Recensione Blades Of Fire – Sangue, fuoco e metallo

Data di uscita
Maggio 22, 2025
Sviluppatore
MercurySteam
Disponibile per
PC, Sony PS5, Microsoft XBox Series S/X

Nel mondo videoludico, da sempre, esistono giochi che arrivano in sordina, senza la presunzione di volersi imporre, e che, grazie ad alcune peculiarità e caratteristiche uniche del loro genere, riescono a fare centro.
È questo il caso di Blades Of Fire, titolo sviluppato da MercurySteam e pubblicato da 505 Games il 22 maggio per PC, Sony PS5 e Microsoft XBox Series S/X.

Diciamolo subito: a una prima occhiata, abbastanza superficiale, il prodotto sembra prendere spunto da God of War (2018). E, comunque, tanto male non fa.
Non lasciatevi però ingannare, perché dietro questa apparente somiglianza si nasconde un’opera che, grazie soprattutto a un combat system solido e a un sistema di crafting delle armi particolarmente incisivo, mostra un’identità tutta sua e ci ha sorpreso positivamente.

Non è un titolo esente da difetti, anzi… però i tanti spunti interessanti e la qualità generale lo rendono assolutamente consigliabile, sia agli appassionati del genere che non solo.
Volete saperne di più? Beh, armatevi di spada, incudine e martello e seguiteci in questa recensione completa!


TRAMA E NARRAZIONE

Un guerriero solitario, grosso e un po’ burbero, un ragazzino che lo accompagna tanto loquace (anche troppo) quanto desideroso di rivalsa, un mondo fantasy e un pantheon di divinità da abbattere.
Cosa vi fa venire in mente? La risposta è ovviamente abbastanza semplice e non vi neghiamo che inizialmente abbiamo storto un po’ il naso notando quanto Blades Of Fire avesse in comune con God Of War.

Bastano comunque pochi minuti di gioco per rendersi conto che Aran De Lira (questo il nome del protagonista), la sua storia e tutto il gioco si differenziano parecchio da quello di Kratos in tanti aspetti.
Quindi, mettiamo un freno agli insistenti (e forse inutili) confronti, e concentriamoci sull’opera di MercurySteam.

La trama è appunto incentrata sul nostro eroe, che non è solo un abile guerriero ma soprattutto un ottimo fabbro, il quale ha lo scopo di sconfiggere la malefica Regina Nerea.
La villain in questione, attraverso un incantesimo, ha trasformato tutto l’acciaio del mondo in pietra, tranne quello utilizzato dal suo esercito, che le è fedele ed è pronto a conquistare le terre dove il nostro prode vive.

La popolazione però è senza mezzi di difesa, e Aran, che ha una forte connessione con l’acciaio, dovrà trovare un modo per affrontare la regina e i suoi abomini, recuperando l’arte della forgiatura e creando equipaggiamenti per la resistenza ed il combattimento.
A fargli compagnia durante l’avventura ci sarà Adso, un ragazzo appassionato conoscitore della cultura e lingua di quelle terre, sopravvissuto ad un imboscata in cui ha perso la vita il suo mentore, e per tanto desideroso di vendetta.

La storia, che per certi aspetti risulta anche originale, risulta narrata in maniera abbastanza frettolosa, con pochi video di intermezzo e priva di tanti “fronzoli” o lunghe spiegazioni.
Si tratta insomma di un’opera che vuole porre attenzione ‘più ‘principalmente sull’azione e al combattimento.
Questo non è propriamente un difetto, la definiremmo semmai un impostazione vecchia scuola; è qualcosa che vogliamo sottolineare per coloro che magari si aspettano un titolo che fa della narrazione un aspetto centrale, beh, sappiate che in Blades Of Fire si “guarda/ascolta” poco ma si combatte tanto.


GAMEPLAY E LONGEVITA’

Il gioco è ambientato in una grande open map caratterizzata da un level design discretamente variegato e che spinge, o meglio, invoglia il giocatore all’esplorazione; quest’ultima sarà di fondamentale importanza per poter recuperare tutti i materiali necessari a forgiare e fabbricare le armi indispensabili ad Aran per combattere e sconfiggere i nemici.
Abbiamo apprezzato la libertà che si ha di potersi muovere in un ambiente di gioco ben strutturato, ricco di segreti, di anfratti e grotte che nascondono pietre e cimeli importanti per il crafting ed il potenziamento.

L’arte della forgiatura

Ebbene sì, uno degli aspetti centrali del gioco, e su cui si basa anche parte della trama, è l’abilità del protagonista di forgiare spade, asce, martelli, lance e chi più ne ha più ne metta.
Attraverso le incudini dislocate sulla mappa di gioco, che serviranno anche come punto di ristoro e salvataggio, il protagonista verrà teletrasportato alle fucini sacre e in questi luoghi magici Aran avrà la possibilità di costruire e potenziare, assemblando i materiali precedentemente raccolti, le armi e sbloccarne anche di nuove.

Interessante che l’azione di battere con il martello sul ferro ancora bollente venga effettuata attraverso un minigioco in cui dovremmo colpire nel punto giusto per poter dare forma e resistenza maggiori.
Una volta creata l’arma gli verrà assegnata un nome e finirà nell’inventario del protagonista che avrà la possibilità di equipaggiarla.

Sarà quindi fondamentale sbloccare e forgiare quanti più strumenti da combattimento possibili per garantirci una scelta maggiore nel momento in cui dovremo affrontare tutti i vari nemici e boss.
Abbiamo apprezzato molto questo approccio al crafting e riteniamo che possa differenziare Blades Of Fire dai tanti action/RPG usciti negli ultimi anni.

Combat system

Per quanto concerne il sistema di combattimento, ci troviamo di fronte ad un titolo che non innova ma semmai integra molto bene due differenti stili.
Un po’ action di altri tempi, un po’ souls, l’opera di MercurySteam abbina la possibilità di effettuare parate, schivate e “parry” con quella di effettuare colpi diversi a seconda del tasto azione che verrà premuto.

Quindi, sostanzialmente, potremo infliggere quattro colpi differenti: dall’alto, dal basso da destra e sinistra (corrispondenti a X,Y,A e B); inoltre, tramite la pressione del tasto L1, sarà possibile cambiare la posizione di combattimento.
Tutte queste combinazioni, unite alla tempistica e anche al numero di armi disponibili, rende l’azione diversificata, offrendo vari approcci in base al nemico che dovremmo affrontare.

Ogni tipologia di avversario indossa una corazza differente e alcuni potranno essere sconfitti più facilmente attraverso l’uso di spade, mentre altri con il martello o le lance; sarà quindi necessario scegliere lo strumento di offesa corretto per essere il più incisivi possibili.
Inoltre, tutte le armi subiranno un’usura e potranno anche rompersi; sarà possibile rigenerarle fino ad un massimo di sette volte (risultato ottenibile attraverso la forgiatura) e poi potremo solo riciclarle nelle fucina per poterne ricreare di nuove.

Nel caso in cui verremo sconfitti, l’arma che stavamo utilizzando verrà “pietrificata” e sarà necessario andarla a recuperare dal punto di salvataggio da cui ripartiremo.
La buona caratterizzazione e diversificazione degli avversari si scontra però con un’intelligenza artificiale che non ci ha convinto appieno. Questo non riguarda tanto i boss ma i nemici classici che seguono dei pattern prestabiliti e facilmente intuibili, al punto da trivializzare completamente gli scontri.

Un mondo vasto, forse anche troppo

Come abbiamo anticipato ad inizio capitolo, Blades Of Fire è ambientato in un mondo di gioco abbastanza ampio e, aggiungiamo ora, caratterizzato anche da una discreta verticalità.
Il level design e l’esplorazione, che si alterna con il combattimento, rendono l’esperienza di gioco abbastanza diversificata, ma appagante solo fino ad un certo punto.

Ogni salvataggio o spostamento nella fucina comporterà la rigenerazione di tutti i nemici (esclusi i boss) che avevamo precedentemente sconfitto e questo, alla lunga, tende ad annoiare un po’.
Fortunatamente, attraverso le incudini, gli sviluppatori hanno inserito la possibilità di effettuare il viaggio rapido da un luogo appena scoperto ad un altro, aspetto decisamente utile per non dover ripetere lunghe sessioni di gameplay.

Abbiamo avuto però l’impressione che si sarebbero potute ridurre un po’ le porzioni di mappa che, per quanto risultano discretamente caratterizzate, nel lungo periodo finiscono per appesantire un po’ l’esplorazione.
Per completare l’avventura saranno necessarie almeno una trentina di ore, un dato che aumenta sensibilmente se si vogliono scoprire tutti i segreti e sbloccare tutte le armi da creare nella fucina, ma non sappiamo quanto i giocatori saranno invogliati a farlo considerando le criticità sopra menzionate.


COMPARTO TECNICO

Concludiamo questa recensione dando uno sguardo al comparto tecnico, e possiamo affermare che Blades Of Fire è un titolo che si difende abbastanza bene, pur non raggiungendo i picchi qualitativi di altri esponenti del genere.
Gli sviluppatori si sono avvalsi del proprio engine proprietario, il Mercury Engine, con risultati in alcuni ambiti soddisfacenti e in altri un po’ meno.

Buona la resa grafica soprattutto per quello che concerne foreste, paludi, colline, e le altre location di gioco; anche le strutture come abitazioni, ponti, e ruderi a livello architettonico sono stati ben riprodotti.
Per quello che concerne invece la resa visiva sia del protagonista principale, che degli altri personaggi e nemici, il risultato risulta meno brillante. A non convincere sono soprattutto la qualità di particolari come i capelli o le animazioni facciali che risultano poco curati e definiti, in una generale sensazione di grezzume e mancanza di polishing nel dettaglio.

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dell’effettistica relativa a fenomeni atmosferici come il vento e la pioggia e anche per quello che concerne particellari che coinvolgono fuoco, fulmini o l’illuminazione di torce e lampade il risultato è più che discreto.
Insomma, nessun effetto “wow” degno di produzioni ben più blasonate, ma nel complesso Blades Of Fire è un titolo che sotto il profilo tecnico ci ha soddisfatto pur rimanendo ancorato ai suoi limiti.

Buono il comparto audio, con musiche d’atmosfera, voci dei protagonisti ed effetti sonori molto ben caratterizzati; il titolo è in lingua inglese ma sono presenti i sottotitoli in Italiano.
L’implementazione del DLSS di NVidia e FSR di AMD permette di godere il gioco a risoluzione elevate anche spingendosi un po’ con i dettagli.
Sul nostro PC, con i7 13a Gen., 32Gb RAM DDR5 e RTX 4080, abbiamo potuto giocare in 4K, a dettagli massimi superando abbondantemente i 90FPS. Invece, su handheld con Ryzen 8840U, 16Gb DDR5 e Radeon 780M abbiamo raggiunto invece i 60FPS in Full HD a dettagli medi.


Ringraziamo Pressengine per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.


Blades Of Fire (PC)
In conclusione
Blades of Fire è come un pezzo di metallo che a prima vista potrebbe sembrare anonimo e privo di valore, ma che dopo un'attenta forgiatura risulta estremamente affilato e tagliente. Un gioco che, seppur con qualche criticità, nasconde caratteristiche sorprendenti. A un combat system solido e collaudato si affianca un sistema di crafting unico, capace di soddisfare non solo gli appassionati di action/RPG, ma anche chi cerca qualcosa di diverso nel genere. L'open world è ampio (forse anche troppo) ma graficamente curato. Nel complesso, un'opera che merita di essere provata, potenzialmente sorprendente, e che non esitiamo a consigliare.
Pregi
Storia abbastanza originale
Combat system solido
Crafting delle armi ben fatto
Graficamente si difende bene
Ampio open map
Difetti
Narrazione ridotta all'osso
AI nemica abbastanza deludente
Rigiocabilità non garantita
8
Voto