Insurgency Sandstorm è cambiato molto nel corso degli anni, nel bene e nel male, talvolta rilanciando completamente l’esperienza di gioco verso un obiettivo finale che potrebbe ancora non essere stato del tutto raggiunto.
La natura di un progetto così longevo va ricercata sicuramente nell’interesse da parte di New World di mantenere sempre viva la comunità di giocatori appassionati, frazionati fra modalità PvP e PvE.
E nonostante il tempo continui a scorrere incessantemente anche nel mercato videoludico, l’influenza di un titolo come questo continua a sentirsi forte, tanto da rimanere ancorato nell’Olimpo delle proposte più valide del suo genere.

Ma quali sono stati i risultati delle scelte prese dal team di sviluppo, e quanto ancora la formula necessita di rinnovarsi prima dell’avvento di un capitolo futuro?
Scopriamolo in questo episodio di Fuori Sync!
Cos’è Insurgency Sandstorm?
Insurgency Sandstorm è il seguito di un amatissimo FPS multiplayer tattico che faceva utilizzo del motore grafico Source, il medesimo utilizzato nei titoli di casa Valve per i suoi titoli in-house.
Le ambizioni di Sandstorm non si limitavano affatto ad una semplice ricostruzione della formula su un engine moderno come l’Unreal Engine 4, bensì New World Interactive si è dimostrata sin da subito interessata ad espandere la formula con nuovi contenuti e a costruire su ciò che era già presente per raggiungere nuove vette di realismo e tattica.

Parliamo infatti di uno degli sparatutto cooperativi più interessanti ed approfonditi sul mercato, capace di immergervi dalla testa ai piedi in un contesto di guerriglia medio-orientale brutale quanto ricco di opportunità. Adesso come allora, a farla da padrone sono un sound-design stupefacente, una filosofia di UI puntata alla pulizia totale e una simulazione di shooting di altissimo livello.
Nel suo stato ideale, parliamo quindi di un’esperienza in cui un colpo ben assestato potrebbe significare la fine della vostra partita, e in cui la squadra deve collaborare con estrema dinamicità per evitare situazioni di svantaggio sulla minaccia nemica.
Lo stesso paradigma va applicato alla componente PvP in qualità di alternativa competitiva e più ragionata dei tradizionali shooter con modalità classiche.
Insomma, Insurgency non si pone l’obiettivo di essere la prima scelta della grossa matassa di giocatori casual di FPS, bensì si pone in quell’interessantissimo spot che separa il “mindless fun” di Call of Duty dal realismo massimo di un capitolo di Arma.
Il nemico è dietro l’angolo
Contenutisticamente parlando, abbiamo a che fare con un titolo senz’altro soddisfacente, soprattutto dopo tutti questi anni di aggiornamenti costanti e ricchi di novità sostanziose.
Parliamo infatti di ben 19 mappe esplorabili sia in cooperativa che in versus attraverso le varie modalità permanenti.

In base alle vostre preferenze potreste trovarvi ad apprezzare molto Push, in cui una squadra assalta obiettivi sequenziali difesi dall’altra; Firefight, dove entrambe le squadre si contendono tre punti con respawn ad ogni conquista; Frontline, una versione simile a Push ma con fase finale di distruzione della cache del nemico; il classico Dominio e infine Defusal/Ambush, modalità asimmetriche basate su VIP o smantellamento di esplosivi.
Per chi invece preferisce l’esperienza cooperativa, Checkpoint, Outpost e la sopravvivenza Survival mettono in risalto azioni coordinate, portandoci ad attaccare o difendere obiettivi e a sopravvivere a crescenti ondate di di nemici.
In entrambi i casi, fra un respawn e l’altro i giocatori possono personalizzare armi e equipaggiamenti con numerosi accessori (ottiche, calci, caricatore esteso…), e ciascuna delle due fazioni avrà a disposizione arsenali radicalmente diversi.
Sono presenti inoltre otto classi (Assalto, Supporto, Cecchino…) con equipaggiamenti e specializzazioni situazionali; ad esempio, le classi Comandante e Osservatore permettono di richiamare colpi di artiglieria, elicotteri o altri attacchi aerei sul nemico.
Vien da se che, in un titolo del genere, avere una nutrita squadra di amici disposti a seguirvi potrebbe rappresentare un vantaggio tattico non indifferente. Inserirsi in una squadra disorganizzata può certamente risultare in un’esperienza sorprendentemente positiva, ma trovarsi in situazioni in cui il giocatore più esperto si trova a carryariare da solo il destino della partita non è poi una rarità.
Cosa è cambiato e cosa ci aspetta in futuro?
Pur avendo ricevuto delle recensioni piuttosto positive al lancio di ben 7 anni fa, Sandstorm ha subito nel corso del tempo tante modifiche piccole e grandi, mirate non solo ad espandere il contenuto ma anche a risolvere le problematiche più disparate riscontrate dai giocatori.
Molte delle criticità tecniche iniziali, fra stuttering, collisioni e AI buggata sono stati mitigate, rendendo l’esperienza decisamente meno altalenante da un punto di vista qualitativo.
Sfortunatamente però, non tutto delle intenzioni originali del team è sopravvissuto con il plasmarsi del gioco post-lancio, e la campagna single-player che era stata “presa in considerazione” dopo un’iniziale cancellazione sembra essere definitivamente sparita nel nulla.

La più grande svolta recente si è avuta senza dubbio con il rilascio del gioco su console avvenuto l’anno scorso, che ha permesso al team di attivare il crossplay opzionale fra piattaforme. Sebbene il gioco non sembra essersi dimostrato particolarmente popolare all’infuori della piattaforma PC, questo slancio verso la next-gen sempre aver dato una nuova spinta vitale ai piani degli sviluppatori, che hanno rilasciato un buon numero di patch e rinnovato la promessa di futuri aggiornamenti.
Se è sicuramente vero che Insurgency Sandstorm si trova attualmente in una condizione molto migliore rispetto al passato, esistono sicuramente degli estremi per un miglioramento ulteriore.
Ad esempio, considerando la natura estremamente cooperativa di una buona parte del titolo, avremmo gradito la possibilità di hostare un server privato senza dover necessariamente ricorrere a metodi esterni, compromesso che nella versione console non esiste affatto.
Inoltre, già che la community di modder si è dimostrata incredibilmente attiva in questo capitolo come nel suo predecessore tramite il servizio mod.io , una integrazione completa del workshop di Steam potrebbe non essere un’idea negativa.
Ringraziamo Focus Entertainment per averci fornito una chiave del gioco per realizzare questa recensione.
Seguiteci sul nostro sito per altre recensioni e articoli in arrivo nei prossimi giorni.