Recensione Dragon Is Dead – “È morto il drago! Evviva il drago!”

Nell’ormai affollato panorama degli roguelite, emergere non è semplice. Eppure, ogni tanto, qualche titolo riesce a distinguersi, non solo per il suo gameplay frenetico, ma anche per l’atmosfera e la profondità della sua narrazione, seppur velata. Ed è proprio in questa categoria che si inserisce Dragon Is Dead, il roguelike action in 2D frutto del lavoro di TeamSuneat e pubblicato da PM Studios, che potremmo considerare il figlio spirituale di diversi titoli contemporaneamente.

Sì, perché basta vedere il trailer per capire quanto Dragon Is Dead sia un affascinante mix di generi: riprende la profondità del loot e della crescita del personaggio da Diablo, l’eleganza visiva e l’atmosfera da Castlevania, mentre il loop roguelike e il combattimento dinamico arriva da Dead Cells, il tutto fuso in un’esperienza 2D che cerca di trovare una sua identità unica nel panorama indie.

Tutto apparentemente strafigo, almeno sulla carta, ma sappiamo bene quanto poi sia difficile tradurre effettivamente una bell’idea in un bel videogioco, quindi vediamo subito com’è stata la nostra prova di Dragon Is Dead.


Resti di una civiltà corrotta

Il cuore pulsante della narrazione risiede in un paradosso macabro legato a Guernian, l’antico Drago Nero che un tempo combatté gli dei, ormai decaduto. Tuttavia, diversamente dal solito, a seguito della sua morte non c’è stata alcuna liberazione, né tantomeno l’inizio di una nuova era di prosperità. La sua dipartita ha infatti scatenato una vera e propria apocalisse: il “Corpo del Drago” è diventato la fonte di una piaga senza precedenti, un’energia corrotta che trasforma e distorce tutto ciò che tocca. Spetterà dunque a noi giocatori, nei panni dell’Erede, cercare di svelare il mistero legato a Guernian e alla frattura aperta dal suo corpo. 

La forza della narrazione di Dragon Is Dead non risiede in cutscene infinite o lunghi dialoghi esplicativi, ma nella sua capacità di evocare un mondo in rovina attraverso l’ambiente, il design delle creature e le sfumature della lore che si scoprono progressivamente. Proprio come avviene in Hades, la storia si costruisce nella mente del giocatore, run dopo run, svelando un puzzle di orrore e disperazione. 

Se da una parte abbiamo apprezzato davvero tanto la frammentazione della lore, la quale incentiva la rigiocabilità per scoprire sempre più dettagli sul mondo di gioco, dall’altra non riusciamo a capire perché i dialoghi con gli NPC non siano ripetibili. Di conseguenza, è possibile ascoltare solamente una volta ciò che i superstiti della Corruzione hanno da dirci, il che ci ha lasciato l’amaro in bocca ogni qualvolta avremmo avuto bisogno di una ripetizione del concetto appena espresso.


La quintessenza del divertimento

Probabilmente il termine più azzeccato per descrivere il gameplay di Dragon Is Dead è anche quello più semplice: divertente. Ogni volta che abbiamo preso il pad in mano, il feeling che abbiamo provato è molto simile alla rapidità percepita in Dead Cells, integrando tuttavia un complesso sistema di esperienza, loot e crescita del personaggio. Se poi aggiungiamo alla formula la fluidità data dal poter concatenare praticamente ogni attacco, il divertimento è assicurato.

Sostanzialmente, durante ogni nostra run avremo modo di guadagnare oro, exp, rune ed equipaggiamento; i primi verranno persi alla morte, proprio come in ogni roguelike, mentre gli ultimi saranno ciò che determinano l’effettiva progressione del nostro personaggio. Sarà perciò possibile farmare per ottenere un assetto sempre più efficace, che ci semplificherà costantemente il loop di gameplay delle prime aree.

L’Erede ha diverse forme

L’infinità giocabilità è data soprattutto dal fatto che è possibile cambiare il personaggio da noi utilizzato. Attualmente, le forme che il nostro protagonista può assumere sono tre, anche se sappiamo già che altre due sono in arrivo con i prossimi update. E non pensate che a cambiare sarà solamente l’arma che utilizzeremo, dato che sembrerà a tutti gli effetti di utilizzare una diversa “classe” nei Diablo, ciascuna con diverse abilità, diversi equipaggiamenti e con il proprio albero dei potenziamenti. 

Inizialmente avremo a disposizione la classe Lama Incantata, che padroneggia tre diversi elementi e con la quale abbiamo avuto occasione di abituarci alle meccaniche del titolo. Il Berserker e la Cacciatrice sono invece sbloccabili più avanti, in un modo che purtroppo non ci viene nemmeno suggerito all’interno del gioco e che abbiamo dovuto googlare. Abbiamo passato diverse ore a provare tutti e tre e possiamo dire di esserci piuttosto divertiti nel provare ciò che ogni classe avesse da offrire.

Un profondo sistema di equip

A dare una notevole profondità al gameplay troviamo un buon sistema di equipaggiamenti, elemento centrale e ben stratificato. Come abbiamo accennato in precedenza, la morte non azzera completamente i tuoi progressi di equipaggiamento: armi, armature e accessori, una volta ottenuti, vengono conservati in modo permanente. Questo significa che ogni run, anche quelle che finiscono prematuramente, contribuisce a potenziare l’Erede a lungo termine, permettendoci di accumulare risorse e creare un arsenale sempre più performante.

Il gioco presenta una vasta gamma di slot equipaggiabili, ognuno con statistiche di base e una serie di bonus e modificatori casuali, rendendo la ricerca del loot sempre stimolante. Gli oggetti sono classificati per rarità, da Comune a Mitico, e possono essere potenziati o fatti salire di tier utilizzando valute di gioco, sbloccando spesso set bonus a livelli di rarità più elevati che forniscono effetti sinergici cruciali per le nostre build. Naturalmente, non dobbiamo necessariamente accontentarci di un determinato pezzo, dato che avremo anche la possibilità di riforgiare le abilità e statistiche di un dato armamento.

A questo si aggiunge un complesso sistema di Rune, che possono essere inserite nell’equipaggiamento per alterare significativamente le abilità e lo stile di gioco, con la possibilità di modificarne ulteriormente gli effetti tramite le Rune dell’Anima. Infine, ogni singola run è caratterizzata dalla raccolta di Manufatti, potenziamenti temporanei che si perdono alla morte ma che, se combinati in base alle loro sinergie, possono sbloccare effetti devastanti, spingendoci a prendere decisioni strategiche su come ottimizzare la nostra configurazione per quella specifica partita.

Infinite combinazioni di build

Siamo rimasti letteralmente estasiati nel tastare con mano tutte le combinazioni possibili date dai vari elementi del gameplay, ottenendo come risultato un numero potenzialmente infinito di builds. Abilità attive del nostro personaggio, skills passive delle armi e armature, manufatti che conferiscono potentissime sinergie e le rune droppate dai boss, sono tutti elementi che contribuiscono ad offrire al giocatore una varietà e giocabilità pressoché illimitata

Da questo punto di vista, il freno alla nostra sperimentazione è stato solamente la fantasia, dato che il titolo è piuttosto generoso e già dopo un paio di ore di gioco sarà possibile avere diversi armamenti leggendari, grazie ai quali si può progredire molto più rapidamente e si riesce a provare diverse combinazioni. Ovviamente abbiamo notato la presenza di combo e skill molto più efficaci rispetto ad altre, giustificando comunque l’operato degli sviluppatori in quanto è davvero difficile rendere equi tra loro migliaia di potenziamenti.

Sono state molteplici le volte che siamo stati effettivamente “fregati”: pensando di fare una partita veloce, ci siamo invece “imbarcati” in diverse ore filate di gameplay, che ci hanno fatto persino dimenticare di controllare l’orario e andare a dormire. La costante voglia di sperimentare, unita alla soddisfazione data dalla fluidità del combat system, rende Dragon Is Dead una vera perla da questo punto di vista.
Insomma… un loop di gioco che può causare dipendenza, siete stati avvertiti.


Un level design piuttosto piatto

La progressione di Dragon Is Dead si articola attraverso una serie di zone distinte e ciascuna di esse funge da “atto” in questo viaggio verso il cuore della sfida. Ogni area è composta da una successione di stanze generate proceduralmente, che ospitano nemici, tesori e le solite ricompense di fine livello – nel quale dovremo scegliere tra due diversi scrigni. Il culmine di ogni zona è sempre rappresentato da uno scontro con un boss, che funge da guardiano del passaggio alla sezione successiva e ci ricompenserà ogni volta con un armamento leggendario.

Il problema, almeno a nostro avviso, è l’eccessiva linearità delle zone, oltre che all’assenza di una vera e propria scelta del percorso da seguire. Il viaggio che affronteremo sarà infatti la ripetizione di quello precedente, almeno per quanto riguarda la successione delle zone e la composizione delle stesse e, di conseguenza, già dopo qualche ora di gioco abbiamo imparato a memoria ogni possibile pattern.

Nonostante abbiamo amato la composizione del mondo di gioco in funzione della narrazione, c’è da segnalare che il level design offerto da Dragon Is Dead non è nulla di eccezionale e potrebbe facilmente stufare dopo non troppo tempo.

L’influenza artistica

Sul fronte visivo, Dragon Is Dead sfoggia una magnifica pixel art, che si rivela uno dei suoi punti di forza più evidenti. L’ispirazione è chiara e ben eseguita, attingendo a piene mani dall’eleganza gotica di titoli come Castlevania e dalla brutalità barocca di Blasphemous. Questa influenza si traduce inoltre in ambienti decadenti e ricchi di dettagli, che trasudano un senso di rovina. Ogni scenario, dai resti di antiche strutture alle sezioni corrotte e decadute, è un quadro in pixel, capace di evocare un’atmosfera opprimente e affascinante al tempo stesso.

Per quanto riguarda la colonna sonora, sebbene non sia indimenticabile come quella dei suoi padri, si adatta perfettamente e contribuisce all’immersione, alternando brani più cupi nelle fasi esplorative a tracce più incalzanti durante i combattimenti con i boss. Gli effetti sonori sono puliti e ben definiti, fornendo un feedback uditivo essenziale per il gameplay, dai fendenti delle armi al suono delle magie.


C’è margine di miglioramento

Dragon Is Dead è un titolo davvero poco esigente, perciò dal punto di vista delle performance non ci si può assolutamente lamentare. Abbiamo eseguito la nostra prova su Steam Deck OLED e, nonostante non sia verificato da Steam, non abbiamo mai riscontrato alcun crash, tenendo un frame rate di 60FPS costanti e una durata della batteria tra le 5 e le 6 ore.   

Tuttavia, non è proprio perfetto sul piano tecnico e si può ancora migliorare. Le traduzioni in italiano, ad esempio, sono adeguate ma sono talvolta posizionate in modo errato nei riquadri di testo, o ancora potrebbero essere troppo piccole da leggere. A tal proposito, non esiste la possibilità di modificare la grandezza del testo, diventando un potenziale problema di leggibilità in particolare per chi come noi gioca su schermi più piccoli.

Sono inoltre presenti numerosi bug testuali o legati ai bilanciamenti delle armi, anche se il team di sviluppo sta attivamente lavorando per risolverli, grazie alle segnalazioni degli utenti. Il titolo ha ricevuto già diversi aggiornamenti di bug fixing negli stessi giorni in cui abbiamo eseguito la nostra prova, quindi non possiamo che lodare TeamSuneat per l’impegno e la costanza riversata in questo progetto. Gli sviluppatori hanno inoltre annunciato di star lavorando già su update futuri che introdurranno sempre più contenuti, e non possiamo che essere curiosi viste le ottime premesse.


Dragon Is Dead è disponibile su Steam.

Ringraziamo PM Studios per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

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Dragon Is Dead (PC)
In conlusione...
Dragon Is Dead si afferma come un roguelite action 2D dal grande potenziale e dal fascino innegabile, soprattutto per chi apprezza un gameplay rapido e un sistema di progressione profondo. TeamSuneat non nasconde le sue ispirazioni, mescolando sapientemente meccaniche e atmosfere che richiamano alla mente alcuni pilastri del genere e creando un'esperienza estremamente divertente e assuefacente. Nonostante la linearità dei livelli possa rappresentare un punto debole di non poco conto, la vastità delle combinazioni di build e la fluidità del combattimento compensano ampiamente, rendendo ogni run un piacere. Preparatevi a perdere la cognizione del tempo: questo titolo è una vera perla che può causare dipendenza.
Pregi
Combat system fluido e divertente
Tantissime combinazioni di build
Pixel art ben eseguita
Difetti
Struttura troppo lineare
Ancora parecchi dettagli da sistemare
7.5
Voto