INTERMEDIUM God Of War – I miti oltre la leggenda

Il connubio tra miti e videogiochi è un argomento che ha sempre conosciuto una parabola altalenante all’interno della grande storia videoludica: un saliscendi di temi, personaggi e avventure che hanno toccato vari aspetti delle mitologie di riferimento.

Oggi non è raro imbattersi in videogiochi ispirati ai racconti norreni, giapponesi o anche cinesi, in un’alternanza spesso figlia delle tendenze del momento.

Un fulgido esempio del connubio videogiochi-miti è sicuramente una serie che ha avuto il merito di entrare nel cuore degli appassionati, sfruttando in modo coerente e appassionante la mitologia greca, uno dei cardini assoluti della cultura occidentale: stiamo parlando, ovviamente, di God of War.

In questo articolo andremo alla scoperta di tre miti, uno per capitolo che, secondo noi, sono stati trasposti in modo coerente e funzionale alla grande storia che si vuole raccontare.
Non vi resta quindi che seguirci per scoprire gli interessanti e tragici argomenti di cui questa incredibile serie è pregna!


Un passo indietro: Di cosa parla God Of War?

Un tatuaggio rosso sangue che richiama coraggio, ma anche tanta violenza, una pelle dal colore pallido, quasi irreale, ed uno sguardo fiero e terribile, che cela, però, tanta sofferenza.

Se vi fosse mai capitato di imbattervi nel personaggio appena descritto, sicuramente saprete che si tratta di Kratos, il fantasma di Sparta, nonchè il protagonista di una delle serie che ha cambiato per sempre il volto di Playstation: God Of War!

Le vicende della nota esclusiva di Sony si articolano intorno alla figura del suo lugubre protagonista, che fin dal primo capitolo dovrà intraprendere un viaggio di pura vendetta contro gli Dei dell’Olimpo, colpevoli di averlo ingannato ed usato per i loro scopi.

Ciò che Kratos si appresta ad affrontare è un sinistro discendere nella più cupa e tetra disperazione, da cui sembra non esserci scampo e, forse, nemmeno il compiere la sua missione riuscirà ad alleviare il suo grande dolore.

A partire dall’incipit possiamo certamente notare come i temi ricorrenti dei miti greci (in particolare le tragedie) siano molto presenti all’interno della serie: inganni, tradimenti, personaggi ambigui, destini avversi e per lo più tragici e, soprattutto, una morale che esula da ciò che succede all’interno della storia.

Uninaspettata accuratezza che si concretizza all’interno dell’opera grazie alle tante storie citate, che vanno ad arricchire un racconto che sembra quasi provenire direttamente da quel periodo dell’antichità che tanto è stato importante per la storia del mondo.

Da questo momento in poi ci saranno dei piccoli spoiler per quanto riguarda la trama dei capitoli principali di God Of War ambientati nell’epoca greca e, per essere fedeli al linguaggio utilizzato nell’opera, chiameremo gli Dei con i nomi greci e non con i nomi latini, pertanto tenetene conto prima di entrare a pieni occhi nella lettura!


  God Of War e il vaso di Pandora

“E Kratos si lanciò dalla montagna più alta di tutta la Grecia”

Alzi la mano chi non ha mai sentito questa incredibile intro, potente e dal grandissimo significato, un inizio spiazzante per uno dei videogiochi più importanti dell’epoca PS2: stiamo, appunto, parlando del primo God of War.

In questo capitolo inizia la grande lotta tra Kratos, il Fantasma di Sparta, e gli Dei dell’Olimpo, e la prima vittima della sua vendetta è il terribile Ares, colpevole di avergli tolto tutto, persino la libertà.

Il nostro protagonista, però, non è sufficientemente potente per sconfiggerlo e salvare la città di Atene, stretta nella temibile morsa del Dio della Guerra.

In suo soccorso, inaspettatamente, arriva Atena, che gli suggerisce di trovare ed ottenere, superando le prove dello sfortunato Crono, il celebre vaso di Pandora, che contiene un temibile potere in grado di dare allo Spartano la forza per affrontare il sanguinario nemico.

Avete, però, mai sentito parlare del mito del Vaso di Pandora? Che cosa conteneva nelle leggende questo celebre oggetto?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nel tempo, precisamente a quando gli uomini primitivi muovevano i primi passi sulla terra.

In quel periodo gli Dei non si interessavano della sorte dei nostri antenati, ma tutto cambiò quando Prometeo diede loro il fuoco, pagando con un terribile supplizio il suo gesto.
Zeus non era, però, soddisfatto della punizione inflitta e decise di ricorrere ad un mezzo davvero terribile: face creare da Efesto, il dio del fuoco e del metallo, un vaso capiente e una ragazza bellissima, cui venne donata l’anima umana e che fu chiamata Pandora.

Nel vaso vuoto vennero messi tutti i mali (tra cui terribili malattie, pestilenze e tutto ciò che di più malvagio ci può essere) e fu detto alla ragazza di non aprirlo, per nessun motivo. Poco dopo fu inviata sulla terra, dove andò in sposa ad Epimeteo, fratello dello sfortunato ma generoso Prometeo.

Nonostante gli avvertimenti di Zeus, Pandora fu vinta dalla curiosità e aprì il vaso, scatenando sulla terra tutti i mali che ancora oggi possiamo ritrovare, come la morte, le malattie e ogni genere di mostruosità.

Insieme a questi terribili mali, però, Zeus inserì anche un particolare elemento, capace di rendere le giornate dell’uomo felici nonostante tutte le disgrazie: la speranza!

Il mito ci insegna come, molta volte, sia meglio dare retta agli avvertimenti degli Dei e, soprattutto, che la curiosità non va sempre assecondata, pena incorrere in delle brutte sorprese.


God of War II e la Guerra degli Dei

Una fiera armatura ridotta in pezzi, un Dio sconfitto dai suoi stessi simili, un violento omicidio per mano del Re dell’Olimpo, spaventato dal potere raggiunto dalla vittima designata.

Così inizia il capitolo più impattante della serie greca uscita su Ps2, un tripudio di colpi di scena, momenti da ricordare e orde di nemici da affrontare: stiamo, ovviamente, parlando di God of War II.

La seconda fatica di Santa Monica Studios ebbe il merito di ampliare e perfezionare la formula del primo capitolo, creando una base narrativa e di gameplay fondamentale per i capitoli successivi e non solo, dimostrandosi un titolo importantissimo ed influente per il genere degli action Hack and Slash.

Nell’adrenalinico e spiazzante inizio del secondo e maestoso capitolo della saga, ci sono tutti gli elementi cari ad una storia in particolare, probabilmente quella che diede inizio alla mitologia greca: la Guerra degli Dei, in cui un giovane Zeus sfidò i titani e suo padre per raggiungere l’agognato potere.

In un momento in cui le prime forme di vita muovevano i loro primi passi sulla terra, Crono, un giovane titano figlio di Urano (il cielo) e Gea (la terra), regnava incontrastato.
Un giorno, però, l’oracolo gli vaticinò un terribile destino: uno dei suoi figli lo avrebbe privato del suo potere, divenendo sovrano al suo posto.

Preso da un’irrefrenabile collera, in cui era insita anche un grande paura, iniziò a divorare tutti i suoi figli, che rinchiuse nel suo stomaco.

La moglie Rea, stanca di questo orrido spettacolo, riuscì a mettere in salvo il suo sestogenito, Zeus, che crebbe al sicuro sull’isola di Creta in mezzo a ninfe e vari animali.
Diventando adulto, il futuro Re degli Dei sfidò suo padre Crono in una terribile guerra che ebbe come risultato proprio la profezia dell’oracolo, con il titano sconfitto ed obbligato ad un tragico ed avvilente destino: vagare nel deserto, con indosso il mausoleo in cui fu introdotto il Vaso di Pandora.

Un triste epilogo per chi aveva cercato di mantenere a tutti i costi il proprio potere cedendo alla paura; vi ricorda, forse, un avvenimento successo all’interno della grande epopea di God Of War?


God of War III e il labirinto di Dedalo

La terribile spirale di vendetta spinge Kratos ad arrivare fino al monte Olimpo, dove, nella sua continua e disperata lotta, affronta le più grandi mostruosità che gli Dei gli inviano contro.
La battaglia è serrata, senza esclusione di colpi, e lo Spartano vede a portata di mano il suo obiettivo, la vendetta nei confronti di Zeus e di tutti i suoi simili.

In uno dei pochi momenti di stasi, il Fantasma di Sparta giunge in un terribile ed intricato labirinto, in cui trova un uomo costretto in catene: si tratta di Dedalo, il primo e migliore architetto del mondo.

Avete mai sentito parlare di questa leggendaria personalità e della sua tragica storia?

Durante il periodo di massima espansione culturale e militare di Atene, Dedalo era considerato il miglior architetto del mondo, capace di qualsiasi genere di meraviglia progettistica.
Questa notizia arrivò alle orecchie del Re Minosse, sovrano di Creta, che commissionò al famoso artigiano un labirinto, che sarebbe servito a rinchiudere il suo temibile figlio: il Minotauro.
Dedalo accettò di buon grado l’impresa e, insieme a suo figlio Icaro, realizzò l’opera dopo tantissimi anni di duro lavoro.

Alla fine, però, venne svelato l’inganno: Minosse, temendo per i segreti che potevano essere rivelati sul labirinto, non era intenzionato a liberare l’architetto e suo figlio, che furono rinchiusi nell’ intricata costruzione, in balia della fame e del temibile Minotauro, a cui ogni anno erano dati in pasto delle giovani vittime.

Dedalo non si fece scoraggiare ed insieme al giovane costruì delle ali di cera che servirono agli sventurati per spiccare il volo, sfruttando la mancanza di tetto del Labirinto, e a fuggire dalla prigionia.
Durante il tragitto, però, Icaro, affascinato dal sole, cercò di arrivare il più in alto possibile, ignorando gli avvertimenti del genitore, e cadde tragicamente in mare a causa del calore che aveva sciolto le ali.

Dedalo, con la morte nel cuore, fu l’unico a riuscire ad arrivare ad Atene e non dimenticò mai questa tragica esperienza, che tanto gli era costata.

Nonostante in God Of War il mito sia un po’ modificato, ciò che si riesce a percepire è stessa tristezza dell’architetto, distrutto dal dolore e dal tragico destino che gli Dei gli hanno riservato.


Conclusione: Il mito all’interno della leggenda

Siamo arrivati alla fine di questo lungo viaggio all’interno di una serie che, senza dubbio, è una delle più influenti e famose del mondo dei videogiochi.
Il grande merito di God of War è stato quello di creare un universo narrativo in cui l’essenza della mitologia greca è stata trasposta fedelmente in un media differente per la prima volta, riuscendo a creare un connubio difficilmente realizzabile in modo così riuscito.

Un mito all’interno della leggenda, fatto di tragedie, combattimenti e momenti da ricordare, che, ancora oggi a distanza di circa dieci anni dalla sua conclusione, rimane lì silente, in attesa di essere vissuto ancora ed ancora dagli appassionati… un po’ come  i miti che ancora oggi continuano ad affascinarci!


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