Recensione Dreams of Another | Un sogno che si trasforma in incubo

Esistono opere che, fin dal primo impatto, ci collocano di fronte a un bivio narrativo, lasciandoci spiazzati e confusi nel tentativo di comprendere la loro vera natura. Stiamo parlando di quei titoli che sfidano apertamente le convenzioni del medium videoludico, allontanandosi coraggiosamente dai generi già affermati per esplorare territori sconosciuti e che inevitabilmente ci costringono a interrogarci se siamo di fronte a una perla nascosta o, al contrario, di un esperimento non riuscito.

Dreams of Another, la nuova produzione sviluppata da Q-Games, appartiene senza alcun dubbio a questa specifica categoria, presentandosi sul mercato con l’ambizione di essere percepita come un’esperienza artistica prima ancora che come un tradizionale strumento ludico.
Il titolo adotta la struttura di uno sparatutto in terza persona, ma ne ribalta uno dei presupposti fondamentali: in questo universo etereo le armi non distruggono bensì creano, dando vita a un concept sulla carta affascinante e dotato di un gran potenziale.

Resta da capire se il titolo sia stato in grado di onorare queste premesse iniziali, o se l’intera esperienza si riveli soltanto un affascinante specchio per le allodole.


TRAMA

La narrazione di Dreams of Another ci introduce a due figure principali che si muovono all’interno di un mondo etereo: un uomo in pigiama, che funge da nostro alter ego, e il Soldato, una sorta di enigmatica guida spirituale in quello che sembra essere un lungo sogno.

Il loro percorso si snoda attraverso paesaggi frammentati e popolati da oggetti dotati di una propria identità e pensiero, con l’obiettivo dichiarato di esplorare la vita umana e il dualismo tra creazione e distruzione che permea l’intera avventura.
Le tematiche affrontate sono indubbiamente profonde, spaziando dall’elaborazione del trauma alla ricerca della propria identità; ma sfortunatamente, la modalità con cui vengono veicolate al giocatore rappresenta una delle criticità principali della produzione.

Dreams of Another

Dreams of Another infatti fallisce sul piano narrativo, aderendo alla pigra scelta di raccontare invece di mostrare e trasformando quella che dovrebbe essere un’esplorazione in una lunga e passiva visita guidata.
Il giocatore non vive la storia ma la subisce, trovandosi spesso ad ascoltare lunghi dialoghi filosofici che tentano di essere profondi per rivelarsi, all’atto pratico, senza alcun valore.

A incrementare questa percezione di superficialità contribuisce un doppiaggio piatto e privo di anima, che trasmette la sensazione di un lavoro svolto senza convinzione.. quasi fosse un “compitino” da sbrigare.
Questo rafforza inevitabilmente un senso di distacco che mina l’intera esperienza narrativa e, di conseguenza, tutte le scelte stilistiche e narrative che in teoria dovevano confluire in un’esperienza onirica ed emozionante, risolvendosi invece in una completa sequenza di pensieri frammentati incapaci di stabilire un minimo legame emotivo con le vicende e i personaggi.


GAMEPLAY

L’elemento che dovrebbe rappresentare il cuore pulsante di Dreams of Another è il suo gameplay, concepito come uno shooter al contrario: armati di un mitragliatore (e successivamente di altre armi secondarie, che però si rivelano fin troppo situazionali e quasi inutili), il nostro compito non è eliminare avversari ma “ricordare” e, di fatto, ricostruire il mondo circostante.

L’ambiente di gioco è inizialmente composto da miriadi di particelle colorate e indistinte e i nostri proiettili servono a dare forma e solidità a questa materia primordiale, mostrando così elementi dello scenario, vegetazione e personaggi con cui interagire.
Dobbiamo ammettere che l’impatto iniziale di questa soluzione ludica è efficace e visivamente gratificante, restituendo una sensazione quasi rilassante nel vedere gli edifici e le strutture prendere forma sotto i nostri colpi.

Il problema sorge tuttavia nell’arco di pochi minuti, non appena ci si rende conto che l’intera impalcatura ludica si esaurisce in questa singola idea, ripetuta ossessivamente fino alla nausea. L’intera progressione ruota infatti attorno a questo singolo gesto che diventa rapidamente tedioso: il gioco ci chiede di sparare su ogni superficie per rivelare un personaggio, di colpire le sfere blu di specifici oggetti per renderli innocui, in quello che si riduce a un banale tiro al bersaglio priva di qualsiasi sfida data l’assenza di pericoli concreti o di una progressione tangibile delle abilità del protagonista.

L’atto dello sparare, svuotato di qualsiasi finalità che non sia il mero “ripulire” lo schermo per sbloccare il dialogo successivo, diventa un’incombenza frustrante e ripetitiva.
Paradossalmente, il gunplay in sé è ben realizzato, ed è presente anche un sistema di raccolta oggetti da consegnare al soldato in cambio di potenziamenti e munizioni speciali; si tratta, tuttavia, di oggetti totalmente superficiali, incapaci di mascherare la natura di un gameplay che si riduce a una coazione a ripetere.


COMPARTO ARTISTICO E TECNICO

Se Dreams of Another fallisce nel centrare i suoi obiettivi narrativi e ludici, è sul comparto artistico che la produzione merita una nota di assoluto pregio.
Il lavoro svolto da Q-Games in questo ambito è un trionfo estetico, il cui punto di forza risiede nella superba realizzazione del mondo di gioco: una sorta di universo etereo composto da milioni di punti colorati che fluttuano e si muovono, dando vita a un vero e proprio quadro interattivo.

L’effetto visivo d’insieme è quello di un sogno ad occhi aperti, e osservare la materia eterea che si solidifica sotto i nostri colpi è una gioia totale supportata peraltro da un uso sapiente e delicato del sistema di illuminazione.

La colonna sonora si rivela l’accompagnamento perfetto per questo viaggio surreale, proponendo una selezione di brani azzeccati in bilico tra elettronica ambientale e suggestioni jazz che si fondono magistralmente con l’estetica del titolo.
Nonostante una tendenza alla ripetizione di alcune tracce in specifiche sezioni, si tratta di un difetto marginale che non inficia la qualità complessiva dell’ascolto.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, infine, l’opera si dimostra solida, presentando fluidità durante il gameplay e caricamenti rapidi, e durante la nostra prova non abbiamo riscontrato bug grafici o glitch importanti che potessero rovinare l’intera esperienza.


Ringraziamo PressEngine per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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Dreams of Another
DREAMS OF ANOTHER (PC)
In conclusione
Dreams of Another è l'esempio di un'opera che confonde il mezzo con il fine, presentandosi sul mercato come un'installazione artistica interattiva che purtroppo ha dimenticato di curare la componente ludica. Il lavoro svolto da Q-Games sul fronte artistico è innegabilmente ben realizzato, ma purtroppo, non appena si è pronti all'azione, l'intera impalcatura crolla su sé stessa, svelando un vuoto contenutistico irrimediabilmente drammatico.
Pregi
Comparto artistico eccellente
Difetti
Gameplay tedioso e ripetitivo
Narrazione mal riuscita
Doppiaggio piatto e senza emozioni
Assenza totale di un'evoluzione nel concept inziale
4.5
Voto