Prime Impressioni Hordes Of Hunger – Qualcosa di nuovo, qualcosa di poco

In un periodo storico in cui i survivor-like sembrano spuntare come funghi, solo una piccola percentuale di titoli riesce a distinguersi dalla massa di cloni che cercano di accaparrarsi una fetta del pubblico appassionato del genere.

Tuttavia, Hordes of Hunger, sviluppato da HyperStrange e pubblicato da Kwalee, debutta in Early Access con alcune premesse interessanti che hanno stuzzicato la nostra curiosità, spingendoci a provarlo in anteprima. In questo modo, speriamo di contribuire attivamente alla sua evoluzione, evidenziando sia i punti di forza che distinguono il titolo sia le problematiche che ne limitano l’espressione ottimale.


UNA VENTATA D’ARIA FRESCA

Se condividere le proprie opinioni su questo genere di giochi è diventato estenuante per via della solita formula trita e ritrita che rende quasi impossibile differenziare un titolo dall’altro, Hordes of Hunger cambia registro, unendo le basi del survivor-like a un approccio più attivo e ravvicinato.

Grazie a una telecamera più dinamica e a un sistema di combattimento ibrido, infatti, questo titolo dimostra fin dalle prime ore di possedere il potenziale per diventare un nome rilevante nella scena di questo genere di nicchia.

Scenario Hordes of Hunger

L’unicità non è il solo pregio di Hordes of Hunger: v’è evidente impegno da parte degli sviluppatori nel dare maggiore rilevanza all’ambientazione in pieno stile dark fantasy, presentando arene pensate e create a mano per offrire una maggiore immersione, a scapito della varietà che avrebbe potuto offrire una generazione procedurale.

Impersonando Mirah, una guerriera superstite, dovremo infatti farci strada tra innumerevoli orde di mostruosità voraci, portate sulla terraferma dopo che “La Bestia” è emersa dalle profondità marine per scatenare distruzione e morte sulla terraferma.

La storia progredisce gradualmente dopo aver sconfitto il Guardiano di ciascuna zona e averla liberata dalla Fame e dalla marcescenza che la pervadono, portando in salvo i rari superstiti e riuscendo a tornare al nostro accampamento ancora intatti.


UN LOOP SOLIDO, EPPURE SCARNO

Dopo le prime ore a decimare le orde di mostri, gli elementi di gioco iniziano ad impostarsi per fondare la base che costituirà il loop di gioco, sbloccando gradualmente nuovi NPC ed elementi in grado di aiutarci a potenziare il nostro personaggio ed arsenale.

Ad esempio, con le piume raccolte nei combattimenti si potranno migliorare gli attributi di Mirah, mentre utilizzando le chiavi ricevute come ricompensa dagli incarichi randomizzati che compongono le singole run, potremo aprire i forzieri sparsi per la mappa per sbloccare abilità o ottenere materiali con cui costruire nuove armi.

Insomma, sulla carta sembra funzionare tutto. Eppure, anche dopo aver correttamente reinterpretato la formula di gioco, ciò su cui Hordes of Hunger cade goffamente è la longevità dell’esperienza: ancor prima di aver ottenuto neppure la metà dei potenziamenti, ci siamo ritrovati a sconfiggere l’ultimo guardiano brandendo la stessa spada ottenuta dopo appena un paio d’ore dall’inizio.

La difficoltà sembra infatti tendere nettamente verso l’estremo del “facile“, sebbene il tema generale di perdizione e solitudine (a reminiscenza dei Dark Souls) associato alla quantità di potenziamenti disponibili suggerirebbe il contrario.

Elementi come la finestra per parare i colpi estremamente generosa e uno scaling dei danni del personaggio chiaramente superiore alla vita dei nemici sul lungo termine finiscono per sconvolgere gli equilibri di combattimento già dopo i primi livelli, specialmente se si opta per uno stile di gioco incentrato sui danni ad area.

Inoltre, il fatto che certe armi o abilità siano oggettivamente più versatili e potenti di altre (come ci saremmo aspettati da un titolo appena rilasciato, dopotutto) ha contribuito ulteriormente alla monotonia, facendoci chiedere, di fronte alle scelte dei potenziamenti, se valesse la pena giocare svantaggiati solo per provare qualcosa di nuovo.

Per nostra esperienza, è bastata poco meno di una decina di ore per esplorare quasi tutte le abilità ottenibili nelle run o sperimentare diverse build e strategie, rendendo Hordes of Hunger piuttosto carente sul fronte della rigiocabilità, urtata anche dalla mancanza di obiettivi una volta viste tutte le arene.


CHE COSA MANCA?

Come si è potuto capire dalle critiche precedenti, Hordes of Hunger purtroppo non sembra in grado di distribuire omogeneamente ed equilibratamente molte delle sue meccaniche, anche principali od importanti, nel corso della storia.

La novità si esaurisce proprio quando si ha l’impressione di stare ingranando la marcia giusta, lasciandoci con quella sensazione di amarezza mista a insoddisfazione, proprio perché riteniamo il titolo estremamente valido e dotato di un alto potenziale.

Avremmo forse preferito dover riprovare un boss qualche volta in più o avere qualche missione che ci incentivasse a tornare nelle arene già visitate, pur di “allungare” l’esperienza, specialmente considerando che si tratta di un genere che fa principalmente affidamento sulla volontà del giocatore di sperimentare, potenziare e riprovare.

Lo stato di Early Access unito a ciò che abbiamo già potuto vedere fa ovviamente ben sperare, ma non possiamo che constatare come la quantità di contenuti attualmente disponibili appaia eccessivamente ridotta persino per un prodotto con una simile etichetta.

La nostra speranza è che un giorno (magari con il rilascio della versione 1.0 o anche prima) vengano introdotti modificatori di run, nuovi livelli, armi magiche o a distanza, achievement o altri elementi in grado di rendere le partite significativamente diverse, o almeno di fornire al giocatore una motivazione per tornare a mietere orde di Voraci.

In conclusione…

Dotato di un aspetto narrativo intrigante, un doppiaggio (in lingua inglese) di alta qualità e ambientazioni dettagliate, Hordes of Hunger riesce a trascinarci efficacemente nella sua cruenta atmosfera in bilico tra oppressione e speranza, offrendo al contempo un’intelligente rivisitazione di un genere relativamente recente che ha rapidamente conquistato un discreto seguito. La capacità di unire perfettamente il gameplay di due generi distingue positivamente il titolo, che ci è sembrato frenato soprattutto dal bilanciamento ancora grezzo di abilità e ricompense, elementi che rischiano di passare in sordina vista la sua longevità estremamente limitata.


Ringraziamo Pressengine per averci fornito le chiavi del gioco per realizzare questo articolo.
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