridotto e perlopiù vuoti o con un level design fin troppo debole, spesso inoltre legati alla trama e quindi non subito accessibili, penalizzando così quella componente di scoperta e avventura che in titoli simili rappresenta spesso una delle colonne portanti dell’esperienza.
Una terra selvaggia e ricca di misteri
Andando ancora più indietro nel tempo, finiremo nel Continente Moltogrande (sì, è davvero il nome ufficiale), una vasta terra primordiale abitata esclusivamente da mostri selvaggi ma anche senzienti, dotati di villaggi e pronti a darci missioni da completare!
È qui che avremo accesso a una delle più ampie varietà di materiali presenti nel gioco, con la possibilità di ottenere strumenti e risorse avanzate molto prima rispetto al normale avanzamento della storia.
Questa sezione si concentra quasi interamente sull’esplorazione e sulla ricerca degli Strambini, che potremo trovare nascosti nei dungeon, in luoghi remoti, o all’interno di templi (a forma di cacca) che richiedono di superare enigmi di logica o prove legate ai mestieri, in un gameplay che questa volta ci ricordano i due The Legend of Zelda usciti su Nintendo Switch (recentemente riproposti con un upgrade per Switch 2).

Una volta completato un certo numero di queste sfide, assisteremo anche a brevi sequenze di dialogo tra alcuni personaggi del passato, che contribuiscono a chiarire le motivazioni dietro a certe azioni e avvenimenti. Tuttavia, va detto che queste scene rischiano di anticipare dettagli importanti della trama principale, finendo per spoilerare parti della storia a chi ha deciso di esplorare il Continente Moltogrande prima di portare avanti l’avventura principale.
Sparsi per le regioni, troveremo anche villaggi e torri che una volta attivate sveleranno sezioni della mappa e potranno essere potenziate spendendo una valuta ottenibile tramite specifiche e brevi missioni locali, permettendo non solo di aumentare il livello dei mostri ma anche di migliorare la qualità dei materiali presenti nella zona.

Se da un lato abbiamo adorato esplorare Moltogrande, al punto da considerarlo uno degli aspetti più riusciti dell’intero gioco, dall’altro dobbiamo purtroppo criticare un problema che ci ha accompagnato per tutta la durata dell’avventura: la gestione della telecamera.
La visuale dall’alto e leggermente inclinata si rivela sempre un po’ scomoda, ma è proprio nelle vaste aree del continente che le sue limitazioni diventano più evidenti.
L’impossibilità di guardare all’orizzonte rende la ricerca di torri e dei templi inutilmente complessa, nonostante siano strutture enormi che con un’inclinazione appena maggiore si potrebbero individuare da grandi distanze.
Ciò è davvero un peccato, perché nulla eguaglia la soddisfazione di intravedere un obiettivo in lontananza e correrci contro, almeno in quelle rare occasioni in cui riusciamo effettivamente a vedere qualcosa.
La componente online
Uno degli aspetti che più attendevamo, fin da quando è stata annunciata, era la componente online con tanto di cross-play, che nel 2025 dovrebbe ormai essere uno standard imprescindibile.
Tutte le modalità e le mappe citate finora sono completamente accessibili anche online, sia creando stanze private con amici che unendoci a sessioni pubbliche con sconosciuti, con tuttavia delle limitazioni piuttosto pesanti.
Non sarà infatti possibile raccogliere Strambini o proseguire la storia principale, e non è nemmeno previsto alcun bilanciamento dei livelli tra i giocatori. Questo significa che se un vostro amico ha un livello molto più alto, potrà disintegrare qualsiasi cosa incontri mentre voi resterete praticamente a guardare, raccogliendo il bottino e i punti esperienza senza dare alcun vero contributo.
Anche nel Continente Moltogrande, le attività pensate appositamente per l’online si riducono a missioni a tempo piuttosto banali e ripetitive, composte da abbattimento di alberi e di nemici comuni, seguito da una boss fight più impegnativa che vi garantirà premi piuttosto rari.

Nel Presente, segnaliamo inoltre la presenza di un dungeon speciale chiamato “Albirinto”, affrontabile in singolo o, decisamente più consigliato, in cooperativa. Qui ci attenderanno una serie di sfide legate ai mestieri, perfette per chi vuole accumulare risorse ed esperienza in compagnia.
Per qualche motivo, tuttavia, ogni esplorazione ha un timer fisso di un’ora, che una volta scaduto interromperà la sessione a priori da cosa stiate facendo: una scelta che, francamente, non abbiamo pienamente capito in quanto serve solo a interrompere le sessioni di gioco prolungate senza un reale motivo.
In generale, abbiamo trovato che l’unico vero modo per divertirsi in compagnia è girovagare per le isole nel passato con qualcuno che abbia un livello simile al nostro, aiutandosi magari reciprocamente con le missioni legate ai mestieri. In questo modo è possibile crescere più rapidamente e alleggerire il farming, rendendo l’esperienza decisamente più piacevole.
Insomma, si tratta di una modalità online piuttosto debole ma che offre comunque qualche spunto interessante per divertirsi insieme.
Comparto Artistico
Fantasy Life i si presenta come un titolo dall’aspetto accattivante, con una grafica cartoon essenziale che conquista proprio grazie alla sua semplicità. Laddove non eccelle visivamente, il gioco riesce comunque a distinguersi grazie a un’ottima direzione artistica che dona al mondo di gioco, ai mostri e agli NPC un’estetica colorata e immediatamente riconoscibile.
Complice anche l’eccellente espressività dei personaggi, unita a una gestione della luce e dei riflessi sorprendentemente curata che valorizza ogni angolo di un mondo che, su PC più performanti, può girare fino a 60 o persino 120 FPS fissi, offrendo un’esperienza estremamente fluida… che purtroppo durante il nostro provato non abbiamo avuto modo di apprezzare.
Infatti, se il gameplay è risultato perfettamente stabile senza alcun calo di prestazioni, appena si andava incontro anche solo ad una breve cutscene in-game, abbiamo riscontrato un fastidioso stuttering con evidenti ritardi nella sincronizzazione audio-video e un drastico calo del framerate, al punto da rendere l’intero titolo praticamente ingiocabile.

Nonostante fossimo ampiamente in grado di reggere il gioco, per risolvere siamo stati costretti ad abbassare sensibilmente le impostazioni grafiche e bloccare il framerate a 30 FPS, compromettendo sensibilmente la resa visiva.
Un problema che non serve specificare quanto sia tutt’altro che trascurabile, e che a quanto pare affligge numerosi utenti sia su PC che su Steam Deck, mentre le versioni console sembrano invece esenti da questo problema.
Concludendo piuttosto con una nota positiva: dal lato sonoro il gioco è pienamente promosso, con un sound design nostalgico al punto giusto che non risulta mai invadente ma anzi capace di accompagnare le attività più ripetitive senza risultare stancante, e una colonna sonora spettacolare. Quest’ultima alterna brani remixati direttamente dalla versione per 3DS, che faranno la gioia dei fan di lunga data, a nuove tracce inedite che ci hanno conquistato sin dal primo ascolto.
Ringraziamo Level-5 e Kadokawa per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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