Recensione Clair Obscur Expedition 33 – Il bellissimo dipinto di Sandfall Interactive

Un mesetto fa abbiamo avuto la fortuna di poterci avventurare in una breve ma intensa escursione nei dintorni di Lumière, avendo un assaggio goloso di quello che ci sembrava essere un titolo estremamente promettente.
Clair Obscur: Expedition 33 é l’opera prima di Sandfall Interactive, un gruppo affiatatissimo di sviluppatori francesi che dal 2020 hanno messo anima e corpo nella costruzione di questo particolare universo narrativo.

Uno degli aspetti più trasparenti di questa produzione sin dal suo annuncio è stata proprio il forte stampo culturale che caratterizzava il contesto e non solo, nonostante si tratti a conti fatti di un titolo fantasy. Ma ancora più impressionante era la cura e l’ambizione incontenibili che difficilmente si potevano incontrare in un primo progetto.

Immaginate il nostro stupore quando, fra un piccolo problema tecnico e l’altro, ci siamo accorti di star giocando esattamente ciò che speravamo che fosse. Un’epopea emozionante, piena di colpi scena, artisticamente sopraffina e con una struttura di gameplay dall’altissimo potenziale ludico.

Sarà riuscito Clair Obscur: Expedition 33 a rispettare le nostre più rosee aspettative?
Scopritelo in questa recensione!


Narrazione

Expedition 33 fa della sua narrativa un pilastro portante, tanto che proprio alle cutscenes recitate viene posta un’importanza non scontata. Ma, prima ancora di parlare nello specifico della nostra storia, è necessario introdurvi al mondo di gioco che, senza anticiparvi nulla di concreto, va ben oltre quanto rivelato dai vari incipit che potreste trovare su internet.
Da una primo momento, l’universo di Expedition 33 appare molto più piccolo e accentrato di quanto ci saremmo aspettati: la nuova Lumière non è che un frammento di una fantascientifica “Parigi” su cui convivono le rimanenze di umanità che si riduce di anno in anno.

Le modalità con cui questo avviene è forse l’aspetto più peculiare di questo incipit, dal momento che la “Pittrice” (questo il nome della gigantesca creatura umanoide che si risveglia una volta l’anno) segna su un gigantesco pilastro l’età di chi ha ancora poco tempo da vivere, cancellando il precedente e con esso parte della popolazione. In un disperato tentativo di opporsi a questo meccanismo crudele di morte, i superstiti, sempre più giovani e inesperti, organizzano delle spedizioni per affrontare la Pittrice e fermarla una volta per tutte.

Trama

La storia narrata in questo titolo riprende l’esatto momento in cui la Pittrice cancella il numero 34 per segnare il 33, separando il nostro protagonista Gustav dalla sua amata. Deciso a fare qualcosa di utile e a dedicare il suo ultimo anno alla causa, Gustav si lancia nella spedizione assieme ad un gruppo di amici e conoscenti, solo per incappare in un inaspettato incidente che quasi stronca l’intera operazione sul nascere.

Da questo momento in poi intraprenderemo un viaggio pieno di pericoli e misteri, recuperando qui e lì vari pezzi di un gruppo di abili guerrieri pronti a dedicare la propria vita al raggiungimento dell’obiettivo di salvezza per ciò che resta dell’umanità. La trama di Expedition 33 si sviluppa su diversi livelli, da una parte dando la giusta rilevanza alle relazioni fra le diverse personalità del party e dall’altra espandendo e ribaltando costantemente ciò che sapevamo sul mondo che ci circonda.

Alcune considerazioni sulla trama

Senza approfondire ulteriormente e lasciandovi tutto il piacere della scoperta, la trama di Expedition 33 ci ha colpiti profondamente, non tanto per i grandiosi e continui risvolti narrativi quanto piuttosto per la genuinità con cui si sviluppano i rapporti fra i personaggi e si evidenziano le loro caratteristiche emotive.

È davvero difficile non affezionarsi alle loro personalità, gentili o irriverenti che siano, ed il titolo non ha di certo paura di ferire i nostri sentimenti imponendo barriere narrative che li rendono inattaccabili. Nell’industria dell’intrattenimento, poter vantare di un tale coraggio è una qualità decisiva, capace di distinguere una grande storia dalle tematiche mature da una più classica e restia al miglioramento.

Certo, ci sono istanze in cui abbiamo trovato che le reazioni fossero un tantino esagerate o fuori tempo, ma questo non ha mai intralciato la nostra volontà di assorbire fino all’ultimo goccia di informazione narrativa che il gioco avesse in serbo per noi. A tal proposito, non manca una buona componente “loristica” che si sviluppa attraverso i diari delle vecchie spedizioni, trovati sotto forma di loot in giro per la mappa.

Insomma, Expedition 33 è uno di quei titoli che, pur partendo da un incipit a nostro avviso davvero interessantissimo, decide di non farne un’ossessione e anzi di espandere in lungo e in largo attraverso colpi di scena e pugnalate al petto del giocatore.
Preparatevi quindi a venire sorpresi ancora e ancora, anche se il momento più triste sarà probabilmente quello di dovervi separare, una volta per tutte, dai personaggi che avete imparato ad apprezzare.


Il gameplay

Il gameplay di Expedition 33, come anticipato nella nostra anteprima, riprende a piene mani da alcune esperienze JRPG molto famose come la serie di Persona e Shin Megami Tensei di Atlus. Prima di parlare del combattimento, però, partiremmo con il definire la natura avventurosa del titolo, che alterna fasi “open world” a delle mappe con un game design estremamente lineare.

Si tratta del resto di un titolo molto longevo, che vi impegnerà dalle 30 alle 40 ore per la narrazione principale, e fino alle 60 se deciderete di dedicarvi alle secondarie e all’esplorazione.

Esplorazione, loot e open world

Sfortunatamente (o fortunatamente), visitare una mappa di Expedition 33 è sufficiente a comprendere la struttura tipica di ogni livello, con qualche rarissima eccezione. Da una parte abbiamo la strada che ci porterà ad avanzare nella narrazione, talmente chiara che sarà impossibile perderci; dall’altra delle piccole diramazioni che ci porteranno a raccogliere loot o incontrare eventuali boss secondari.
Parliamo quindi di una impostazione estremamente semplice, che non brilla particolarmente ma tutto sommato funziona in ogni occasione, anche grazie ai numerosi checkpoint che ne scandiscono il tragitto.

Il loot, purtroppo, non è mai davvero soddisfacente, trattandosi quasi sempre del solito materiale di potenziamento e molto raramente di un’arma nuova o di una abilità passiva da poter equipaggiare nei menu dedicati.
In sostanza, l’esplorazione esiste ed è sufficientemente ricompensata, ma è ben lontana dall’essere uno dei punti di forza del titolo, che invece tende a svilupparsi su dei binari narrativi molto evidenti.

Un discorso differente va fatto per quanto concerne le fasi open world che separano una zona dalla precedente. In questa versione ingrandita della mappa potremo infatti visitare in lungo e in largo la mappa di gioco grazie all’aiuto del magico Esquie, scontrandoci con i nemici di guardia ai tesori o semplicemente scoprendo alcuni frangenti secondari utili come approfondimento e fonte di ulteriore loot. Sempre da qui sarà possibile accamparsi, sfruttando l’occasione per potenziarci, parlare e legare con il team e dare via ad una varietà di sequenze narrative fondamentali.

In sostanza, quelle open world sono sequenze tutto sommato non molto eccitanti, specialmente da un punto di vista tecnico, ma che comunque abbiamo apprezzato in qualità di inframmezzo.

Il sistema di combattimento e le abilità

Il sistema di combattimento a turni di Expedition 33 è senza dubbio uno degli aspetti chiave dell’esperienza, presentandosi semplice in superficie ma molto complesso una volta approfondito a sufficienza. Ciò che maggiormente lo differenzia da altri titoli del suo genere sta innanzitutto nella necessità di dover schivare o parare a tempo gli attacchi degli avversari, una trovata che onestamente non ci ha convinto totalmente (vedremo il perché in seguito, ndr).

Per sua natura, ciascun membro del team avrà un tipo di approccio diverso allo scontro: laddove Gustav sarà specializzato nell’utilizzo del melee, altri potranno contare su meccaniche specifiche per causare danni maggiorati o replicati nel tempo. Questa è solo la punta dell’iceberg di un sistema che punta molto sulle sinergie e sulla creazione di build bilanciate tramite l’utilizzo di abilità passive ed attive, con delle potenzialità ludiche davvero interessanti.

Ciascun personaggio potrà mettere in campo le proprie selezioni soltanto utilizzando delle cariche, che potremo riguadagnare eseguendo degli attacchi standard o tramite ingegnose combinazioni passive. Strettamente legato a questo aspetto è l’equipaggiamento, fra armi (con relativo scaling ed abilità uniche) ed i picto, delle skill ulteriori (in questo caso passive) che possono essere affidate entro un certo limite determinato dal numero di lumina consumato da ciascun personaggio.
Avere un sistema di level up frazionato fra scaling, abilità, slot lumina e livello dell’arma e dei singoli picto è, a nostro avviso, un tantino esagerato, e non sarà affatto semplice stare dietro a ciascun aspetto della nostra progressione senza venire sopraffatti dal numero eccessivo di meccaniche secondarie.

Nello specifico, il sistema di scaling delle armi nello non ci ha convinto poi un granché, soprattutto considerando che queste scalano tutte in maniera differente, imponendoci di ridistribuire le caratteristiche tramite consumabile per ottenere dei risultati ottimali. Un’ulteriore aggiunta che sinceramente avremmo preferito non dover prendere in considerazione in un’avventura che finisce per essere così lineare e narrativa.
Fortunatamente, la UI adottata da Sandfall per questo titolo è abbastanza chiara e pulita, tanto da rendere più accessibili tutte queste meccaniche.

Rispetto a quanto visto nella preview, il titolo ha dimostrato un certo grado di evoluzione tecnica, avendo potuto godere di tantissime introduzioni anche al di sopra della già complessa struttura che avevamo analizzato in precedenza. Le potenzialità del sistema di combattimento si esprimono a tratti, quando riusciamo finalmente a scoprire quella particolare sinergia o build che si rivela estremamente potente, dando nuova linfa vitale alle nostre sessioni di gioco. Ad ogni modo, se inserimenti come gli attacchi sfumati e gli effetti di stato ci hanno convinto totalmente, lo stesso non si può dire di altre componenti.

Un importante problema di bilanciamento

Se fino ad ora abbiamo parlato di mancanze che, in fin dei conti, possono essere facilmente superate in base al vostro personale approccio all’esperienza di gioco, ci sono delle problematiche che consideriamo invece ben più gravi. Nella nostra preview avevamo anticipato come ci fosse la necessità a tratti di farci malmenare “in nome della scienza” per comprendere i tempi di schivata o di parry degli avversari incontrati; dopo aver portato a completamento il titolo, se la quasi maggioranza di questi risultano facilmente leggibili, altri sono davvero insopportabili.

Parliamo in particolare della tendenza nel ritardare tantissimo gli attacchi e nel concatenarli in delle serie prolungate di colpi, tanto che ci è capitato di dover schivare per diversi minuti in attesa del nostro turno. Per fare un esempio, non dovrebbe essere possibile permettere ad un nemico – che già di per sé è lentissimo e difficilmente leggibile – di utilizzare un’abilità che fa reiterare a sé stesso e agli altri 2 nemici degli attacchi altrettanto lenti. Non aiutano neppure le animazioni, che a tratti sono poco chiare e non permettono di avere una buona visione sulle tempistiche.

Fortunatamente, gli sviluppatori danno la possibilità di cambiare il livello di difficoltà in qualsiasi momento durante l’avventura, e non di meno di automatizzare i quick time event da eseguire durante gli attacchi. Considerando la grande varietà di nemici, qualche problema di bilanciamento è assolutamente perdonabile, e ci aspettiamo che le future patch facciano qualcosa per sistemare quantomeno i casi più evidenti.


Comparto artistico e tecnico

Nessuna sorpresa, il comparto artistico di Expedition 33 è anche il suo più grande cavallo di battaglia, e per buonissime ragioni. Il lavoro svolto dal team di Sandfall negli aspetti più creativi di questo titolo è semplicemente fuori scala, dal world building alla cura dei singoli scorci e scenari. E’ davvero difficile non rimanere ammaliati dalla visione artistica del team di sviluppo, che non si limita a parlare di arte con la sua opera, ma si assicura di produrne attivamente grazie alle capacità tecniche dell’Unreal Engine 5.

L’utilizzo dell’engine di Epic non solo ha permesso al team di portare alla luce delle ambientazioni che sembrano quadri dalle diverse e accese cromie, ma anche di realizzare delle coreografie spettacolari e dei combattimenti di una epicità e grandezza fuori scala.

Un grande plauso va anche al design dei nemici e degli NPC che incontreremo nel corso dell’avventura, fortemente influenzati da quello che potremmo definire un raffinatissimo retaggio culturale francese fatto di favole, folklore, usanze e costumi.
Lo stesso che si può apprezzare in tutta la sua esplosività nella OST composta da Lorien Testard; un tripudio continuo di emozioni e sentimento che si incanalano tanto nelle parti vocali quanto nelle melodie malinconiche. Ci sentiremmo addirittura di sostenere che una tale costanza e armonia musicale non si manifestava in questa capacità dai tempi di Nier Automata e le sue tracce a cura del maestro Keiichi Okabe.

Potete averne un assaggio qui:

In conclusione, sarebbe assolutamente ingiusto non dare a questi aspetti la rilevanza che meritano all’interno dell’opera di Sandfall, e lo stesso vale anche per il doppiaggio inglese realizzato con grande cura e capacità emotiva.

c’è un ma…

Un aspetto decisamente meno positivo ma comunque facilmente influenzabile in vista di future patch e correzioni (compresa quella del day one) è quello tecnico, sia da un punto di vista prestazionale che di generale stabilità del prodotto.
Il titolo, come molti altri di questa ultima generazione, si appoggia alle tecniche di upscaling come il DLSS per poter gestire ad un framerate accettabile il peso del lumen e delle ultime introduzioni dell’Unreal Engine 5. La situazione è già fortemente migliorata rispetto a quella della preview, in cui ci eravamo lamentati della poca nitidezza delle scene, del motion blur obbligatorio e di numerosi cali di framerate, ma non tutto è ancora rodato alla perfezione.

Dovrei schivare qualcosa, ma che cosa?

Alcuni scenari, primo fra tutti quello open world, risentono ancora tantissimo di una resa tecnica che da un concreto fastidio alla vista, fra fondali sfocati e texture poco definite. Abbastanza gravoso anche il fenomeno del pop-in, forse segno di una ottimizzazione d’emergenza che ha optato per una riduzione eccessiva del LOD.

A livello puramente prestazionale, i risultati variano ampiamente di zona in zona, fluttuando dai 100 a dettagli massimi in 2K su una RTX 4080 agli appena 55-60 con DLSS su Qualità/Bilanciato.
In fin dei conti, un risultato non troppo negativo per demerito degli altri, specialmente se consideriamo la longevità del team di sviluppo.


Ringraziamo Cosmocover e Kepler Interactive per averci fornito una chiave per questa recensione.
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Clair Obscur: Expedition 33 (PC)
In conclusione...
Clair Obscur: Expedition 33 è un debutto sorprendente, che riesce a distinguersi per la forza della sua visione artistica, la profondità del racconto e l’ambizione delle sue meccaniche. Nonostante qualche incertezza sul fronte tecnico e un sistema di combattimento che a tratti può risultare sbilanciato o eccessivamente complesso, l’opera di Sandfall Interactive ha il merito di proporre un mondo narrativamente denso, esteticamente potente e supportato da un cast di personaggi riuscito e memorabile. In sostanza, ci troviamo di fronte ad un'opera prima davvero eccezionale per il team francese.
Pregi
Narrativa emotiva e d'impatto
Contenutisticamente longevo
Gameplay dal grande potenziale
Epico e divertente, con qualche eccezione
Comparto artistico fuori scala
Difetti
Struttura RPG non sempre all'altezza
Sezioni open world d'inframmezzo sottotono
Problemi di bilanciamento per alcuni nemici (timing, animazioni)
8.7
Voto