Il panorama indipendente ci ha da sempre abituati a prodotti sperimentali a livello narrativo e ludico, trasformando spesso la metafora in una meccanica essenziale. Questi giochi si appoggiano spesso a generi rilassanti e meditativi come i “walking simulator“, mettendo in primo piano il viaggio stesso che, nel caso di oggi, assume la forma di una semplice consegna di una pizza. Si inserisce in questo scenario A Pizza Delivery, l’opera prima dello sviluppatore indie Eric Osuna.
Il titolo affida al giocatore una semplice missione, consegnare una pizza, per portarlo in un’avventura breve ma densa, un’esperienza onirica che attraversa scenari in bilico tra realtà e sogno. L’obiettivo, almeno su carta, è quello di restituire all’utente una gamma di emozioni non semplici da definire, presentandosi come un progetto sviluppato da un’unica persona con idee coraggiose che, sfortunatamente, si scontrano con i limiti di una produzione amatoriale.

Il risultato è un’esperienza affascinante e da grande potenziale, che tuttavia non riesce a compiere quel passo finale necessario per lasciare un segno indelebile nel giocatore.
Ma andiamo nel dettaglio!
TRAMA
Il comparto narrativo di A Pizza Delivery ci porta nei panni della protagonista di nome B, una giovane fattorina definita tramite la sua inesauribile curiosità piuttosto che da un background approfondito. La premessa, tanto semplice quanto piena di inquietudine, vede B prepararsi a effettuare quella che crede essere l’ultima consegna della giornata, ma l’ordine arriva tramite una telefonata misteriosa che fornisce dettagli molto vaghi.
La pizza è destinata a una “persona amata“, e l’unica indicazione per raggiungere questa destinazione sconosciuta è di “seguire le linee elettriche” che si snodano lungo una desolata distesa d’erba, quasi su un’isola al di fuori del mondo. Questo incipit trasporta B al di fuori della realtà tangibile, immergendoci in un mondo onirico e desolato, una sorta di limbo popolato da individui che, proprio come la protagonista, si sentono “bloccati” e smarriti emotivamente.

A Pizza Delivery cerca di affrontare tematiche profonde come la solitudine, la difficoltà di crescere, l’elaborazione del lutto e una rassegnazione verso gli eventi della vita, dipingendo i personaggi quasi come estranei da sé stessi e incapaci di riconoscere la realtà che li circonda. L’infrastruttura narrativa si divide in due strade differenti: da un lato la missione principale, la ricerca della “persona amata”, dall’altro una serie di incontri estemporanei con personaggi secondari.
B, infatti, trasporta con sé due cartoni di pizza: uno da consegnare e un secondo da condividere con le figure che incontrerà durante la traversata sul suo motorino. Queste mini sezioni opzionali rappresentano una delle parti migliori dell’esperienza; la pizza diventa un simbolo di unione che trasforma un incontro casuale in un dialogo spesso toccante e intimo.
Purtroppo, queste piccole parentesi emotive non riescono ad esaltare la trama principale, che perde di interesse proprio verso la fine. Invece di esplorare con maturità i temi introdotti, la storia adotta cliché tipici di molte avventure indie, risultando prevedibili e senza emozioni. Ed è proprio la mancanza di approfondimento a rendere il finale sbrigativo e incapace di restituire quelle sensazioni promesse, lasciando il giocatore con l’amaro in bocca per un racconto che aveva potenziale, ma che ha preferito rimanere in superficie.
GAMEPLAY
Per quanto riguarda il gameplay, A Pizza Delivery si pone come un’avventura narrativa lineare, prendendo parte al diffuso genere dei “walking simulator”, in cui le fasi di esplorazione a piedi si alternano a quelle alla guida del motorino rosso della pizzeria per cui lavora B. Ed è proprio qui che emergono le criticità più frustanti, poiché una semplice traversata si trasforma in una sfida contro il sistema di controllo mal progettato. Il modello di guida del veicolo è impreciso e “scivoloso”, con controlli che restituiscono un feedback non fluido e rendono difficoltoso direzionare il mezzo con precisione. Un’ulteriore scelta discutibile risiede nella gestione delle collisioni, poiché numerosi muri invisibili saranno pronti a sbarrare il passo al giocatore, provocando sbandamenti improvvisi e collisioni inaspettate.
Queste problematiche, sommate alla legnosità dei controlli, mettono a dura prova la pazienza in un’esperienza che dovrebbe essere principalmente rilassante.

Oltre alla guida, dovremo affrontare anche una serie di enigmi ambientali necessari per proseguire, i quali purtroppo non tentano nemmeno di proporre un livello di sfida stimolante, risultando fin troppo semplici.
I puzzle proposti sono pochi e si limitano alla ricerca di oggetti chiave da inserire in porte o meccanismi per sbloccare il passaggio, risultando macchinosi e scontati. L’unica eccezione in cui si nota un minimo di inventiva è il segmento in cui bisogna proteggere il cartone della pizza dalla pioggia, sfruttando diversi ripari messi a disposizione dall’ambiente circostante.
COMPARTO ARTISTICO E TECNICO
Dal punto di vista artistico, il gioco sviluppato da Eric Osuna riesce a ritagliarsi un’identità seppur non priva di criticità, optando per uno stile surreale che propone scenari desolati e architetture impossibili da costruire nella vita reale. Quel mondo di gioco che a prima vista appare vuoto, è in realtà una perfetta rappresentazione della condizione in cui i personaggi sono intrappolati, e tutto sommato A Pizza Delivery sa regalare panorami semplici ma suggestivi, come una vasta distesa verde baciata da un’aurora boreale.

Se da un lato il comparto artistico riserva sorprese che portano ad apprezzare il titolo nonostante le evidenti problematiche ludiche, non si può dire lo stesso del comparto tecnico. Le prestazioni di A Pizza Delivery risultano alquanto imbarazzanti anche su hardware moderni, mostrando cali di frame rate che rendono il prodotto scattoso, finendo per invalidare proprio quell’ambientazione sognante che rappresenterebbe un punto di forza.
Si segnalano inoltre bug nelle interazioni, che talvolta non si resettano correttamente, e una generale mancanza di rifinitura che denota la natura artigianale del progetto, ma che al momento ne mina la fruibilità.
Ringraziamo Jesus Fabre per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
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