A circa un mese dall’analisi della prima parte di Bloom & Rage Lost Records, siamo tornati nei panni di Swann, nella misteriosa Velvet Cove, e abbiamo testato Tape 2.
Se non lo avete già fatto, anche per avere un quadro completo, consigliamo fortemente di leggere la recensione del primo capitolo, che potete recuperare qui:
https://www.stwgames.eu/recensione-bloom-rage-lost-records-tape-1/
Dopo aver giocato a questa seconda parte dell’opera di Don’t Nod, siamo finalmente pronti per dare un giudizio definitivo all’intera avventura.
Non andremo ovviamente ad affrontare ancora temi come il comparto tecnico, o la narrazione che non differiscono rispetto al capitolo precedente, ma ci soffermeremo più che altro sulla trama, longevità, qualche novità sul gameplay e daremo un voto finale ad un titolo che, al netto di alcuni difetti, è riuscito comunque a convincerci.
Vi state chiedendo se ci troviamo di fronte ad un nuovo Life It’s Strage? Scopritelo leggendo la recensione completa.
TRAMA: dove eravamo rimasti, e come si conclude?
Non faremo alcuno spoiler per non rovinare l’esperienza di gioco e, in pieno stile serie TV, riprenderemo la storia esattamente dove si era conclusa nel primo capitolo che, grazie ad un paio di colpi di scena nel finale, ci aveva lasciato un po’ di curiosità nell’attesa di scoprire come si sarebbero evoluti gli eventi.
Tape 2, rispetto al primo capitolo, avrà un impronta marcatamente più dark, ancora piu’ ricca di mistero e pian piano che ci avvicineremo ai titoli di coda l’impatto scenico e narrativo giocherà un ruolo predominante.
In questa seconda parte l’avventura ci permetterà di vedere delle variazioni del finale di gioco in base alle scelte fatte e risposte che avremo dato alle varie domande che ci verranno poste dagli altri protagonisti.

Questo aspetto resta ancora un punto di forza del gioco e gli autori di Life It’s Strange sono riusciti a far mantenere vivo l’interesse del gioco fino alla fine.
Come per il primo episodio, colpisce il grado di immersività e il modo in cui lo sviluppatore è stato in grado di approfondire lo stato d’animo non solo della protagonista principale, ma anche degli altri personaggi.
Don’t Nod, attraverso un videogioco, ha avuto la capacità di mettere in evidenza quelle che sono le molteplici sfaccettature e umori dell’età adolescenziale; gioia, entusiasmo, dolore, frustrazione, paura, tutti sentimenti molto ben rappresentati e che catturano l’attenzione del giocatore.
Ciò che invece ci ha lasciato un po’ perplessi è che se è vero che il gioco ha un finale conclusivo, resteranno comunque diverse domande che non avranno avuto una risposta. Inoltre, proprio nell’ultima scena, sembrerebbe aprirsi uno spiraglio per una possibile nuova avventura, ma sarà davvero così?
GAMEPLAY: alcune variazioni
Anche in Part 2 si sperimenteranno fasi di gioco ambientate nell’epoca attuale, con le tre amiche che, sedute attorno al tavolo di un bar di Velvet Cove, rivivranno i ricordi di ventisette anni prima.
Ma saranno soprattutto i flashback a condurre il giocatore e ripercorrere, nei panni di Swann la protagonista, i momenti più importanti di quell’estate del 1995 che ha cambiato per sempre le loro vite.

Rispetto al primo episodio, in questa seconda parte sarà presente qualche puzzle ed enigma in più; nulla di molto complicato in realtà, ma pur sempre una piacevole diversificazione rispetto al classico gameplay.
Inoltre, in diverse situazioni di gioco, saremo chiamati a prendere delle decisioni e soprattutto a compiere azioni in un limitato periodo di tempo e, in caso di fallimento o se faremo la scelta sbagliata, questo avrà un impatto sul finale.
La videocamera sarà ancora l’immancabile compagna di viaggio della protagonista, almeno fino ad un certo punto dell’avventura, quando sarà costretta a privarsene… come mai? Beh, lasciamo a voi il compito di scoprirlo.
Riconosciamo lo sforzo fatto dagli sviluppatori di diversificare ulteriormente l’esperienza di gioco , ma purtroppo il risultato è stato raggiunto solo in parte.

Bloom & Rage Lost Records resta un avventura in cui saremo spesso soltanto spettatori e, soprattutto nella parte finale, avremo la netta sensazione che questo aspetto risulti ancora più marcato.
LONGEVITA’: quanto dura?
Per terminare questo secondo episodio saranno sufficienti circa cinque ore di gioco che, aggiunte alle sei del capitolo precedente, porteranno a vedere i titoli di coda in poco più di dieci ore.
Sicuramente non un risultato eccezionale, considerando anche tutte le varie cinematiche, e che in diverse circostanze sono stati aggiunti momenti e situazioni che non influiscono assolutamente sulla trama ma servono soltanto ad allungarne i tempi.


Inoltre, e questo è forse il difetto principale di Bloom & Rage, in alcuni punti del gioco il ritmo cala, la storia procede troppo lentamente e rischia quindi di annoiare un po’.
Questo pregiudica anche l’aspetto rigiocabilità, perché se anche sarebbe interessante vedere come varia il finale facendo scelte differenti, quanto segnalato nel paragrafo precedente, non incoraggia il giocatore a farlo.
Considerando la longevità e le tempistiche di lancio, ci chiediamo anche se non fosse stato meglio distribuire subito l’intero capitolo invece che due diversi, separati di un solo mese l’uno dall’altro.
Convince, ma non è Life It’s Strange
Al termine di questa doppia analisi possiamo affermare che Bloom & Rage è un titolo più che discreto, che trova nella narrazione e immersività i suoi punti di forza.
Sicuramente va fatto un plauso a Don’t Nod per essere riuscita a creare un’opera che abbiamo esplorato con piacere e che, in alcuni momenti, è stata anche in grado di emozionarci.

Sotto il profilo tecnico (aspetto che avevamo approfondito nella recensione della prima parte) il gioco convince appieno come anche l’effetto nostalgia che provoca un titolo ambientato quasi interamente negli anni 90.
Peccato per alcune domande relative alla trama a cui non è stata data una risposta, e per il finale che ci ha lasciati un po’ con la sensazione che qualcosa sia rimasto ancora da rivelare.
Il ritmo un po’ basso di alcuni frangenti pregiudica in parte il fattore rigiocabilità, e riteniamo che siano state aggiunte fasi di gioco che servono solo ad allungare la longevità seppur un po’ inutili al fine della storia.
Insomma, un titolo che ci ha convinto pienamente soltanto in alcuni aspetti, ma che rimane distante da quel capolavoro che fu Life It’s Strange.

Confermiamo quindi il voto che avevamo dato in fase di recensione di Tape 1; Bloom & Rage Lost Records, resta un gioco assolutamente consigliato agli appassionati del genere ma che, per le criticità segnalate, potrebbe deludere un po’ tutti gli altri giocatori, soprattutto coloro che avevano amato la migliore opera di Don’t Nod.
Ringraziamo Sandbox Strategies per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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