Recensione The Legend of Zelda: Breath of the Wild – Nintendo Switch 2 Edition | E ancora una volta, eccoci tornati ad Hyrule

Data di uscita
Giugno 5, 2025
Piattaforme
Nintendo Switch 2
Il nostro Punteggio
9
Acquista gioco

Breath of the Wild è una di quelle esperienze che capitano poche volte nella vita, un gioco nato da una visione coraggiosa e realizzato con passione, destinato a ridefinire per sempre i canoni del suo genere. Senza la rivoluzione che ha portato, molte delle opere oggi più amate e celebrate semplicemente non esisterebbero, e non è quindi un’esagerazione dire che, con questo titolo, Nintendo ha scritto un pezzo fondamentale della storia dei videogiochi.
Eppure, a fronte di un gameplay più ambizioso che mai, il team di sviluppo dovette fare i conti con l’hardware della Wii U, piattaforma originale per cui era stato pensato, che non era minimamente in grado di reggere la portata di quella mappa mastodontica.
Il lancio su Nintendo Switch migliorò in parte la situazione, ma restavano comunque evidenti limiti tecnici con una risoluzione ferma a 720p in portatile e 900p su TV, che dava un’esperienza mozzafiato, sì, ma limitata sul piano visivo e prestazionale.

Purtroppo all’epoca c’era ben poco che si potesse fare, e molti dovevano comunque “accontentarsi” di vivere quella magnifica esperienza con quei non da poco compromessi.
Ma oggi, i tempi sono cambiati: L’arrivo della Nintendo Switch 2 ha rivoluzionato il modo di intendere i giochi della grande N, offrendo finalmente la potenza necessaria a rendere giustizia a capolavori come questo.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild torna a brillare come non mai con l’upgrade pack per Switch 2, che offre una resa visiva mozzafiato, prestazioni finalmente fluide e persino qualche gradita sorpresa per chi deciderà di tornare ad avventurarsi per le terre di Hyrule.
Ecco quindi la nostra recensione di The Legend of Zelda: Breath of the Wild – Nintendo Switch 2 Edition!


Dove tutto è cominciato

Ma cos’è Breath of the Wild? Difficile che qualcuno se lo chieda oggi: l’impatto mediatico del titolo è stato talmente dirompente da raggiungere non solo ogni videogiocatore, ma anche gran parte del pubblico generalista, con oltre il 90% degli utenti che ormai conosce almeno in parte l’opera, o quantomeno ne ha sentito parlare.
Ma per quel restante 10%, The Legend of Zelda: Breath of the Wild è il diciannovesimo capitolo della storica saga di Nintendo, da sempre riconoscibile per il suo spirito avventuroso, la lore ricca e stratificata e i numerosi enigmi ambientali che ne hanno definito l’identità negli anni a venire.

Tuttavia, questo titolo fece notizia proprio per essersene notevolmente distaccato con un mondo aperto, vasto e liberamente esplorabile, e con nuove meccaniche di gameplay che segnarono un punto di rottura netto con quanto visto in passato.
Anche sul piano narrativo, pur mantenendo riferimenti ai capitoli precedenti e rispettando i capisaldi della saga, Breath of the Wild introduceva una linea temporale tutta sua, isolata, che ha alimentato dibattiti infiniti sulla sua collocazione ufficiale nella timeline che, alla fine, non hanno portato a nulla di concreto.

Narrativamente, invece, sceglie una via non convenzionale, rifiutando la classica struttura lineare in favore di un racconto frammentato da ricostruire esplorando il mondo di gioco e ritrovando i ricordi perduti di Link.  Un approccio rischioso e audace ma perfettamente coerente con l’apertura del mondo di gioco, che se da un lato ha pure funzionato con alcuni momenti degni di nota, dall’altro ha lasciato molti giocatori disorientati o delusi da una storia giudicata fin troppo diluita e debole per i canoni della serie.

C’è tuttavia da dire che Breath of the Wild non è mai voluto essere un titolo con focus sulla trama quanto più offrire un gameplay unico e profondo ma sempre intuitivo e accessibile, fatto di parate, schivate, armi da cambiare periodicamente e tanta libertà d’azione. 
Il mondo è inoltre disseminato di sacrari che sfidano il giocatore con piccole prove di logica o di combattimento che, una volta superate, permettono di potenziare salute e stamina. A questi si affiancano poi le missioni secondarie, i colossali boss dell’overworld, i dungeon legati alla trama principale e centinaia di segreti da scoprire.

Abbiamo tra le mani un titolo in cui tutto funziona perfettamente come deve, offrendo un equilibrio perfetto che non sovraccarica mai il giocatore occasionale ma offre anche una quantità impressionante di attività per chi desidera esplorare ogni angolo di Hyrule.
Parliamo di un’opera monumentale che nel 2017 si è giustamente guadagnata il titolo di Gioco dell’Anno ai Game Awards, e ancora oggi pone le fondamenta per l’intera industria.


Ritornare non è mai stato così bello

E se nel vostro tempo libero vi foste mai trovati a fantasticare, sognando ad occhi aperti un modo per giocare a questo capolavoro senza le limitazioni imposte da un hardware che, pur con tutta la buona volontà, non riusciva a reggere l’ambiziosissimo progetto… beh, potete finalmente smettere di immaginare.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild torna a farci battere il cuore con una nuova versione pensata per Nintendo Switch 2, acquistabile sia in copia fisica che tramite un upgrade di soli 10 euro per chi già possiede la versione originale.

Avviamo il gioco e… restiamo semplicemente a bocca aperta. Breath of the Wild è così bello da sembrare quasi un altro titolo, sia per la nuova resa visiva che raggiunge i 1440p in modalità docked e il Full HD in portatile, sia per l’HDR che rende i colori estremamente vivi e vibranti.
I luoghi bui, in particolare, acquisiscono un’atmosfera tutta nuova: basti pensare alle torce sparse nei sotterranei, che illuminano adesso molto più efficacemente donando agli ambienti una resa completamente diversa, quasi più misteriosa e più intensa.

Breath of the Wild come non l'avete mai visto

Non solo, ma basterà guardarci in giro per notare come anche gli alberi più distanti vengono ora caricati in modo decisamente più pulito, con la totale assenza di sgranature o di quella fastidiosa nebbia che nascondeva l’orizzonte. Insomma, Hyrule non è mai stata così bella e nitida.
Certo, stiamo comunque parlando di un gioco del 2017 da cui sono già passati otto anni  (anche se molti di noi preferirebbero non pensarci), e non tutte le texture sono invecchiate benissimo. 

Anzi, si potrebbe dire che la maggiore risoluzione e chiarezza visiva rendono ancora più evidente il contrasto tra i modelli ben curati, come gli NPC che ancora sembrano usciti da un titolo moderno, e altri elementi di sfondo come rocce o ciuffi d’erba che risultano decisamente più datati.
Fortunatamente lo stile in cel-shading riesce ancora a mascherare gran parte di queste imperfezioni, e finché non ci si mette con la fotocamera a cercare il pelo nell’uovo, la magia visiva rimane intatta.

Ma il cambiamento che ci ha davvero emozionato, anche più del salto qualitativo grafico, è la possibilità di poter giocare finalmente con un framerate fisso a 60FPS. Ce ne siamo accorti subito quando, riprendendo il salvataggio dopo anni, ci siamo trovati faccia a faccia con un Guardiano pronto a incenerirci al primo sguardo (inutile dire che è finita malissimo: non ricordavamo nemmeno i comandi). Eppure, anche saltare in aria non è mai stato così fluido!

Che ci si trovi ad affrontare orde di Boblin, planare da una montagna innevata, esplorare il castello di Hyrule o passeggiare nel Bosco Perduto, un tempo capace di surriscaldare la Switch al punto da poterci cuocere sopra un uovo, il framerate resta incredibilmente stabile senza perdere nemmeno un singolo frame.
E tutto questo senza contare che i caricamenti ora sono praticamente istantanei, sia all’avvio iniziale del gioco che nei frequenti viaggi rapidi tra un punto d’interesse e l’altro.

Non avremo infatti nemmeno il tempo di leggere i classici consigli che compaiono tra le varie schermate di caricamento, dato che si dissolvono così velocemente da dare vita a transizioni talmente organiche da migliorare persino il ritmo del gameplay.
Che si tratti di farmare qualche materiale raro o di completare una missione secondaria particolarmente lunga, poter passare da una zona all’altra dell’enorme mappa di gioco in pochi secondi rende l’esperienza molto più fluida e appagante.

Insomma, ci troviamo davanti a un lavoro tecnico impressionante, che dona nuova vita a un titolo che, più di ogni altro, la meritava. E non vi nascondiamo che ci è subito venuta voglia di ricominciare tutto da capo, proprio per riscoprire ogni singolo momento in questa veste completamente migliorata sotto ogni punto di vista.

Desiderio che ora si può realizzare facilmente grazie all’implementazione di un secondo slot di salvataggio, che ci permette di iniziare una nuova avventura senza dover sacrificare il nostro file principale su cui abbiamo investito più di 130 ore. Una funzione che sarebbe stata utile già all’epoca, ma come si suol dire: meglio tardi che mai.


Un diario di viaggio all’interno del vostro telefono

Le novità, però, non sono tutte tecniche e, anzi, alcune non riguardano nemmeno direttamente il gioco in sé. Con il lancio del pacchetto upgrade, Nintendo ha infatti introdotto una nuova funzione all’interno dell’app di Nintendo Switch chiamata “Zelda Notes”, che si collegherà direttamente al vostro gioco per offrirvi nuovi contenuti pensati sia per chi torna ad Hyrule dopo tanto tempo che per chi si avvicina per la prima volta all’avventura.

Tra le aggiunte più importanti troviamo i Ricordi Vocali di Zelda, una raccolta di 125 messaggi audio lasciati dalla principessa, doppiata ancora una volta dalla talentuosa Veronica Pivetti, sparsi per tutta la mappa.
In maniera simile ai Ricordi della trama principale, anche questi andranno trovati nei luoghi più disparati grazie a un apposito localizzatore visivo e sonoro presente nell’applicazione che vi guiderà mentre giocate.

Tuttavia, è bene sapere che non rappresentano grandi rivelazioni narrative, trattandosi perlopiù di piccoli racconti o aneddoti sulla vita della principessa prima degli eventi del gioco, anche se con qualche spunto interessante che farà la gioia dei fan più affezionati.

Si trattano quindi di semplici extra piacevoli ma non rivoluzionari, pensati soprattutto per chi affronta l’avventura per la prima volta e vuole immergersi meglio nei contesti narrativi dei nuovi luoghi scoperti, accrescendo così il senso d’immersione e compagnia in un viaggio che, come molti sapranno, è spesso dominato dalla solitudine.

Ci lascia invece perplessi la decisione di vincolare la riproduzione dell’audio all’uso dello smartphone, obbligando i giocatori a interrompere il gameplay durante l’ascolto dei messaggi o la ricerca di nuove note. Un sistema che rischia di spezzare il ritmo, specialmente per chi utilizza le cuffie direttamente con la console ed è costretto a rimuoverle ogni volta che trova un ricordo vocale, quando sarebbe bastato integrare tutto in-game per rendere l’esperienza decisamente più fluida e piacevole.

Per chi non ha paura di incappare in qualche spoiler o ha già completato il gioco, sarà possibile cercarli anche attraverso una modalità chiamata Naviguida: un vero e proprio navigatore GPS che si sincronizza con il gioco per mostrare in tempo reale la posizione del giocatore, guidandolo tramite una voce sintetizzata verso le varie note disseminate nel mondo.

La Naviguida, inoltre, può essere utilizzata fortunatamente anche per tenere traccia di ogni singolo altro collezionabile, permettendo così di affrontare tutti quei nemici lasciati indietro, completare i sacrari dimenticati e persino arrivare al tanto agognato 100%.
Un’enorme aggiunta specie per chi, come noi, non ha mai avuto la pazienza di raccogliere tutti i semi Korogu sparsi in giro per la mappa ma ha sempre desiderato chiudere quella vecchia partita rimasta incompleta, con la promessa di tornarci.. prima o poi.

Anche qui, però, abbiamo purtroppo notato una certa imprecisione nella segnalazione di alcuni punti d’interesse vuoti o non più rilevanti, che spariscono all’improvviso senza fornire indicazioni chiare. Il problema si verifica soprattutto con gli NPC itineranti, che si spostano dinamicamente sulla mappa e con cui l’app fatica a tenere il passo, costringendoci talvolta anche a riavviare il servizio.

Tra gli altri contenuti interessanti troviamo una simpatica “Ruota della Fortuna”, che una volta al giorno permette di ottenere un bonus casuale, come il ripristino di tutti i cuori o la riparazione di un’arma vicina alla rottura, e una tabella delle statistiche con gli achievement conseguiti nel tempo.

Attenzione però: alcune di queste vengono contate solo a partire da un certo aggiornamento, con risultati talvolta stravaganti, come nel nostro caso in cui ci segnala più di 100 ore giocate senza aver mai sconfitto un nemico… e no, non è stata una pacifist run!

A questo si aggiunge un discreto ritardo di sincronizzazione di qualche ora per alcune informazioni, che non vengono aggiornate in tempo reale come avviene per la posizione nella navigazione.

Un piccolo difetto per un’aggiunta che, nel complesso, resta comunque comoda e rende più gestibile monitorare i propri progressi, e tutto sommato non possiamo che apprezzare per quel che è.

Infine segnaliamo, com’era purtroppo prevedibile, l’assenza dei due DLC precedentemente rilasciati su Switch, che anche in questa versione vanno acquistati separatamente.
Per quanto la loro presenza non fosse obbligatoria, sarebbe stato comunque apprezzabile includerli almeno nell’edizione fisica, soprattutto considerando il prezzo pieno per un gioco uscito quasi dieci anni fa.


Ringraziamo Nintendo per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.

Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild - Nintendo Switch 2 Edition
IN CONCLUSIONE
The Legend of Zelda: Breath of the Wild resta ancora oggi un’opera rivoluzionaria, capace di sorprenderci con il coraggio delle sue idee e l’ambizione del suo open-world, reso ancora più brillante da una versione per Switch 2 che gli dona un comparto tecnico finalmente all’altezza: visivamente splendido, fluidissimo da giocare ed esattamente come avrebbe sempre meritato di essere. Già solo per il netto miglioramento delle prestazioni, questa riedizione rappresenta un acquisto quasi imprescindibile, ma a rendere il ritorno ad Hyrule ancora più interessante ci pensa anche l’applicazione di Zelda Notes, un’aggiunta pensata per chi desidera riscoprire il mondo di gioco da una prospettiva inedita con la voglia, magari questa volta, di completarlo davvero al 100%.
Pregi
Breath of the Wild, identico a come lo ricordavamo ma visivamente più spettacolare
Lo schermo HDR valorizza notevolmente gli ambienti
I 60 FPS regalano un’esperienza più immersiva e reattiva
Le Zelda Notes arricchiscono e aiutano l’esplorazione
Difetti
Su 125 messaggi vocali, solo una manciata si rivelano davvero interessanti
Almeno le funzioni audio dell’app avrebbero meritato un’integrazione nativa nel gioco
9
Voto