Recensione Captain Blood – Ritorno al passato

Di giochi rimandati da diversi anni ce ne sono molti, ma quello che si meriterebbe senza dubbio un Guinness World Record è Captain Blood, che ha atteso quasi vent’anni prima di poter approdare su console e PC. Il suo è stato un percorso tedioso e pressocché infinito, ma alla fine SeaWolf Studio è riuscita a portare a termine l’impresa.

La data d’uscita era inizialmente prevista per il 2006, ma la produzione è stata più volte interrotta, e il progetto è sembrato a lungo abbandonato a sé stesso. Dopo dieci anni di silenzio, il team si è rimesso al lavoro e ha mostrato una demo nel 2024, rivelando infine il suo approdo su console l’8 maggio 2025.

Ora ci siamo: abbiamo finalmente tra le mani il videogioco più rimandato della storia videoludica.
In che stato è arrivato ai giorni nostri? Scopriamolo insieme al nostro capitano, tra battaglie navali, lame affilate e saccheggi, in questa recensione!


Un Capitano sanguinario

Il protagonista è un capitano famigerato e temuto dalle altre ciurme di pirati: Peter Blood, noto come il Capitano Sanguinario, personaggio tratto dall’omonimo romanzo di scritto da Rafael Sabatini. Blood è feroce, determinato e assetato di denaro, conquista e guerra, ma rimane un uomo d’onore, che mantiene le proprie promesse ed è profondamente legato all’equipaggio della sua nave. Queste caratteristiche lo rendono un protagonista carismatico, ma al tempo stesso piuttosto umano.

L’avventura del capitano e della sua ciurma sgangherata è ambientata nel XVII secolo, durante la guerra tra Inghilterra e Spagna, precisamente tra il 1655 e il 1660.
Il nostro burbero protagonista si ritrova coinvolto in un vero e proprio conflitto, alleandosi con il consigliere del governatore inglese, testimone del rapimento della figlia. Blood accetta di salvarla in cambio di denaro, ma la posta in gioco si alza nel corso dell’avventura, costringendolo ad affrontare nemici sempre più temibili.

Se inizialmente la sua era una semplice missione di salvataggio, il nostro antieroe si ritrova presto a combattere contro l’intero Regno di Spagna, calandosi in un contesto storico realmente esistito e sorprendentemente vicino alla realtà.
La pesantezza della trama non è particolarmente percepibile, concentrandosi perlopiù sul lato gameplay, ma considerando il periodo in cui il gioco doveva inizialmente uscire, questo approccio è senza dubbio accettabile.


Sangue, battaglie e brutalità

Se la storia non è il punto forte di questo titolo, possiamo dire l’opposto per quanto riguarda il gameplay, che si presenta come un frenetico hack ‘n’ slash degno della sua epoca e perfettamente in linea con la trilogia originale di God of War. Il combat system è semplice, basilare, con una classica barra della vita affiancata da quella della furia, utile per ottenere una temporanea invulnerabilità agli attacchi.

Il gameplay offre anche un elementare sistema di progressione: si possono acquistare nuove abilità in un negozio digitale utilizzando le monete raccolte uccidendo nemici o aprendo forzieri, che contengono anche fiaschette per recuperare punti vita, vere e proprie salvagenti nei momenti più critici.

Queste meccaniche rendono l’esperienza sempre più varia grazie all’acquisto di nuove combo e potenziamenti, utili anche negli attacchi a distanza, come un numero maggiore di proiettili o granate. Da un certo punto di vista, il gioco riesce perfino a distinguersi dalla massa degli action moderni, rivelandosi un’esperienza diversa, che sa regalare una sensazione di novità pur trattandosi, in realtà, di un ritorno al passato.
Negli aspetti più tradizionali, Captain Blood ci riporta esattamente tra il 2005 e il 2010, con un prodotto basato per il 90% sull’azione e sul puro divertimento del combattimento all’arma bianca.

Certo, sarebbe stato apprezzato l’inserimento di qualche meccanica in più, come il parry o anche un semplice salto: queste assenze impoveriscono il gameplay, che si limita sostanzialmente ad attaccare e schivare.

Un ulteriore aspetto da considerare risiede nelle battaglie navali, elemento imprescindibile in un gioco di pirati, che aggiungono varietà alla campagna. Non possiamo guidare direttamente la nave per manovrare verso le imbarcazioni nemiche, ma abbiamo il pieno controllo dei cannoni da combattimento, dotati di un sistema di mira piuttosto chiaro e preciso.
La vera sfida, tuttavia, arriva quando gli avversari salgono a bordo: affrontarli contemporaneamente aggiunge un ulteriore grado di difficoltà mentre cerchiamo di respingere l’assalto e affondare gli aggressori.

Con queste premesse, i combattimenti in mare aperto restano uno degli aspetti meno riusciti del gameplay, questi si riducono infatti a sparare palle di cannone contro nemici che si avvicinano abbastanza da essere colpiti. L’impossibilità di prendere in mano il timone priva queste sezioni del potenziale che avrebbero potuto offrire, considerando anche che si contano appena tre battaglie navali nell’intera campagna.
Alla fine, queste fasi non si distinguono molto dal classico combattimento all’arma bianca, che resta comunque il fulcro dell’esperienza anche a bordo.
Crediamo che un maggiore controllo della nave avrebbe sicuramente contribuito a farci sentire davvero nei panni di un capitano.

Abbiamo però una meccanica che ai giorni nostri è praticamente scomparsa: il quick time event, qui presente in abbondanza e capace di rendere le cinematiche scriptate più coinvolgenti.
Questi comandi a schermo, tuttavia, non compaiono solo durante le cutscene, ma anche nel pieno degli scontri diretti, contribuendo a rendere il combattimento più vario e spettacolare.

Oltre ai potenziamenti per munizioni, barra della salute e combo, il team russo ha introdotto nel negozio di gioco anche le esecuzioni, ciascuna con vantaggi specifici.
Ne sono disponibili quattro in totale: permettono di ottenere più monete, più furia, rubare l’arma del nemico oppure eliminarlo all’istante. Una scelta semplice ma funzionale, che aggiunge un pizzico di strategia al sistema di combattimento.

Apprezzabile anche l’idea di variare l’animazione delle esecuzioni in base all’NPC eliminato, segno di una certa cura nella resa dell’azione e nella rappresentazione della violenza, degna di un vero pirata sanguinario.


Classici problemi tecnici da old gen

Riconosciamo le difficoltà affrontate dal team di sviluppo durante la lunga produzione di Captain Blood, ma in alcuni frangenti il divario generazionale si percepisce chiaramente. Non si tratta del motore grafico, anzi: questo elemento non compromette affatto l’esperienza di gioco, risultando al contrario curioso, interessante e dal taglio cartoonesco. A valorizzarlo ulteriormente contribuisce un world building sorprendentemente accattivante e immersivo, che riesce a dare personalità all’intero contesto.

Il vero problema risiede nella scarsa varietà di nemici, che possiamo tranquillamente contare sulle dita di una mano. Avremmo preferito qualche modello in più, perché la continua ricomparsa di nemici riciclati penalizza l’immagine di un gioco altrimenti ottimo nel suo genere piratesco. Diversamente, i boss si distinguono almeno per l’aspetto estetico, anche se le loro meccaniche finiscono spesso per risultare ripetitive.

Da segnalare inoltre alcuni problemi legati alla telecamera, che in più di un’occasione limita la visuale sul campo di battaglia, facendo uscire il protagonista dal campo visivo per brevi momenti e rendendo il combattimento confuso.

Nonostante tutto, Captain Blood rimane un titolo valido, capace di regalare senza dubbio una decina di ore di divertimento, soprattutto a chi ama il genere piratesco.


Ringraziamo Terminals.io per averci fornito una chiave per questa recensione.
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Captain Blood (PS5)
In conclusione...
Captain Blood è un titolo figlio dell’era PS3 e Xbox 360, che però si conferma ancora oggi divertente da giocare, grazie a una spettacolarità ben riuscita nelle esecuzioni e nelle cutscene, nonostante la ripetitività del gameplay e la poca profondità delle battaglie navali.
Pregi
Il potenziamento è progressivo e ricco
Il protagonista è un antieroe iconico e carismatico
La brutalità dell'esecuzioni e l'azione dei quick time event sono spettacolari
Difetti
Le battagli navali sono tristemente piatte e povere
I nemici diventano riciclati e poco variabili
Il gameplay alla lunga diventa ripetitivo
7
Voto